L’autorevolezza della fonte

Adesso, pur essendo consapevoli di diventare poco popolari, ci permettiamo di ritenere che non c’è nulla di male (altrimenti saremmo in una Cuba o in una Russia qualsiasi) se qualcuno critica il Governo nazionale ed il suo capo, anche se quest’ultimo è del Partito Democratico. E se le critiche arrivano nelle case degli italiani tramite gli schermi che trasmettono la manifestazione indetta dai sindacati confederali, l’eventuale “responsabilità” non può che essere attribuita agli organizzatori, anche se temiamo fortemente quella che da più parti viene definita “censura preventiva”.

Vogliamo essere chiari: non siamo qui a difendere il Presidente del Consiglio, perché siamo ancora scettici sul suo operato, perché comunque il Premier non ha certo bisogno della nostra solidarietà, perché comunque le critiche fanno parte integrante dell’attività politica di chiunque. Ci fa però un po’ schifo chi, alla protesta, non associa la proposta; chi, con lo slogan, crede di conquistarsi immeritati spazi; chi sostituisce il mero urlo populista al ragionamento.

Il valore ed il peso delle affermazioni poi - è quasi inutile sottolinearlo – è sottoposto all’ineluttabile legge dell’autorevolezza della fonte e quando la stessa è meno di zero è inevitabile equiparare detta rilevanza al nulla. E questo al di là di come si possa dirigere o meno una qualsiasi rassegna estiva.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16