
Come si fa a guidare l’Italia sulla via della rinascita? Chi lo può fare? Con chi? Sembra certo che il “come” è senza risposta se non si è prima risposto al “chi” e al “con chi”. Eppure la domanda che tutti abbiamo in mente e sulla bocca è: “come si fa?” Forse perché è la domanda che meglio indica lo stato di panico confusionale che tutti noi italiani stiamo vivendo. E perché nessuno di noi potrebbe indicare con un briciolo di certezza e fiducia il modo, il “come” ricercare, scegliere, incoraggiare un gruppo di persone, una squadra, un team di persone serie alle quali chiedere, alle quali allearsi, sulle quali puntare, con le quali lavorare assumendoci la responsabilità di ricostruire l’Italia, cioè la nostra comunità.
Come si fa? Come si fa a scegliere le persone per costituire una squadra? Chi le sceglie? Ma come si cerca e si trova, se le persone conosciute sono quelle provenienti da più generazioni e da “partiti” che da decenni falliscono e distruggono? Forse la sola possibilità è che un gruppo di persone si scelgano, per conoscenza, per affinità, per fiducia. Non è forse questo il modello con il quale si costituiscono le squadre per affrontare, in cordata, una scalata, un’arrampicata impervia, una vetta mai affrontata prima, un’impresa affrontabile solo nella certezza che la vita dell’uno sia importante come la vita dell’altro? Ecco. Questa è la via di una costituzione non istituita in un comune interesse, in un’oligarchia, in un progetto di potere, ma in una comune responsabilità. Nel piacere della responsabilità.
Una squadra di Governo? Sì, perché no? Una squadra siffatta è dunque la risposta alla prima domanda: “chi?”. Una risposta impopolare, certo. Nel senso che non è frutto di una elezione democratica, bensì di una auto-elezione e di una contestuale auto-certificazione. Al “chi?” seguirà il “come si fa?”. La squadra di Governo si darà un regolamento civile, un progetto di governabilità, una strategia responsabile della vita quotidiana e del futuro del popolo. Da questo progetto dovrà rapidamente scaturire un programma di Governo a tempo, mirato a sviluppi nel medio termine. È evidente che questo “lavoro preliminare” non potrà né dovrà essere segreto. Non è un lavoro carbonaro, ma, a tal proposito, sarà cura del sistema d’informazione farne uscire spifferi, segreti, bugie, falsificazioni, promesse iperboliche.
Fatto sta che un giorno la squadra di Governo annuncerà l’intenzione democratica e costituzionale di esporre e proporre la sua stessa formazione e il relativo programma al voto del popolo italiano. Che farà, in questo caso, il capo dello Stato? A chi si appellerà? Potrà decidere motu proprio che l’iniziativa non è costituzionale, illegale, oligarchica, autoritaria? Potrà respingere al mittente il progetto per l’ovvia ragione della mancanza di un… soggetto concorrente? Ebbene, che lo faccia. Oggi, anche in Italia, seppure su modelli e applicazioni sperimentali, si sono affermate le così dette Primarie. La squadra di Governo dunque si potrà presentare all’Italia, a tutti i cittadini italiani e farsi conoscere, giudicare, scegliere, approvare, legittimare, autorizzare a… governare.
Forse dovrà venire riscritta la Carta Costituzionale: ma già oggi è in programma. Forse dovrà essere rivisitato il ruolo del Parlamento e degli organi istituzionali, ma già oggi è in programma… Possiamo dunque saltare il primo fossato? Sì: non stiamo proponendo altro che una diversa, forse più solida, concreta, giudicabile, verificabile messa in opera della democrazia. E allora cominciamo… Cominciamo dagli strumenti che abbiamo imparato ad usare, e stabiliamo contatti e incontri tra gli italiani che operano per gli altri, che rappresentano gli uguali e gli affini, mentre svolgono attività professionali, mentre lavorano al servizio della comunità, mentre dedicano energie e tempo a missioni sociali, mentre tengono in piedi cooperative produttive sia territoriali sia disciplinari sia imprenditoriali, eccetera. Cerchiamo e facciamoci trovare. Chiediamo la partecipazione dei parroci e dei vescovi illuminati dalla Grazia e non dalle Mercedes. Invitiamoli a mettere la loro missione e le loro energie al servizio dell’incontro tra giovanissimi e vecchi, ponendosi come volano e garanzia nei confronti delle piccole e medie imprese dei loro territori, e – perché no? – usiamo preziose esperienze quali quella lanciata ormai vent’anni fa del Bangladesh da Muhammad Yunus, cooptando l’interesse di banche locali ad istituzionalizzare nuove forme di micro-credito.
Facciamo esempi di rinascita della politica sulle basi della rinascita dello studio, delle professioni, del lavoro, dell’impresa, della cooperazione, in una formidabile sinergia tra solidarietà, volontariato e progettualità. Facciamo un primo esempio? Proviamo ad usare “L’Opinione” come fucina, fonte e voce della nascita di un “Progetto dài!”, un progetto di nuova, rivoluzionaria “Società per azioni”, non quotata in Borsa ma quotata e nutrita alla casa di tutti: “Casa Italia”.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:36