Renzi, Renzi non lo sa che quando passa…

Ricordate quella nota canzonetta di parecchio tempo fa? Sostituite “Renzi” alle occorrenze di “Pippo” e vedrete che tutto torna, in una splendida analisi parodiata della politica italiana attuale.

Lasciatemi esclamare, alla romana: “Mattè, ma che me stai a prende in giro?”. No, perché o sei un “colporteur” (venditore porta-a-porta, ma senza il Vespone…), come dicono i tuoi detrattori, o Graziano (Delrio) e Padoan ti hanno fatto il pacco! Prendiamo quella tua televendita di macchine dello Stato “usate”. Quante ne hai recensite? Qualche centinaio appena? Su decine di migliaia? Allora, caro Presidente del Consiglio, “ti scrivo”! Prendi i ministeri che hanno alle loro dipendenze le forze attuali di polizia. Moltissimi dirigenti (con le stellette e senza) di quegli stessi dicasteri (con portafoglio!) hanno una macchina di servizio (qualcuno ben di più, informati…) a loro disposizione, su ciascuna delle quali montano “due” autisti, che appartengono a quelle stesse forze dell’ordine. Costoro, quindi, pur facendo un lavoro comodissimo (spesso “casa-e-chiesa”), prendono le “stesse” indennità e il tetto massimo di straordinario dei loro colleghi che, come forse non sai, si “smazzano” tutto il giorno in mezzo alla strada guidando macchine con le insegne (conosci la differenza, signor Presidente?) o banalizzate, che sono molto spesso dei ferrivecchi - al contrario delle altre, destinate ai loro dirigenti! - con centinaia di migliaia di chilometri sul groppone!

Quindi, come primissima cosa, caro Matteo, ci fai sapere “quanti” sono quei privilegiati, e “quanti” uomini delle forze dell’ordine stai utilizzando per scarrozzarli? Ci dici quanto ci costa, attualmente, il tutto (devi sommare, per questo: spese di acquisto delle auto; consumi e manutenzione medi annuali; costo annuale dei due stipendi degli autisti addetti, ecc.)? Poi ovviamente occorre che, da buon rottamatore, tu provveda a metterle “tutte” su e-Bay, rimandando molte migliaia di effettivi delle forze dell’ordine a fare sicurezza nei territori, anziché dover soddisfare i “capricci” di piccoli principi e principesse di turno. Poi, per rimediare (perché ci sono, eccome, dirigenti che lavorano e si spostano per servizio come trottole!), inizia a pensare di distribuire - a chi ne abbia effettivo bisogno - semplici taxi-card (basta fare opportune convenzioni con i maggiori servizi di taxi e autonoleggio, a livello nazionale e locale, a prezzi Consip!), con cui si rendicontano spostamenti e chilometri percorsi. Vedrai, presidente: non ci sarà più nessuno che accompagnerà la moglie a fare spesa al supermercato. Questo, caro Matteo, soltanto per il folklore che, però, reclama la sua parte.

Andiamo alle cose ancora più serie. Innanzitutto, recedo dal “Tu” confidenziale, e mi rifugio nello spirito asettico impersonale. Quello che mi preoccupa, in questi effetti-annuncio, è la copertura del notevole aumento di spesa, che si genera inevitabilmente con gli interventi proposti dal nostro giovane Presidente del Consiglio. Mi pare che, a occhio e croce, si proponga più “welfare” senza mai affrontare il nodo, politicamente indigesto, dei drastici tagli alla spesa pubblica. La prima misura che mi sarei aspettato, infatti, non è quella della riforma (pur indispensabile, ma che necessita di almeno due anni per la sua approvazione) del Titolo V, voluto – sottolineo – dalla sinistra alla quale appartiene Renzi, e che ha prodotto guasti inenarrabili, per la moltiplicazione indiscriminata di clientele, burocrazie e sprechi di ogni tipo! Come Renzi dovrebbe sapere benissimo, infatti, la vera “rivoluzione” morbida si può e si deve fare nell’immediato, semplicemente fissando i costi standard, ad esempio in quel coacervo di interessi innominabili che sta dietro il Sistema Sanitario Nazionale.

