
Dalle prime elezioni amministrative del dopoguerra (nel 1946) Livorno ha avuto sempre come primo cittadino un esponente del Partito comunista italiano (Pci), ora Partito Democratico (Pd).
Furio Diaz è stato sindaco per 12 anni come Nicola Badaloni, 11 anni Dino Raugi, 10 Alì Nannipieri, 7 Roberto Benvenuti, 12 Gianfranco Lamberti a capo della coalizione Partito Democratico della Sinistra – Democratici di Sinistra e 10 anni per Alessandro Cosimi del Pd, il quale lascia senza aver potuto vedere realizzato il nuovo Chalet della Rotonda dell’Ardenza, che era stato chiuso nel 2003 per motivi igienico-sanitari. Sarà il suo succedere a dover completare la riqualificazione dell’area. Negli ultimi anni la gestione Cosimi si è appannata sotto le difficoltà della macchina amministrativa (polemiche sulle assunzioni e sulle consulenze) e delle strutture del porto.
La tenuta dei partiti di sinistra è stata messa in discussione anche da divisioni interne come è apparso evidente nel corso del dibattito sul bilancio di previsione 2014 dopo la prima mancata approvazione da parte della commissione competente. In consiglio comunale però la disciplina di partito alla fine è prevalsa forte di ben 22 consiglieri. I candidati alla carica di sindaco sono 11 per 19 liste. Una dispersione che va a vantaggio della forza egemone. La coalizione di centrosinistra (Pd, Sel, Idv, “Livorno decide” della presidente degli spedizionieri Gloria Dari e dell’ammiraglio Franco Paoli) punta sul consigliere regionale Marco Ruggeri per continuare la tradizione. Il centrodestra è diviso in tre tronconi: Forza Italia-La Destra di Francesco Storace hanno messo in campo l’ex provveditore agli studi Elisa Amato Nicosia; il Nuovo Centrodestra si presenta con la consigliera provinciale Costanza Vaccaro e Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, più Udc saranno presenti con la consigliera comunale Marcella Amadio. Il Movimento 5 Stelle si è posto l’obiettivo di raggiungere il ballottaggio con l’ingegnere aerospaziale Filippo Nogarin. Ci sono poi altri due esponenti di liste civiche: l’ex magistrato Ugo De Carlo che si presenta all’insegna né di destra, né di sinistra, né di centro e Ruggero Rognoni della sinistra anticapitalista. La realtà livornese (156mila abitanti ma negli anni Ottanta erano 175mila) poggia su due poli essenzialmente: quello legato agli ambienti militari e quelli portuali.
Militarmente è presente l’Accademia della Marina, il comando e 3 Reggimenti dei paracadutisti della Folgore, la sede dei Carabinieri paracadutisti del Tuscania. Il porto di Livorno rappresenta uno dei più importanti centri europei sia per le attività commerciali (è in grado di movimentare qualsiasi tipo di merce trasportata con i containers) sia per quelle legate al turismo (può ospitare l’arrivo delle più grandi navi da crociera del mondo). Risente anche Livorno della riduzione delle attività economiche dovuta alla crisi mondiale ed è difficile tornare ai fasti medioevali e risorgimentali di porto franco dei tempi dei Medici e degli Asburgo-Lorena quando era sede di consolati stranieri, di compagnie di navigazione e frequentato da mercanti di tutto il mondo attratti dai prodotti della Toscana.
Dopo le 90 incursioni aeree degli Alleati che la distrussero durante la seconda guerra mondiale Livorno ha impiegato molti anni per rimettersi in navigazione. È una città multietnica. Oggi la presenza straniera in città supera le 10 mila unità con prevalenza di rumeni, circa 2 mila, e albanesi, poco meno. Ci sono poi comunità di peruviani (circa 800 persone), ucraini (750), senegalesi (500) e cinesi (circa 400).
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03