L’Affaire Dreyfus: caso di diritti umani

La tematica dei Diritti umani continua ad essere di attualità. Ogni giorno si perpetrano violazioni che a prima vista sembrerebbero preponderanti nelle aree geopolitiche post-coloniali e con democrazie fragili o inesistenti caratterizzate da economie subalterne. Senza cadere nella facile trappola dei dati statistici, la cui lettura non è mai univoca a causa delle metodiche differenti che le sottendono e quasi sempre “ad usum delphini”, possiamo notare che le violazioni si verificano anche nell’Occidente cosiddetto evoluto.

È da tenere in conto che le violazioni dei diritti umani e sociali in Occidente sono oramai effetto di un’accelerazione della vita quotidiana e dei tempi della politica che si fanno sempre più frenetici. L’esempio di casa nostra è stato il titolone a caratteri cubitali de “Il Sole 24 Ore” (“Fate presto!”), per evidenziare il poco tempo a disposizione per risanare l’Italia sull’orlo del baratro (Fiscal Cliff).

La fretta non ha sistemato le cose (che sono peggiorate), ma ha consentito ai poteri forti di radere al suolo diritto e diritti sociali dei cittadini dei Paesi membri dell’Ue. Un processo che ancora continua, provocando migliaia di suicidi in tutta l’Unione Europea. La disintegrazione dello stato sociale (il cosiddetto welfare) in Europa, in nome di un modello economico gestito da eurocrati non eletti, sta ricreando situazioni esistenti all’inizio del secolo: malattie debellate come la tubercolosi, la lebbra, il tifo, l’insorgenza di patologie neonatali oramai scomparse, ma che l’indigenza, la povertà e l’eliminazione della classe media ha fatto riemergere.

La mancata condivisione del “modello europeo” con i popoli d’Europa sta creando situazioni di aperta violazione dei diritti umani. Basti pensare al bombardamento mediatico tutto teso a giustificare azioni inique a danno dei diritti dei cittadini, in nome di un’austerità da attuare in tutta fretta perché “ce lo chiedono l’Europa e i mercati”. La crisi economica e sociale europea sta facendo riemergere i fantasmi dei nazionalismi, della xenofobia e dei razzismi che si ritenevano oramai un ricordo lontano. Le derive antieuropee, le tensioni che possono sfociare nello sfaldamento della tenuta sociale, la disoccupazione, il divario abissale fra poveri e ricchi, la frattura fra economie del nord e del sud d’Europa sono la conseguenza di una democrazia debole e asservita alle concentrazioni finanziarie e bancarie globali e alle strutture burocratiche chiuse in se stesse e lontane dal normale cittadino della strada.

La democrazia debole ci espone tutti ai pericoli del totalitarismo, ben descritto dalla filosofa Hannah Arendt, laddove per “totalitarismo” la storica tedesca intendeva un passaggio ulteriore della dittatura. Il totalitarismo si avvale ampiamente di sistemi di persuasione raffinatissimi ed evoluti con il ricorso di tutte le possibilità comunicative. L’ingegneria sociale tuttora in atto nelle democrazie occidentali e che riassume nella definizione l’insieme di queste pratiche, ci ricorda il primo clamoroso esempio del caso Alfred Dreyfus.

L’ufficiale francese è la vittima sacrificale delle convulsioni di una democrazia transalpina imperfetta e ossessionata dalla sindrome dell’accerchiamento del militarismo germanico. La classe dirigente francese cerca una legittimità invocando la difesa contro nemici esterni. Lo stesso di quanto avvenne in Russia con il socialismo in un solo Paese, legittimando lo stalinismo ad eliminare oltre 60 milioni di russi nei Gulag; gli Usa a lanciare la caccia alle streghe capeggiata dal senatore Joseph McCarthy e sostenuta dall’Fbi di John Edgar Hoover, che tentò di stritolare il presidente John Fitzgerald Kennedy; in Cina con il Maoismo che attua spietatamente il lavaggio del cervello di quasi un miliardo di individui.

Dreyfus non è quindi un caso da dimenticare tra le pagine dei libri di storia. Dreyfus deve essere un paradigma di quanto avverrà a breve se perdurerà il predominio dei cartelli economici e finanziari sulle strutture sociali dei vari Paesi e sull’Unione Europea, con la scusa che è la globalizzazione la madre di tutte le instabilità sociali ed esistenziali di milioni di persone costrette a vivere nella paura di non avere più futuro, di non essere più persone, di essere vittime in ogni momento di un’azione giudiziaria senza senso, come nella migliore narrazione kafkiana. Al tempo di Dreyfus bastava una persona per creare un caso oggetto di denuncia della classe intellettuale e democratica francese.

Riflettiamo sul fatto che oggi il capro espiatorio singolo non fa più notizia. Oggi, milioni di persone vessate ed espropriate della propria dignità sono una notizia. Con la dilatazione della comunicazione planetaria, il cittadino globale riceve attenzione per eventi di magnitudine superiore: stragi con centinaia di persone, bombardamenti, disastri ecologici di vasta scala, sterminio o pandemie indotte. Con una democrazia zoppa contemporanea, il passaggio da Dreyfus alle masse sacrificate è breve, molto breve, più doloroso e più veloce.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:07