Centrodestra a Prato tenta il bis con Cenni

L’attenzione elettorale in Toscana, a parte Firenze, è concentrata su Prato e Livorno, soprattutto per motivi economici. Due realtà, l’industria tessile nel distretto pratese e le attività connesse al porto nel livornese, che stanno conoscendo grosse difficoltà.

A Prato (192 mila abitanti, seconda città della Toscana) ha governato sempre il Pci e nei 15 anni prima del 2009 il centrosinistra con i sindaci Martini, Mattei, Romagnoli. Cinque anni fa è accaduta l’imprevista vittoria di Roberto Cenni a capo di una coalizione di centrodestra che si ripresenta per tentare il bis da primo cittadino. Non è impresa facile perché il Pd con Matteo Biffoni, avvocato, consigliere comunale e parlamentare, sta mettendo in campo tutte le su forze (comprese quelle della Cgil immettendo sindacalisti in lista) per riconquistare l’amministrazione comunale.

Prato vive anni difficili e pieni di tensione. Il suo fiore all’occhiello, per secoli, quel settore tessile di qualità invidiato nel mondo, sta subendo un attacco violento dalla concorrenza spesso illegale non solo del nucleo cinese, che si è insediato a sud della città, ma anche per l’apertura di mercati internazionali favoriti dal basso costo della manodopera. Fino ad alcuni decenni fa Prato era chiamata la Manchester della Toscana. Nel suo territorio erano insediate le più importanti fabbriche di tessuti e filati d’Italia. Lo specchio della realtà è la zona Macrolotto 1, l’area industriale che raccoglie oltre mezzo milione di metri quadrati di capannoni. In uno dei distretti industriali italiani più antichi fino al 2009, le 5.800 aziende davano lavoro a circa 38mila lavoratori e producevano un fatturato di 5 miliardi di euro. Ora i dipendenti sono scesi al di sotto dei 18mila, le fabbriche a 3 mila e il fatturato supera appena i 3,5 miliardi di euro.

Cosa è successo? Basta dare un’occhiata a Macrolotto. Si è registrata un’esplosione di fabbriche cinesi (circa 4mila che danno lavoro, tra regolari e clandestini, a circa 30mila cinesi). E quello che più preoccupa è l’impressionante capacità di sfornare abiti e magliette a prezzi stracciati. Secondo alcuni calcoli, da Prato i cinesi sono capaci di mettere sul mercato un milione di capi al giorno. Poi però accadono episodi come il rogo del 2 dicembre 2013 quando morirono bruciate 7 persone nella fabbrica che ospitava negli alloggi-loculi costruiti in cartongesso migliaia di lavoratori ammassati in spazi angusti. Sotto i macchinari e sopra, nel soppalco, i dormitori-lager. Nel marzo del 2014 sono stati arrestati 3 cinesi (di cui due donne) e 2 italiani (che sapevano degli abusi edilizi), accusati dai magistrati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza, sfruttamento di manodopera. Ufficialmente all’anagrafe del Comune di Prato al 31 dicembre 2012 risultavano registrati come residenti 11.822 cinesi, 4500 albanesi e circa 2mila pachistani. È con questa realtà che l’amministrazione deve operare e fare i conti senza dimenticare i cittadini italiani, le infrastrutture, i servizi sociali.

Sono otto i candidati a sindaco supportati da 22 liste. Il Movimento 5 Stelle si affida a Mariangela Verdolini, che nelle “Comunarie” ha battuto il favorito Fausto Barosco. Oltre agli altri candidati delle liste civiche, si presenta per il Nuovo Centrodestra Carlo La Vigna. Nel primo faccia a faccia televisivo tra Cenni e Biffoni, il primo ha potuto presentare un vasto campo di realizzazioni. La stessa concretezza che nel 2009 gli aveva permesso di battere Silvano Carlesi (Pd) per quasi 1600 voti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03