Moralità/immoralità delle leggi

Stefano Amore ha ragione. Esiste l’irrisolto problema della responsabilità personale nell’esercizio di ogni tipo di funzione pubblica. E tanto è più importante il ruolo, tanto più grande è la responsabilità. Il suo è un contributo significativo che apre un dibattito su argomenti troppo spesso ignorati. Credo sia indiscutibile: il sistema democratico sta vivendo una crisi pericolosa. È altrettanto evidente che l’Italia sta rischiando di precipitare in un baratro socio-economico e politico con conseguenze tragiche per i cittadini e per la tenuta della democrazia.

Nel duplice ruolo di magistrato e di cittadino, Stefano Amore evidenzia una delle cause fondamentali che hanno provocato la crisi della nostro sistema. Sarebbe bene che il suo ultimo articolo pubblicato su “L’Opinione” venisse letto e meditato da tutti: dal mondo politico, dal mondo della magistratura, dal mondo finanziario, dal mondo imprenditoriale, da quello sindacale e da quello culturale. Scrive Stefano Amore: “Risale ad ormai 25 anni fa la legge che sancisce, anche nel nostro Paese, la responsabilità civile dei magistrati, una legge da taluni considerata insufficiente e di cui, più volte, si è proposta la riforma, ma che, in ogni caso, ha introdotto un sistema di tutela e di risarcimento del danno a sanzione e correttivo degli eventuali errori commessi dal magistrato. Nessun sistema di tutela sembra, invece, ancora esistere contro gli errori e gli abusi della politica e, soprattutto, contro la condizione di diffusa ignoranza dello stato della cosa pubblica in cui continua ad essere tenuta la popolazione. Facciamo un esempio, il più banale. Sebbene la cattiva qualità della legislazione sia riconosciuta dall’Ocse come uno dei principali ostacoli alla crescita economica e, nel caso italiano, costituisca anche una delle più rilevanti cause di perturbazione dell’equilibrio dei poteri costituzionali, nessuna forza politica nel nostro Paese sembra volersi far carico di questo ben noto problema. Sembra non interessare nemmeno che il nostro diritto penale, invece di essere contenuto in un codice di agevole consultazione e comprensione per tutti, cittadini e stranieri, sia disperso in migliaia di norme sconosciute ai più e, sovente, di ardua interpretazione”… e ancora: “una normativa agile ed efficiente, capace di risolvere i problemi senza crearne di nuovi è, quindi, possibile solo in un sistema virtuoso, in cui le esigenze sociali siano effettivamente recepite dalla classe politica e le norme create in funzione di bisogni reali, senza mai essere frutto dell’arbitrio, dell’invenzione o dell’abuso del legislatore”… proseguendo: “Questa crisi, evidentissima da anni, è ulteriormente aggravata nel nostro Paese dallo stato di assoluta ignoranza in cui gli italiani versano a proposito delle ragioni delle iniziative legislative e della loro incapacità di valutare, se non dopo anni, l’effettiva qualità e utilità dei provvedimenti adottati. Nessuna legge è, infatti, nel nostro ordinamento, accompagnata da una chiara motivazione in cui il Parlamento o i Consigli regionali spieghino al cittadino per quali ragioni hanno voluto la norma approvata e a cosa effettivamente serva quel precetto”. E per concludere: …“Forse in un futuro non remoto potrà essere affermata la responsabilità dello Stato anche per i danni ingiusti derivanti ai cittadini da una legge “oscura” o “contradditoria”, certamente, perché si possa procedere verso quella Democrazia che gli italiani e l’Italia meriterebbero, bisogna finalmente mettere da parte i molti stereotipi culturali che continuano ad influire negativamente sul Governo del nostro Paese e fare una scelta decisa verso modelli di gestione del potere in cui partecipazione e trasparenza non rimangano solo belle parole”.

L’analisi di Stefano Amore sottolinea, con estrema chiarezza e con grande profondità, uno dei punti chiave della degenerazione del sistema democratico indicando anche le terapie possibili. La società ha dei cardini essenziali sui quali si fonda il suo progresso, il suo equilibrio e la sua sopravvivenza. Gli organismi legislativi sono i costruttori dell’intera struttura portante dello Stato. Se la regolamentazione alla base dell’armonico funzionamento delle Istituzioni e degli apparati statali è confusa, contradditoria e non tutela l’equità e il diritto, lo Stato perde il suo ruolo di garanzia, la società smarrisce i suoi riferimenti amministrativi, le Istituzioni entrano in collisione tra loro e vengono violati gli stessi principi cui si ispira la democrazia. Stefano Amore pone una questione di fondo: la responsabilità diretta e personale di tutti coloro che hanno ruoli decisionali nella gestione del potere, siano essi legislatori, politici, amministratori o magistrati.

Chi formula, approva e promulga le leggi, deve “motivare” in modo chiaro e trasparente lo scopo delle leggi e, se esse sono inique e dannose per la società, ne deve responsabilmente rispondere come ne risponde, se sbaglia, chi ha il compito di applicarle. La responsabilità personale a garanzia della Giustizia, a garanzia delle Istituzioni, a garanzia della buona amministrazione della res publica, diventa la garanzia della Democrazia stessa e dei diritti inalienabili dei cittadini. La responsabilità a tutela della moralità delle leggi e della loro applicazione. Viviamo sempre più in una società globalizzata e irresponsabile dove tutto diventa generico, evanescente, oscuro, anonimo. Chi fa le norme si nasconde dietro una nebbia densa e impenetrabile. Chi governa oggi facendo disastri accusa con foga i governi precedenti, chi governerà domani incolperà chi ha governato ieri in una catena senza fine dove nessuno è e sarà mai responsabile. Chi ha formulato in materia fiscale leggi e regolamenti applicativi che stanno spingendo al suicidio centinaia e centinaia di cittadini onesti imputabili solo di fragilità e povertà? Chi ha moltiplicato fino al totale soffocamento dell’intero mondo produttivo le norme burocratiche che torturano e paralizzano l’Italia? Le considerazioni di Stefano Amore aprono delle prospettive concrete. Indicano anche delle possibili soluzioni per tentare di ridare, attraverso la certezza e la fiducia nella Giustizia e nella Politica, quello slancio necessario per portare l’Italia fuori dalla crisi e per dare un futuro vivibile alle nuove generazioni.

Esiste, tuttavia, un problema di fondo. Come comminare sanzioni contro i responsabili delle cattive leggi, o delle leggi promulgate per fini “oscuri” senza ledere la stessa democrazia che vogliamo salvare e i principi di libertà? Come intervenire nei confronti di chi, eletto dal popolo, risponde solo al popolo e alle leggi votate in Parlamento? E chi giudica chi? È tempo di parlarne insieme, è tempo di trovare insieme soluzioni e risposte. Per il bene di tutti.

(*) Vicepresidente della “Comunità de L’Opinione”

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06