Cambiare musica difendendo l’accordo

Quando Renzi, circa 4 mesi fa, parlò della possibilità di risparmiare un miliardo di euro con l’abolizione delle Province e con il cambio delle funzioni del Senato, fu facile polemizzare con lo stesso sottolineando il gravissimo errore di utilizzare la categoria del risparmio come elemento fondamentale per l’operazione. Sventolare il risparmio ci sembrò, infatti, un volgare espediente usato solo per accattivarsi la simpatia di chi ragiona solo con la pancia, ma anche parlare di un miliardo di risparmio fu un intollerabile bluff non degno di chi, aspirando a rottamare il mondo intero, puntava alla premiership.

La scelta di far apparire la politica come responsabile della crisi e, comunque, di ogni male che ha colpito l’Italia, può essere una decisione personale per tentare di “svuotare”, o almeno ridurre, il bacino dove sguazza il consenso grillino. Ma è una scelta da dilettante allo sbaraglio col pericolo di alimentare proprio il bacino dal quale si sperava di togliere acqua. Renzi, infatti, potrebbe diventare la cartina di tornasole che gli sguaiati “vaffa” di Beppe Grillo siano sacrosanti, e la sua “furba” operazione trasformarsi in un rischio maggiore perché disarma il popolo, abituato a ragionare con la testa, che si troverebbe senza motivazioni forti sul perché si debbono fare le riforme costituzionali.

Il bluff poi del miliardo risparmiato, che sembra un raffazzonato suggerimento di “consigliori” del re, diventa facilissimo smontarlo in tempi durante i quali le notizie volano e si diffondono rapidamente. Chiunque sa far di conto, e anche il guascone fiorentino avrebbe dovuto farseli, per capire che il miliardo tanto sbandierato esiste solo nella sua maldestra propaganda. E forse ultimamente se li è fatti se è vero, come è vero, che dopo l’approvazione del provvedimento anti-Province da parte del Senato, Renzi abbia gioito su Twitter con la famosa frase “3.000 politici finalmente senza stipendio che pagavano i cittadini”, ma guardandosi bene dal dire a quanto ammontava il risparmio che, alla fine, è tutto concentrato nell’eliminazione degli emolumenti dei senatori e di quelli dei consiglieri provinciali, con annessi presidenti e assessori, ammontanti ad appena 150 milioni all’anno.

C’è, quindi, una domanda in sospeso. Perché il rottamatore non ha usato le motivazioni politiche che stanno alla base dell’accordo del Nazareno preferendo il populismo? A questa domanda ci può essere una sola risposta. Renzi ha accettato l’accordo con Forza Italia solo perché, in caso contrario, non avrebbe avuto l’ombrello di difesa contro gli attacchi che provenivano e provengono dal suo stesso partito dove, comunque, il dissenso cova paurosamente. Fermarsi alla propaganda significa non aver capito che la necessità e l’urgenza di modernizzare il Paese, e renderlo più simile alle democrazie occidentali, dove chi vince può realmente governare, ha bisogno di un largo e convinto consenso dell’opinione pubblica che va conquistata alla “causa” senza stimoli populistici.

Per questi obiettivi va ridisegnata la Costituzione dando potere al Premier (che oggi non ne ha), definendo la geografia delle autonomie locali, semplificando il processo legislativo. Il tutto non per risparmiare pochi ipotetici milioni che sembrano spiccioli di fronte ad un bilancio statale di 800 miliardi di euro. Sullo stesso altare si colloca il ripristino del titolo V della Carta, che ha l’obiettivo di chiudere con i veti regionali su materie di interesse nazionale (in primis l’energia) e di liberare le scelte per gli investimenti pubblici e privati e per le infrastrutture di interesse nazionale dalla ragnatela di lacci e laccioli che paralizzano ogni decisione. In parole semplici: l’obiettivo è quello di permettere scelte veloci in un Paese stremato dalla crisi.

È così difficile da capire signor Matteo? Se non è difficile, dovrebbe muoversi di conseguenza. Se non lo fa significa che pensa di fare a meno dell’ombrello perché oramai è convinto di tenere in pugno, almeno fino alle elezioni europee, i parlamentari della sua maggioranza che vedono, però, lo scioglimento delle Camere come il fumo negli occhi. Ma è una strada tortuosa. Meglio difendere il feeling col Cavaliere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08