Renzi, l’apparire è pericoloso per il Paese

Se prima c’erano alcuni dubbi, adesso è tutto confermato: più che l’essere a Matteo Renzi sembra interessare molto di più l’apparire, e per quest’altare continua la propria corsa verso il nulla. Non ci sarebbe niente da obiettare se a farsi male fosse soltanto lui, ma le sue scelte e i messaggi che invia parlano solo alla pancia del Paese, stremato dalla crisi e dalle scelte suicide dei passati Governi, ottenendo il risultato di alimentare il qualunquismo che sta distruggendo il tessuto democratico.

Non c’è alcun dubbio che a far apparire il bicchiere mezzo vuoto o addirittura con sole poche gocce di liquido ci abbia pensato il plotone delle grandi corazzate dei mass media italiani, i quali stanno giocando allo sfascio completo, ma che a portare acqua al mulino dello sfascismo ci si sia messo anche il baldo giovinetto fiorentino, che tante speranze aveva alimentato, se non altro perché aveva abbandonato il tradizionale terreno del nemico da abbattere concordando addirittura con lo stesso alcuni punti importanti di cose da fare per uscire dalla palude, è di una gravità eccezionale.

È come se si stesse giocando col fuoco collocato accanto a depositi di materiale infiammabile. Gli ultimi due casi sono abbastanza emblematici dell’irresponsabilità diffusa a piene mani di chi non ha il senso dello Stato e bada solo al “ritorno” di immagine che gli serve per non registrare un flop alle elezioni europee che pregiudicherebbe il proprio peso all’interno del proprio partito. Parliamo della vicenda “Province” uscita dall’Aula del Senato, e dell’assurda polemica sui compensi ai super manager. Per le Province nulla da dire sulla decisione di farne a meno. È una scelta politica che sovrintende ad una diversa spartizione del potere locale. Ciò che ha stonato è il grido di giubilo del Premier e il suo annuncio, netto e conciso, con i 140 caratteri su Twitter, che suonava pressappoco così: “Tremila politici finalmente senza stipendio che pagavano i cittadini”. Non si è impelagato sui motivi che hanno fatto decidere sullo scioglimento delle Province e non, per esempio, su quello delle Regioni.

Né si è introdotto sul terreno minato del risparmio che l’abolizione determina, valutabile in 70 milioni di euro, cifra molto distante dal miliardo sbandierato. Ha preferito la bella frase dei 3mila politici che finalmente non mangeranno il denaro dei cittadini. Frase di un qualunquismo becero che fa pensare, ad una poco informata opinione pubblica, che la crisi sia il frutto avvelenato della politica e che ogni male proviene da essa. Nessuna assoluzione per quella parte di politici che usano il loro ruolo per volgari furti, ma non tutti i politici sono della stessa pasta. Renzi li fa apparire tutti uguali.

Per i manager la cosa è ancor più grave, dato che insistere sul terreno della decurtazione dei compensi provocherà la fuga degli stessi verso altri lidi, esteri o privati. Lanciare l’idea della decurtazione è sempre utile a chi bada alla propria immagine e vuole apparire vendicatore di chi quei compensi nemmeno li può sognare. I compensi, però, per i manager di alta qualità li decide il mercato. Sostituirsi ad esso significa rompere il meccanismo di incontro tra domanda e offerta e abbassare il livello di qualità dei manager disponibili sul mercato e che si vogliono utilizzare.

I super manager non si trovano dietro ogni angolo, ma sono oggettivamente merce rara che, quando ingaggiati, bisogna saperseli tenere cari come fanno i privati e altri Stati (vedi Germania che li paga due volte in più dell’Italia). Perdere manager di livello significa “impoverire” la propria economia. Se uno vale è una risorsa da difendere, anzi da utilizzare per altri risanamenti che significano blocco delle perdite (che paghiamo tutti) e produzione di utili che fanno risparmiare tutti. Per esempio, se ad un manager come Moretti avessimo affidato l’Alitalia non avremmo avuto il persistere dell’emorragia finanziaria che ha distrutto la compagnia di bandiera.

E allora a che serve criminalizzarli e metterli all’indice, se non per meri scopi propagandistici e di facciata con il rischio di un abbandono di massa? Evitiamo, quindi, di seguire le “mode” dietro le quali si nascondono “concorrenze” che quando diventano vincenti possono fare la “fortuna” di chi vince ma indeboliscono terribilmente il patrimonio economico e pubblico. Renzi ne tenga conto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17