Occorre infatti ribadire con fermezza a questo Pd che, “da subito”, è indispensabile uscire dalla trappola micidiale del recinto privilegiato dell’impiego pubblico, inamovibile e irriformabile. I costi-standard, in tal senso, sono uno strumento formidabile per cominciare ad equiparare lavoro pubblico e privato, soprattutto nelle infinite zone di sovrapposizione in cui i lavori e le professionalità pubbliche e private addirittura coincidono. Se ti fai curare una certa patologia da un privato, perché, rispetto al pubblico, lo fa più veloce, meglio e con maggiore attenzione alla persona, allora “quel” privato ha diritto al rimborso del costo standard di “quella” prestazione, visto che tu cittadino-contribuente hai “già pagato” (attraverso il prelievo fiscale) il dovuto. Non solo: basta con il recinto chiuso del concorso pubblico! È uno spreco e un’aberrazione assoluti! L’ho detto cento volte: si costruisca un unico contenitore, distinto per filiere professionali, al quale possano accedere tutti, avendo superato un esame ad hoc di abilitazione e detenendo i requisiti morali, fisici e professionali d’idoneità (soggetti a verifica periodica). Le graduatorie per filiera sono costruite assegnando pesi numerici specifici ai titoli di studio, di servizio e alle esperienze professionali.

Basterà, poi, obbligare tutte le pubbliche amministrazioni a pubblicare su di un sito ufficiale nazionale “tutti” gli impieghi e gli incarichi disponibili (che abbiano un’adeguata copertura finanziaria); per cui, tra tutti quelli che fanno domanda, vince pubblicamente e in modo assolutamente trasparente colui che vanti il punteggio più alto. Fine così dell’ingerenza politica nella scelta, ad esempio, di primari, direttori generali e amministrativi delle Asl. Fine della corruzione politica, del clientelismo, ecc. Signor Presidente del Consiglio, è davvero tanto difficile fare una riforma simile a costo zero e a Costituzione invariata? Senza poi dimenticarci del Fiscal Compact, la cui mannaia entrerà in vigore dal 2015, e che ci dissanguerà per molte decine di miliardi di euro all’anno. Una cifra enorme, in queste condizioni.

E Cottarelli, commissario per la spending review, che cosa dice? Come farà ad aumentare la redditività delle municipalizzate, se non facendo lievitare le tariffe dei servizi pubblici e i relativi costi per i cittadini!? Mi pare che Renzi faccia calcoli da quinta elementare, con i suoi mille euro/anno, per dieci milioni di persone. Se invece avesse diviso per un milione di beneficiari (i più bisognosi), ognuno di questi avrebbe avuto 10mila euro/anno in più. Quindi, mantenendo per costoro l’aiutino di 10 miliardi di euro/anno, che so, per tre/cinque anni (che fanno dai 30 ai 50 miliardi, da finanziare “rigorosamente” attraverso i tagli alla spesa pubblica), per darli in detassazione a quel primo scaglione di un milione di persone che guadagnano di meno degli altri, sarebbe assai ragionevole aspettarsi che riprendano consumi e produzione, perché finalmente i redditi più bassi saranno messi in condizione di acquistare beni primari ai quali oggi debbono rinunciare. Questo ovviamente è un calcolo da seconda media. Ancora non siamo giunti all’Università!

Poi, che i famosi 80 euro ritornino in circolo subito, non è così sicuro. Nel senso che, magari, serviranno per pagare debiti pregressi alle banche, o verranno giocati nelle slot machine o al superenalotto. Se va bene, andranno nelle casse di Carrefour o Lidl, prendendo la via della Francia o della Germania. Se poi con quelli un impiegato riuscirà, finalmente, a comprarsi una Fiat, allora quei suoi soldi andranno in Olanda, dove ha sede la ditta di Marchionne! Matteo, Matteo non lo sa…

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03