Difendo Scajola, vittima pre-elettorale

Le intercettazioni tra l’ex ministro Claudio Scajola ed i familiari di Amedeo Matacena sono ascrivibili nel novero delle chiacchiere. Scajola ha semplicemente dato corda lenta ai congiunti dell’armatore ed ex deputato di Forza Italia. Un modo per dimostrarsi solidale, ben sapendo di poter fare poco o nulla per lui. Ma veramente si può credere alla tesi che Scajola abbia aiutato Matacena a fuggire? Piuttosto il contrario: un Matacena può aiutare chiunque a fuggire a bordo dei suoi potenti motoscafi e jet privati. Anche il reato costato a Matacena una condanna definitiva a 5 anni e 4 mesi è degno di un Paese alla Pinocchio: il concorso esterno in associazione a delinquere non esiste in alcun codice penale, eccettuato quello italiano. Infatti Matacena era stato fermato a luglio a Dubai, ma non gli era stata concessa l’estradizione perché il codice penale arabo non prevede il reato di mafia.

Secondo la Corte di Cassazione, Matacena si sarebbe rivolto alle storiche cosche della ‘ndrangheta per una mano nella scalata politica: è stato in Parlamento dal 1994 al 2001, e visto il ruolo della sua impresa a Reggio Calabria è lecito credere che avesse tanti consensi di suo, perché ricco imprenditore. Ma la Procura gli ha cucito addosso l’abito di chi ha chiesto aiuto ai mafiosi. Secondo i magistrati reggini, l’ex deputato avrebbe offerto un servizio di assistenza giudiziaria e interessamenti vari per le vicende processuali degli esponenti dei clan. Macroscopica miopia: è noto che in tutto il Sud la criminalità si rivolga agli imprenditori per chiedere aiuto per spese legali, assunzione di figli e nipoti e tanto altro ancora.

Matacena avrà usato parole diplomatiche con alcuni esponenti dei clan e per evitare di rendersi antipatico. Metodica comune tra gli imprenditori meridionali, memori di quanta gente sia stata uccisa dalla criminalità per aver detto un secco “no” alle richieste di aiuto. Non significa nulla nemmeno il fatto che Matacena sia stato più volte oggetto di indagini della magistratura: nel meridione tutti gli imprenditori vengono sospettati, per il semplice fatto di non essere dipendenti pubblici. Anche l’affermazione che l’ex ministro Scajola conoscesse la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, sa di banale, è insipida: Matacena e Scajola sono dello stesso partito, negli anni di attività politica si saranno pur frequentati. Ma l’aspetto che più sconcerta, che sa tanto di teorema accusatorio degno della peggior dietrologia, è che Scajola si sarebbe adoperato per l’espatrio di Matacena in Libano. Una trovata degna del peggior giustizialismo rosso, utile per instillare nell’opinione pubblica che il Libano sia assurto a Tortuga dei sodali di Berlusconi. Utile a far dire alla gente: “Matacena come Dell’Utri, tutti fuggono in Libano”.

Non cadiamo nelle trovate mediatiche di coloro che vivono da decenni di mafiologia, antiberlusconismo ed inquisizione dell’avversario politico. Scajola va considerato innocente. Siamo certi che dopo le elezioni europee verrà liberato, la vicenda ha una valenza puramente elettorale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18