Dittatura dei burocrati<br/>con carceri e manicomi

“Serenissimi” in galera e disoccupati al Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). Questa è la fotografia dell’Italia. Non finisce sotto i riflettori dei media, ma ci capita in modo distorto. Facendo passare i “serenissimi” per il male assoluto ed i disoccupati (per dirla alla Alfano) per mero “problema d’ordine pubblico”.

Così le televisioni dell’Orbe terracqueo hanno pensato bene di sparare le funamboliche immagini dei Ros intenti ad arrestare i “pericolosissimi” veneti. Un numero spropositato di nerboruti militari ha ridotto in manette una casalinga quasi sessantenne, un disoccupato, un artigiano vittima delle cartelle di Equitalia e, dulcis in fundo, gli ideologi Chiavegato, Segato e Rocchetta. C’è da credere che la magistratura bresciana, e con lei i cosiddetti “giornali seri”, si siano presi troppo sul serio. Possibile che a nessuno sia passato per la mente che i “serenissimi” (in parte eredi di quelli che portarono il blindato in Piazza San Marco nel 1997) stessero semplicemente provocando? Denunciando lo stato di disagio che Roma ha creato nell’artigianato, nel commercio, nell’impresa e non solo del Veneto ma di tutto lo Stivale.

È bastata qualche telefonatina al Sud per averne conferma: dieci su dieci titolari di partite Iva, intervistati tra Puglia, Calabria e Basilicata, hanno dato ragione ai “serenissimi”, reputandoli vittime dello Stato inetto e vessatorio. L'operazione che ha portato in cella gli attivisti del movimento “9 dicembre” del presidio permanente di Soave (Verona) è forse il segnale più bieco di uno Stato che si vendica con i più deboli: se a dicembre 2013 le proteste di piazza le avessero inscenate sindacalisti di sigle note, certamente non vi sarebbero stati strascichi, arresti. Ecco che i provvedimenti si tingono tanto d’assurdo, sproporzionato, quanto di criminale: quasi il segnale prepotente di un sistema (quello dei padroni della cosa pubblica) che intende incarcerare gli oppositori e premiare servi e sottomessi. Sembra il frutto (marcio) di un consolidato pensiero unico giustizialista intriso di euro-tecnicismo. In nome di questi principi sarebbero capaci di riproporre per i nemici la pena capitale come i lavori forzati, e con un pizzico di cibernetica (per non imitare l’Islam) la tortura.

Per chi determina le sorti del Paese (un misto di burocrazia e sinistra politica), chi protesta in gruppo fa “associazione a delinquere” e singolarmente solo follia. Non è forse un caso che nell’ultimo biennio si sia triplicato in Italia l’uso del Tso per i cittadini in evidente precarietà economica? L’ultimo e forse più eclatante caso è stato esposto da L’Espresso, e ha riguardato un ambulante reo di aver litigato con un vigile urbano per una multa (di quelle per la bancarella non perfettamente a norma). Il commerciante è morto sotto Tso, per eccesso di sedativi è sopraggiunto l’arresto cardiaco. Al caso di copertina fanno da corollario circa 5mila persone in più sottoposte nel 2013 al Tso, e per svariati motivi. Soprattutto perché alzavano i toni presso gli uffici di Equitalia, o durante una lunga attesa presso Asl, Uffici delle Entrate e altri enti o istituti. Dopo il fermo di polizia il trattamento sanitario è andato liscio come l’olio, e senza che qualche medico o magistrato abbia espresso perplessità.

Si è esponenzialmente raddoppiato il numero di senzatetto, indigenti di lungo corso e senza fissa dimora costretti al Tso. Il trattamento sanitario obbligatorio assurge ad ammortizzatore sociale. Permettendo a Stato, Regioni e Comuni di procrastinare la soluzione dei tanti problemi dei singoli disagiati. Le denunce per l’uso illegittimo e arbitrario di arresti e Tso sono anch’esse aumentate, e questo alla vigilia dell’agognato provvedimento di chiusura degli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari).

Per Tso s’intendono procedure sanitarie normate da una legge dello Stato che possono essere applicate in caso di “motivata necessità e urgenza clinica”: oggi vengono sempre più spesso comminate a soggetti che perdono le staffe a causa di cartelle esattoriali, multe ed errori giudiziari. Gente che non ha la forza economica per difendersi, spesso colta dagli operatori della sicurezza in evidente vita precaria, lampante povertà. Il trattamento sanitario obbligatorio veniva istituito nel 1978 dalla legge Basaglia. Chi avanti negli anni rammenta che prima non andava certo meglio: bastava una telefonata (come spesso caricaturizzato nei film di Totò) ed il malcapitato si ritrovava in camicia di forza e internato nel “manicomio”. Era l’Italia che considerava matti anche gli artisti, perché capaci di “pubblico scandalo”.

La storia suole tornare e il Tso si dimostra una forma moderna per togliere dai riflettori evidenti casi di disagio, e non certo mentale. Vanno a farsi benedire anche il diritto a libera scelta di medico e luogo di cura, perché i disoccupati vengono trattenuti per il “bene della società”. L’Espresso scrive “Legato, sedato e infine ucciso. L’assurda morte di Giuseppe Casu per trattamento sanitario obbligatorio”: l’uomo è morto dopo sette giorni di ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Cagliari, i giudici d’appello hanno confermato l’assoluzione dei medici, precisando che si tratta comunque di un “macroscopico caso di malasanità”.

Episodi simili spuntano a Gorizia, dove viene messo al Tso un disoccupato che ruba per fame. O a Palma di Montechiaro, dove un disoccupato viene condotto in ospedale psichiatrico per aver minacciato il suicidio per protesta. Non dimentichiamo che tra il 2011 e il 2013 quotidianamente sono stati arrestati tra le due e le quattro persone in protesta presso le sedi nazionali di Equitalia: per ognuno è stato valutato l’eventuale trattamento sanitario obbligatorio. Quando il confine tra povertà e follia diventa tanto breve, soprattutto quando i gruppi che organizzano proteste vengono arrestati come eversori, allora sorge il dubbio che gli spazi di solidarietà, comprensione e ascolto siano esauriti. Mentre nelle dittature novecentesche, riscaldate dalle ideologie, bastava rendersi consensuali, di contro in quelle gelide e tecnocratiche nessuno lavora al recupero. I giochi sono fatti e chi è fuori è inutile solo se innocuo. Diversamente, assurge a criminale o folle.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:47