Regionali Sardegna, Cappellacci sconfitto

Quattro le ragioni della sconfitta del governatore uscente della Sardegna, Ugo Cappellacci (nella foto).

La prima è l’alta percentuale di sardi che non si sono recati alle urne, circa il 15% in meno rispetto al 2009. La massiccia astensione (oltre il 48% degli aventi diritto) ha favorito il centrosinistra e il suo zoccolo duro, che va sempre e comunque a votare. La seconda è legata alle divisioni interne al centrodestra. L’ex esponente del Popolo della Libertà e parlamentare Mauro Pili ha raggiunto con la sua coalizione quasi il 6 per cento dei voti che, aggiunti al 39,6 di Cappellacci, sarebbero stati sufficienti a superare il candidato delle undici liste del centrosinistra, Francesco Pigliaru (che ha ottenuto il 42,4 %). La terza ragione è che l’assenza di una lista del Movimento 5 Stelle (che alle Politiche di febbraio 2013 era stato il primo partito dell’isola) ha permesso ad una pur piccola parte di elettori grillini arrabbiati di riversare i loro consensi sulla scrittrice Michela Murgia (che ha ottenuto il 10,5%, circa 70mila voti ma forse non entrerà in Consiglio) e in misura minore sul professor Pigliaru, subentrato nella corsa a governatore a Francesca Barracciu, la candidata del Partito Democratico che aveva vinto le Primarie ma convinta da Renzi a fare un passo indietro a seguito dell’inchiesta giudiziaria che la vede indagata per corruzione. La quarta ragione risiede nel mancato fascino presso l’elettorato del programma di “Zona Franca” e degli indipendentisti fermi allo 0,7 e all’uno per cento.

Alla fine ha vinto l’economista Pigliaru, che era stato assessore con la giunta del manager di Tiscali, Renato Soru. Quando Francesca Barracciu, 47 anni, europarlamentare, è stata raggiunta dall’avviso di garanzia nell’indagine sui rimborsi spese dei consiglieri regionali, per trovare il candidato dei democratici è stato necessario l’arrivo nell’isola di Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi e coordinatore della segreteria nazionale del Pd. Nella girandola di nomi, da Aldo Berlinguer ai deputati Cerchi e Scanu, dal segretario della Fnsi Franco Siddi al rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, la scelta del Pd è caduta sul professore di economia politica all’Università di Cagliari, Francesco Pigliaru, 59 anni di Orune, assessore regionale alla Programmazione, esperienze a Cambridge e Berkeley dalla quale aveva preso ispirazione per i “Master and back”, sostegni regionali per incoraggiare i laureati a specializzarsi all’estero con l’impegno di tornare in Sardegna.

“Sarò il regista della coalizione per portare avanti una grande sfida”, ha rimarcato dopo l’elezione il renziano di ferro. Il riferimento è alla composizione della maggioranza composta da 11 partiti (con Sel intorno al 5%) e all’esperienza di Soru definito “un uomo solo al comando”. Le priorità non mancano a partire dalla lotta alla disoccupazione alle tasse, alla burocrazia, ai problemi dei trasporti ma Pigliaru potrà contare su una maggioranza del 60% dei seggi, cioè 36 sui 60 previsti dallo statuto regionale.

In questa tornata elettorale si è consumata anche la frattura del Movimento 5 Stelle che ha portato alla “sofferta” decisione di non presentare la lista per non disperdere il patrimonio del 29,7% conquistato alle elezioni politiche del febbraio dello scorso anno. Sospetti, accuse, divisioni tra gruppi locali in lotta hanno indotto Beppe Grillo a non concedere il simbolo. L’appuntamento con i pentastellati è rimandato alle Europee e alle Regionali in Abruzzo di maggio. Per Cappellacci una sconfitta amara nonostante l’appoggio diretto di Silvio Berlusconi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:14