Giornalisti assediati dalle… querele

Giornalista assolto per non aver commesso il fatto ma ha dovuto pagare 824,72 euro di spese legali.

Si è conclusa così la vicenda giudiziaria di Francesco Bottone, redattore di “Altomolise.net”. Era stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa da un sottufficiale dei carabinieri per aver raccontato il caso di un uomo al quale avevano ritirato la patente mentre si recava (forse a velocità sostenuta ma non c’era la prova) dalla mamma gravemente malata. La pattuglia dei carabinieri che lo aveva fermato non prese in considerazione la giustificazione avanzata dall’uomo con lo stato di necessità (previsto dall’art. 54 del codice penale che recita: non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi costretto dalla necessità di salvare se stesso o altri dal pericolo attuale di danno grave alla persona). La mamma della persona fermata, anche se in ritardo, venne poi trasportata in ambulanza all’ospedale di Campobasso.

Ci sono voluti tre anni al Tribunale di Vasto (Chieti) per emettere la sentenza favorevole al giornalista Bottone. Il suo racconto non conteneva alcun elemento diffamatorio. Era, si dice in gergo, cronaca nuda e cruda. Perché la Procura e il Gip non hanno archiviato subito la querela dopo aver ascoltato le parti? Secondo aspetto: perché il giornalista assolto ha dovuto pagare 824,72 euro di spese legali, essendo stato chiamato in giudizio e quindi vittima del procedimento? Terzo: perché l’attore che procede con tanta facilità a sporgere querele (spesso temerarie o pretestuose) non paga alcuna penale, con la conseguenza che i costi della lunga giustizia vengano addossati alla collettività? Tecnicamente, osserva Bottone, per non pagare avrebbe dovuto ribaltare la sentenza e avrebbe dovuto opporsi alla sua assoluzione. È questa la spiegazione degli avvocati.

Una spiegazione più generale la offre Paolo Boldrini, direttore del quotidiano la Gazzetta di Mantova, il quale analizza le cause dell’aumento delle denunce pretestuose contro i giornalisti. S’avanza una banda armata di querele, scrive Boldrini, chiedendo se “la querela può diventare un’arma per intimidire un cronista”. A giudicare dal numero di procedimenti giudiziari e dalle frequenti apparizioni in Tribunale, “comincio ad avere una crisi d’identità: direttore di un quotidiano o pericoloso malfattore?”.

La riflessione è partita dall’ultima richiesta della Procura di identificare l’autore di un “articoletto” di sport. Fulmini nei confronti del giornale anche dal sindaco di Viadana per il resoconto di sospette infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti di opere pubbliche. E querele da altre parti. Boldrini conclude: “il vizio della querela facile e si è diffuso a macchia d’olio”. Ed ecco sei rinvii a giudizio (udienza in Tribunale il 5 maggio) da parte del giudice per l’udienza preliminare di Lecce, Cinzia Vergine. Sono Mara Chiarelli, Nazzareno Dinai, Gianni Lannes, Massimiliano Scagliarini e per omesso controllo i direttori di Repubblica (edizione Bari) Ezio Mauro e del Corriere del Mezzogiorno Puglia, Marco De Marco, con l’accusa di aver offeso la reputazione dell’ex Procuratore di Bari, Antonio Laudati, inquisito a sua volta per altre inchieste.

È ancora da chiarire la vicenda denunciata dal giornale l’Ora della Calabria che ha portato all’addio del senatore Antonio Gentile dalla carica di Sottosegretario. La Magistratura dovrà chiarire la portata delle pressioni esercitate sul quotidiano per non pubblicare la notizia di un’indagine riguardante il figlio dell’esponente politico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:04