
Genny ‘a carogna è diventato una star, un fenomeno social oggetto di attenzioni da parte di chi attraverso lo scherno o l’ilarità ci tiene a prendere le distanze dal punto di vista culturale e morale.
Questa attenzione morbosa suscita il nostro sospetto perché l’ostentazione marcata di una diversità antropologica cela spesso l’inconfessabile sentimento opposto. È successo con il bel René Vallanzasca (per anni sex symbol oggetto di tantissime attenzioni femminili), è successo con la Banda della Magliana (divenuta fenomeno televisivo) ed è recentemente accaduto ad un barbaro che ha pensato bene di sfregiare una donna con l’acido (raggiunto in carcere da numerose lettere d’amore).
Non fatichiamo a credere che tutta questa attenzione nei confronti del mitico Genny nasconda una certa ammirazione per una figura che sotto sotto piace perché considerata “da leader”. Proviamo ad abbozzare qualche considerazione contro corrente, di quelle che fanno incazzare i benpensanti. Volendo perorare la causa (persa), cominciamo col dire che il nostro ultrà è veramente un leader, seppur il capo di una banda di pallonari dediti alla violenza, capace di scatenare un esercito compatto e di fermarlo solo se lo Stato glielo chiede per cortesia e trattandolo alla pari. Lui alza le braccia, mostra le ascelle sudate e le acque si calmano. Cosa gli volete dire? È un capo, nulla da eccepire.
Certo Genny ha i suoi limiti, recita la sua parte e non lo si può mica immaginare a guidare un’associazione culturale o dedito alla lettura di Baudelaire per cui, nella sua giungla, questi assurge a dignità di Tarzan e non di una Cita qualsiasi. Che colpa ne ha la povera carogna? Era lì, impalcato sulle grate dello stadio come un guerriero della “domenica fasciolara” e giganteggiava rispetto alle presunte autorità presenti in tribuna e immortalate dagli obbiettivi tra lo smarrito e l’impaurito. Rispetto ad uno Stato imbelle che mercanteggia (non tratta per carità, altrimenti Alfano si indigna) non gli vogliamo nemmeno riconoscere il merito di aver fermato, lui e non lo Stato, i potenziali disordini? Lui ha applicato la sua legge ed il suo branco l’ha rispettata mentre lo Stato cosa ha fatto? Ha chiesto aiuto a Genny, anzi lo ha rassicurato sulle condizioni del tifoso ferito.
Non si può impedire al signor Carogna di esistere, è l’esatto contrario. È lo Stato che deve occupare gli spazi dei capipopolo, con le buone o con le cattive, facendo capire al relativo popolo che esiste una sola legge: la sua. Cosa volete rimproverare a Genny di aver adottato il criterio di sussidiarietà? Volete rimproverargli di essersi sostituito allo Stato? Volete impedirgli di andare allo stadio scortato come un’autorità ? Rispetto agli uomini piccoli piccoli che erano in tribuna vip, Genny era un’autorità vera e senza tentennamenti. Entra allo stadio, lo Stato ne è a conoscenza (tanto che ci interagisce), per cui con chi ve la prendete se non con lo Stato? Vi verranno a dire che è la SSC Napoli ad aver interagito con il reuccio della curva, ma tutti hanno visto che dietro Marek Hamsik c’erano funzionari di polizia. E comunque lasciar fare equivale ad essere d’accordo o, quantomeno, a non saper cosa fare in questi casi.
La polizia era in strada (dopo tutte le polemiche che hanno caratterizzato i giorni scorsi), le autorità erano in tribuna ma Genny ha deciso per tutti. E chi sarebbe ‘a carogna?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12