
Premesso che a noi di Piero Pelù non ci interessa un fico secco e che personalmente l’esagerazione, diciamo estetica, ci sembra più fastidiosa che piacevole, vorremmo però dire qualcosa sulla polemica del concertone del primo magio. Per anni abbiamo assistito ad un mondo, della cosiddetta cultura, che dai cantanti agli attori ha deriso, ironizzato, talvolta sbeffeggiato, il Presidente del Consiglio, senza pietà né riguardi. Questo mondo degli artisti, storicamente di sinistra, ha realizzato film, “corti” e lungometraggi, per attaccare il Cavaliere a ogni piè sospinto. Potevamo non essere concordi, e così era, eppure ascoltavamo o subivamo o accettavamo, senza riflettere sull’autorevolezza della fonte ma respingendo la falsità delle affermazioni.
È noto a tutti, infatti, che la più concreta forma dell’autorevolezza di un artista sia il successo, l’audience e il posto in classifica. Se tanto bastasse, sarebbero in moltissimi ad essere autorevoli, ma per quel che ci riguarda è sempre stato più importante giudicare l’esattezza o meno, l’ipocrisia o meno, la strumentalità o meno, degli annunci e delle uscite. Che poi in Italia, a partire dalla televisione, si utilizzi ogni opportunità per essere con oppure contro, è fatto storico e consolidato, peggiorato dall’evidenza che spesso in quelle occasioni tutto si dovrebbe fare, fuorché politica e demagogia. Ma tant’è.
Tornando però a noi e a Pelù, viene da chiedersi, ma ciò che ha detto è falso o contiene una buona dose di verità? Un artista può criticare Matteo Renzi o si può fare solo con Silvio Berlusconi? Bene, noi rispondiamo che in certe occasioni è molto scorretto farlo sia nell’uno e nell’altro caso, ma visto che purtroppo succede, non rimane che domandarsi: è vero o totalmente falso? Noi pensiamo che sì, gli 80 euro di Renzi siano in larga parte una trovata elettorale, siano socialmente iniqui, siano molto meno poderosi di quanto si dica! Trovata elettorale perché nessuno ha saputo dirci le ragioni per le quali siano stati esclusi pensionati, autonomi, partite Iva e, ovviamente, qui nasce l’ingiustizia sociale grave e colpevole. Trovata elettorale perché, guarda caso, ci si è scapicollati per attuarla a maggio, nonostante i dubbi di copertura. Trovata elettorale perché è stata spacciata come riduzione fiscale, trasformando in verità una bugia e questo con l’aiuto dei media filogovernativi.
Insomma, noi che facciamo della libertà di opinione e di espressione un baluardo unico della democrazia, noi che riteniamo l’onesta intellettuale tanto fondamentale quanto scarsa in questo Paese, noi che siamo così, diciamo forse che Pelù doveva cantare e basta e sarebbe stato meglio e ovvio, ma non ha detto una stupidaggine, né una falsità, punto e a capo. Difendere l’indifendibile non serve e non giova, peggiora il clima che di suo è già pessimo se non al limite e allora o si torna al divieto, oppure si entra nel merito, magari con maggiore stile di citrica.
Andiamo oltre, Renzi presto di critiche, anche ben più autorevoli, ne riceverà a milioni e saranno quelle degli elettori e della gente che non userà il palco ma, più semplicemente, la cabina elettorale.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16