
Che “L’Opinione” rappresenti un osservatorio privilegiato sulle problematiche del settore giustizia è, per chi scrive, un fatto acquisito. Ed ecco perché preme a chi le scrive (caro direttore) rammentare a lettori e addetti ai lavori che la scorsa settimana s’era aperto a Roma, presso il complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, il nono congresso giuridico forense per l’aggiornamento professionale dell’Avvocatura.
Da giovedì 20 marzo fino a sabato 22 noi avvocati siamo stati lì presenti per credere ancora una volta nell’obiettivo di rilanciare in Italia, tra analisi delle riforme e proposte dirette, il ruolo principe dell’Avvocatura. La partecipazione delle massime cariche istituzionali ci ha fatto sperare in un futuro prossimo di buona politica per il settore. C’erano il presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce e il presidente del Consiglio Nazionale Forense, professore e avvocato Guido Alpa: il che ha subito garantito i migliori auspici. E la scrivente può ben dire: “io ci credevo e ci credo”. Alla giornata inaugurale ha presenziato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il cui intervento ha sottolineato l’apertura al dialogo e la doverosa attenzione per la professione forense: finalmente il sereno, quel riconoscimento della qualità del lavoro dell’Avvocatura che forse nell’ultimo biennio era finito in soffitta. Orlando piace perché parla della base e con la base: è un politico e non un tecnico lontano dai problemi della categoria. Questo ci fa sperare nel dialogo scevro da ideologismi ed interessi di pochi e di parte.
Passaggio fondamentale nelle parole del ministro è “coltivare la soluzione concordata ed ancora la richiesta espressa del concorso attivo dell’avvocatura, protagonista per capacità di proposte. Crisi e difficoltà nella professione ha prodotto diffidenza – ha precisato Orlando – ma è stato fatto un passo avanti nella interlocuzione, per assumere insieme delle decisioni”. Il giovane ministro ci piace, e non fraintenda.
Si è aperto un tavolo dell’avvocatura presso il ministero della Giustizia, per rivisitare lo status dell’avvocato. Molto può e deve fare l’avvocatura nel “precorso condiviso” del sostegno alle specializzazioni. La collaborazione nel colmare lacune nel sistema della giurisdizione è oggi più vicina: si pensi alla magistratura onoraria e all’annoso smaltimento dell’arretrato.
“Ancora – ha continuato il ministro Orlando – si ravvisa la necessità di ricucire una lacerazione profonda con l’avvocatura, tramite il percorso innovativo e il riconoscimento dello sforzo di chi investe nella giustizia. Il percorso sostanziale è possibile se nell’avvocatura si realizza un forte grado di unità; condizione per abbandonare le forme di agitazione che non aiutano il dialogo. Il Governo – ha ribadito Orlando – ha un’apertura di credito nei confronti dell’avvocatura, per essere protagonisti di uno sforzo comune per l’innovazione, così da poter far fronte all’esigenza di risposta che il sistema giustizia richiede”. Per una volta noi avvocati s’intende credere alle belle parole, forse perché profferite da un politico anni luce lontano da certi tecnici legati ai poteri forti.
Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale Forense, nel ricordare il ruolo istituzionale riservato all’avvocatura, ha richiesto in modo fermo il ritiro del “pacchetto Severino”, segnatamente l’aberrante responsabilità solidale del professionista con il cliente, e la gabella che pretende il pagamento da parte del cittadino della motivazione della sentenza resa dal giudice. Per Alpa è sufficiente il codice deontologico, e certe leggi recenti hanno violato il principio dell’autonomia dell’avvocato. Il filo rosso che ha attraversato la nona edizione di formazione s’è aggomitolato attorno ai contrasti della giurisprudenza. E l’intenzione è stata quella di approfondire i modi con cui garantire un equilibrio tra la prevedibilità delle decisioni giudiziarie e una doverosa innovazione interpretativa. Grande interesse su un argomento dei nostri tempi di crisi, quale la riscossione coattiva, la delega fiscale ed il processo tributario, nonché la geografia giudiziaria ed i processi pendenti. Tanti i sistemi alternativi proposti per la risoluzione delle controversie. S’è parlato anche del nuovo codice deontologico e degli ormai famosi Jobs Act: questi ultimi auspicati in Italia al pari della “Magna Carta” nell’Inghilterra medievale.
Con Orlando si dialoga, e questo non capitava da anni.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18