Bisogno di riforme e ambizione personale

Attenzione, cari signori, che qui si va a sbattere e di brutto. Sulla questione dell’abolizione del Senato, così come viene proposta da Renzi, c’è un difetto di democrazia e questo difetto è grosso come una casa.

Nello spirito costituente, il Senato ed il bicameralismo perfetto nascono come elemento fondamentale di garanzia, così come la divisione dei poteri e i tre gradi di giudizio. Lo stato di diritto impone, infatti, che esista un sistema di pesi e contrappesi tale da assicurare la democrazia nel senso inteso. Garanzia significa che un organo dello Stato sia in grado di correggere ed eventualmente cambiare le cose stabilite da un altro. Questo succede in ogni Paese del mondo: in America le funzioni del Senato, addirittura, nascono per bilanciare il presidenzialismo, in Gran Bretagna la Camera alta ha una funzione fondamentale di corte suprema e così via, sempre seguendo il principio del “check and balance”.

Nel dibattito in corso in Italia ci si sta incartando sul numero dei senatori, sulla elettività, sul costo, addirittura sul nuovo nome da assegnare alla assemblea, ma la cosa essenziale, che è quella dei poteri e della funzione di pari garanzia, non si dice. Ecco perché, giustamente, il presidente Grasso, autorevoli giuristi e perfino Grillo, gridano “no”. Attenzione, non va bene. Pensate voi cosa accadrebbe in Italia se si abolisse uno dei tre gradi di giudizio; si alzerebbero tutti gli scudi per dire: a chi si affida quel compito di garanzia finale? E sarebbe giusto.

Allora, il giovane Matteo, con la sua supponenza da capetto di turno, ci dovrebbe dire come sostituirebbe, a parità di condizioni, quella garanzia. È questo che serve di sapere. Poi, numero, modo e luogo di provenienza non interessano più di tanto, ma il peso ed il contrappeso sì. Negli anni Novanta, sull’onda di Tangentopoli, ci affrettammo ad eliminare alcune garanzie dell’art. 68, sull’immunità. Oggi ce ne pentiamo e siamo concordi che fu uno sbaglio, perché si sbilanciò un potere a favore di un altro. Ecco, quello che potrebbe succedere con l’abolizione del Senato, così come dice Renzi, sarebbe molto più grave e pericoloso. La Costituzione non è il regolamento di un circolo sportivo, caro Matteo, è la spina dorsale della nostra Repubblica e metterci mano in maniera tanto importante richiede una cura e un’attenzione straordinaria. Ci meravigliamo che, insieme a lei anche il Presidente Napolitano non lo sottolinei, visto che di questa Costituzione è il supremo garante. Modifiche così grandi devono presupporre un dibattito che va ben oltre il prendere o lasciare di Renzi. Non esiste al mondo che si possa fare così e qualcuno dovrà pur dirlo.

Per questo chiediamo al direttore della storica e autorevole testata nella quale ci onoriamo di poter scrivere, di aprire, proprio sulle pagine de “L’Opinione”, una tavola rotonda aperta a tutti i contributi per sensibilizzare il maggior numero di persone su un problema importante e vitale per il futuro del Paese. Siamo infatti convinti che di riforme ci sia disperato bisogno, ma trasformare questa necessità in ambizione personale e smania di successo è pericoloso e puzza di bruciato. Ogni millimetro perso nello stato di diritto è un rischio che nessuno può concedersi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:11