
In principio era il Pci, con la tradizionale falce e martello – disegnata da Renato Guttuso nel 1953 – lo sfondo rosso e la stella che rimarcava il legame alla III Internazionale. Poi, dopo la svolta della Bolognina, tutto cambiò nella sinistra italiana. Mutarono indirizzo politico e formazione e con loro anche i simboli. Fino alla proposta avanzata da Dario Nardella all’alba del Governo targato Matteo Renzi: togliere dall’acronimo Pd la “p” di partito e lasciare la “d” di democratici. Proposta finora rispedita al mittente ma che segna, ancora una volta, quella voglia mai sopita di cambiare i dati anagrafici della sinistra.
Con la svolta di Achille Occhetto e il conseguente scioglimento, nel febbraio 1991, del Pci, furono due i rami in cui si divise il partito. Nel simbolo del primo, Rifondazione Comunista, restarono in grande evidenza la falce e il martello. Nel secondo, il Pds, comparve invece la quercia, con alla base il logo del vecchio Pci. Diverse furono le alleanze in cui figurò il Pds. Nel 1994 il partito rappresentava l’asse dei “Progressisti”, sconfitti da Silvio Berlusconi.
Due anni dopo toccava invece alla coalizione di centrosinistra sovrastata da “L’Ulivo” conquistare le urne, con il Pds che in occasione del voto aggiunse al suo logo la denominazione “Sinistra europea”. Nel 1998 ecco la seconda, netta, svolta: sotto la guida di Massimo D’Alema il Pds dava vita agli Stati generali della sinistra, che confluirono nei Democratici di Sinistra: la quercia restò, scomparve il logo del vecchio Pci, sostituito dalla rosa, simbolo del socialismo europeo. La vita dei Ds si spense nove anni dopo: nell’ottobre del 2007 nasceva il Partito Democratico guidato da Walter Veltroni. Il suo logo, disegnato da Nicola Storto, riprende il tricolore italiano (ma anche le tre anime del partito) e mantiene il ramoscello d’ulivo di “prodiana” memoria. Ed è questo il logo del partito di Renzi, salvo ulteriori ripensamenti.
Tratto da Notapolitica.it
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12