Ripensare Schengen Il Trattato disatteso

L’Unione Europea sta vivendo da tempo un’ondata di dissenso tale da sfiorare la stabilità istituzionale e la coesione sociale dei popoli europei. Permangono divisioni e differenze legislative che alimentano focolai di disgregazione indotti da spinte speculative che non sono state adeguatamente combattute.

La creazione di una moneta unica, senza una antecedente armonizzazione delle normative commerciali dei Paesi membri, ha provocato pesanti manovre monetarie a dànno di una stabilità dell’Ue tanto desiderata quanto ancora non realizzata compiutamente. Ricondurre la totalità degli eventi socioeconomici dell’Europa solo ed unicamente al funzionamento dello spread (differenza dei tassi di interesse dei titoli tedeschi più bassi e quelli dei titoli del resto di Europa) e alla valutazione di agenzie di rating di origine anglosassone, sta minando le fondamenta della coesione sociale nei Paesi dell’Unione.

Si stanno addensando le ombre di una crescente insofferenza verso l’idea di Europa unita. Le spinte xenofobe prendono forma di partito ed entrano nei parlamenti. All’interno di questo quadro poco rassicurante, il Trattato di Schengen per la libera circolazione delle persone viene di fatto disatteso dalla xenofobia montante come reazione all’aumento dei flussi migratori dall’Africa, dalla scarsa applicazione delle normative relative alla diffusione delle politiche di genere, da un forte abbassamento del reddito medio dei cittadini europei. Il divieto recentemente votato dalla confederazione svizzera di chiudere le frontiere è purtroppo il primo passo contro la libertà di movimento dei cittadini all’interno dell’area dell’Unione Europea. La Svizzera ha inteso reagire negativamente contro l’assenza di una programmazione dei flussi a livello comunitario, nel timore di essere invasa disordinatamente da una ondata di gente senza volto e senza nome.

Da notare che la volontà di limitare i movimenti migratori è più forte nei Paesi del nord Europa, Paesi che non ben lontani dall’impatto dei flussi migratori esistenti nel sud Europa, specialmente nel sud dell’Italia con il caso di Lampedusa e con la presenza di campi di raccolta affollatissimi che rimandano ad esperienze concentrazionarie di infausta memoria. Disattendere Schengen significa rendere vani gli sforzi dei padri dell’idea di Europa unita e dei diritti, della libertà di circolazione dei cittadini, delle loro idee, delle loro esperienze culturali e professionali.

Il fallimento di Schengen sarà il metro di quanto sia dannosa l’imposizione del pensiero unico asservito all’ideologia totalizzante della ricerca ossessiva del profitto monetario, anche a costo di radere al suolo ogni ostacolo che limita il processo di appiattimento delle diversità culturali che rendono l’Europa un laboratorio di idee e di pensiero unico al mondo per la sua ricchezza. Ripensare Schengen significa, oggi più che mai, ripensare il destino dell’Europa e della sua libertà e capacità di rispettare i diritti inalienabili del genere umano di crescere nella libertà di movimento delle persone e con lo scambio di idee e passioni civili.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:15