
Non è vero che Renzi sia meno divisivo di Berlusconi, anzi, è vero il contrario, perché i primi atti dell’ultimo governo del Cavaliere furono assolutamente inclusivi, dall’eliminazione dell’ICI a quella sulle successioni, mentre l’esordio del giovane Matteo è stato di tasse e contrapposizione di genere. Alimentare, in un momento come questo, la guerra tra segmenti della società, è pericoloso e politicamente scorretto. Non si capisce, infatti, come si possa solo pensare di escludere dai benefici promessi, perché ancora di promesse si tratta, i pensionati e quell’enorme platea di autonomi che con il loro sacrificio stanno contribuendo a tenere a galla il Paese.
Non sappiamo chi abbia consigliato il Premier a fare così, sappiamo però che il consiglio è stato pessimo così come lo è stato quello di colpire il risparmio che da sempre è alla base di una sana e previdente condotta economica. Non è un caso, infatti, che il primo problema dello Stato sia proprio quello di risparmiare per recuperare risorse. Detto questo, dietro gli eccessi e gli atteggiamenti guasconi, è lo stesso Renzi a rendersi conto dei pericoli di tali provvedimenti, tanto è vero che prevedendo la maretta che ci sarà, si è detto pronto ad intervenire per decreto e la cosa non depone bene per niente. Infatti, dietro questa intenzione del presidente, si cela la paura di essere smascherato dal parlamento e dall’Europa, sia sulle coperture, che ad oggi sono evanescenti, sia sulla equità degli interventi annunciati. É di tutta evidenza che minacciare di intervenire per decreto, non possa significare altro che l’intima convinzione di essersi allargato troppo e probabilmente male. Pensare del resto, che solamente Renzi abbia capito quanti soldi ci fossero da spendere e quanto margine di spesa esistesse ancora per non sforare il fiscal compact, è assolutamente puerile ed offensivo nei riguardi dei pur non straordinari suoi predecessori. Ovviamente non è così, dubbi ci sono e sono grandi e fondati. Le coperture ballano coi lupi, anzi con gli squali, che non aspettano altro che azzannarci per tenerci sotto botta.
É grande in giro, la convinzione che le cose non andranno come i disegnini del Premier indicavano, serviranno correzioni e per nessuno sarà vita facile. In questo senso riconosciamo ma non apprezziamo la furbizia del Presidente di legare subliminalmente la sua sorte a quella del Paese, nella speranza che si faccia di tutto per non sbugiardarlo. A noi, infatti, non interessa la gloria personale a cui tanto tiene Renzi, interessa molto di più che, con o senza di lui, si faccia quel che serve all’Italia per toglierla dal guaio in cui si trova. In questo senso non si capisce perché non siano stati fatti quei provvedimenti, peraltro a costo zero, che smuoverebbero la situazione a partire dall’estensione dell’autocertificazione per tagliare di colpo mille carte e mille passaggi che bloccano ed ingessano le attività, le famiglie e le imprese. Non si capisce perché non si faccia un provvedimento che possa risolvere l’immensità dei contenziosi che gravano sulle aziende e sulla gente contrapponendo in modo penalizzante Stato e cittadini. É noto a tutti quanto sia nocivo un livello così alto di liti in corso sia per l’economia sia per la società. Sbloccare in un modo ragionevole le dispute civili, amministrative, previdenziali, burocratiche e fiscali significherebbe non solo agevolare il successivo percorso di riforme ma, soprattutto, pacificare i rapporti fra Stato e contribuenti, riallacciando quella collaborazione senza la quale ripartire sarà difficile. Non si capisce perché dopo tanti regali fatti, non si inducano le banche ad erogare credito a basso costo, verso le famiglie e soprattutto verso l’economia reale. Un provvedimento di questo tipo con lo Stato tutor basterebbe da solo a mettere in movimento il mercato, i consumi e gli investimenti e attraverso l’effetto leva ad amplificare la crescita e l’occupazione.
In buona sostanza, tanti interventi sarebbero possibili senza rischiare il fiscal compact e affiancarli magari a quelli più pretenziosi, annunciati e promessi, significherebbe aumentare le possibilità di successo finale. Vedremo come finirà! Naturalmente ci auguriamo bene, ci auguriamo che il Premier, magari volando un po’ più basso, colga nel segno ed ottenga a vantaggio di tutti successi e risultati. Altrettanto ci auguriamo però che colga questi suggerimenti, che non nascono dalla smania di allori, ma più modestamente dalla vita di tutti i giorni, fatta di esperienze difficili, talvolta esasperanti e drammatiche, che qualsiasi Stato che fosse davvero amico, non dovrebbe permettere mai.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:04