
La frittata è quasi fatta, diciamo che, entro l’estate sarà pronta e servita. Ringraziamo Matteo Renzi e chi, insieme a lui, così generosamente ce l’ha preparata. Da mesi, da quando abbiamo sentito le prime promesse di Matteo, scrivemmo che ci avrebbe portato a sbattere e non eravamo gufi ma semplicemente gente della strada. L’economia un po’ la conosciamo ma non si tratta di questo in realtà basterebbe buon senso, leggere non solo le prime pagine ma magari alcuni annunci commerciali, parlare con i negozianti e con chi vende case, chiedere ad un commercialista o ad un dipendente bancario. Basterebbe ciò per fare molto meglio, qualche provvedimento di politica economica utile al Paese. Volendo essere più puntuali, sarebbe bastato anche guardare la tivù e qualche servizio sullo stato delle cose e degli italiani, ma Renzi, la sua corte ed i suoi attendenti non ne avevano bisogno.
Risultato: è solo l’inizio di un anno che continuerà peggio grazie ai provvedimenti, a dir poco assurdi, che sono stati presi. Ci indigna tornare a parlare di Tasi, di addizionali, di tassa sui risparmi, di clausole di salvaguardia, dopo averne tanto detto e scritto. Ancora di più ci indigna il silenzio sull’immensità del contenzioso fiscale che blocca e ossessiona la vita e le attività di famiglie e aziende. Lo stress impositivo e il divorzio rabbioso fra Stato e contribuenti restano e resteranno alla base di ogni possibilità di recupero, di fiducia e di stimolo, ai consumi, agli investimenti e alla domanda interna di tutti i tipi.
Quando un Paese intero e non i dieci milioni degli 80 euro, ha paura di spendere, di comprare una casa e di manifestare un acquisto, piccolo che sia, quando il fisco atterrisce ogni iniziativa e azzanna senza pietà chi non ce la fa il Paese si ferma, si chiude su se stesso e bene che vada, aspetta. Come se non bastasse, quando file, certificati e sportelli diventano esasperati, odiosi e insopportabili, il Paese rinuncia, si ritira, smette di pensare, di fare e prova solo rabbia e sconcerto. Per non parlare delle bugie, delle promesse a vanvera e della rassicurazioni di pinocchio. La politica economica è una cosa seria, non nasce per prendere voti e nemmeno per vincere le elezioni ma per vincere la sfida dei mercati, a garantire sviluppo e benessere, sostenibilità e crescita, equità e ricchezza, ai Paesi.
Per dare e creare lavoro prima delle leggi servono le condizioni, anzi, le precondizioni. La più importante è la fiducia dello Stato, la sua credibilità, la sua vicinanza nella soluzione dei problemi, la sua disponibilità e, soprattutto, l’esempio. Per stimolare i consumi bisogna agevolarli, incentivarli e facilitarli, piuttosto che criminalizzarli, tartassarli, spiarli, o peggio ancora, perseguitarli quasi militarmente. Per spingere gli investimenti serve dare il credito e non prometterlo, serve obbligare le banche ad erogare e non a strozzare i finanziamenti, serve una fiscalità che sia di vantaggio e non di rapina, e soprattutto, una fiscalità stabile e credibile.
Insomma, serve tutto il contrario, ma proprio tutto, di quello che Renzi sta facendo e la cosa più grave è che anziché correggersi, insiste e raddoppia, dunque, ci porterà a sbattere. Così continuando, arriverà la manovra correttiva che lui nega, arriverà la patrimoniale che stanno già studiando, ma con tutta probabilità, a quel punto, arriverà anche la rivolta fiscale e la gente ce l’avranno tirata per i capelli. Le persone sono esasperate, o si pacifica e si abbassa la tensione, oppure altro che Grillo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:02