Paola Bacchiddu: lato B della sinistra

La sinistra è rimasta in mutande. Ironia della sorte proprio quella sinistra erede della Iotti e del femminismo sessantottino. Quella de “l’utero è mio” e del “se non ora quando”, quella dello sdegno per le cene eleganti ad Arcore e della retorica sul “corpo delle donne”. Ma vediamo i fatti: Paola Bacchiddu, giornalista e responsabile della comunicazione per “L’altra Europa con Tsipras”, ha diffuso il 2 maggio sulla sua bacheca di Facebook un’inequivocabile foto in due pezzi corredata da un appello: Ciao. È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate “L’altra Europa con Tsipras”.

Premettiamo che non ci troviamo nulla di male e che pensiamo si tratti di una trovata degna di una professionista della comunicazione, ironica e provocatoria. Non leggerete mai sulle pagine di questo giornale invettive bacchettone o moralismi da strapazzo, perché essi sono sciocchi ed irritanti quando si ricevono ed a maggior ragione quando si dispensano. Ci corre però l’obbligo di fare alcune considerazioni.

Premesso che Paola Bacchiddu, con tutte le polemiche che si sono alzate, ha legittimamente raggiunto l’obiettivo di sbattere in prima pagina il suo partitino di anacronistica testimonianza altrimenti destinato all’oblio, diciamo che, usare le graziose terga si addice più alla vendita di biancheria intima o di detergenti che alla comunicazione politica. Ma la graziosa portavoce comunista lo sa benissimo ed il suo intento era meramente provocatorio.

Invece le bacchettone pensatrici gauche che hanno polemizzato schifate per l’accaduto fingono di non capirlo visto che lo sdegno per una sinistra passata dalle rivendicazioni sul “Chapas” alle “Chapet” è stato diffuso solo nell’ambiente di riferimento, anche se morbido e palesato per mero dovere di firma. Per coerenza si sarebbe dovuta muovere la gioiosa macchina da guerra dell’informazione, facendo a pezzi la mercificazione del corpo della donna e l’immoralità di una sinistra che ha il dovere di ricorrere alla forza delle idee e delle rivendicazioni sociali per ottenere i voti. Ci saremmo aspettati il popolo dei firmaioli di professione pronti con la solita bella petizione “benaltrista”, il meglio della cultura progressista, unico custode del sapere, determinato a fare le barricate in difesa della leggendaria storia della “parte sana del Paese”, la cricca dei musici e dei satiri dedita ad intonare canti per smutandare (ecco, appunto!) cotanta volgarità, le belle penne del giornalismo... beh forse da costoro ci aspettavamo esattamente ciò che (non) hanno fatto.

Invece nulla, una reazione tenera e non meno ipocrita e vigliacchetta rispetto a coloro che hanno taciuto. Pensiamo a Nichi Vendola sempre pronto a narrare sul “feffifmo” di Berlusconi e sul degrado morale di una politica che ha “fmarrito” la propria funzione “fociale” e che invece ha taciuto, ma soprattutto a nostra signora del Parlamento, la presidentessa Laura Boldrini, la quale è arrivata addirittura a criticare le pubblicità in cui le donne apparecchiavano la tavola e servivano la colazione mentre invece adesso si astiene dai pistolotti e dai predicozzi sulle chiappe della Bacchiddu. Quest’ultima, oltre ad aver raggiunto il proprio scopo in termini comunicazionali, ha anche l’indubbio merito di aver mostrato l’inconfessabile ipocrisia della sua parte politica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:21