La Corte boccia Sanremo in rosso

Dalla “bellezza” del Sanremo di Fazio e compagni alla “bruttezza” delle spese sanzionata dalla Corte dei Conti. Il Festival della canzone italiana costa troppo.

I giudici contabili hanno passato in rassegna la contabilità degli ultimi anni e hanno appurato che il buco-deficit è stato di circa 20,1 milioni di euro. Esattamente il rosso è stato di 7,8 milioni nel 2010, di 7,5 nel 2011 e di 4,8 nel 2012. Il riferimento è alle edizioni condotte da Antonella Clerici e per due volte da Gianni Morandi, con la partecipazione di Adriano Celentano (apparizione che da sola costò circa 700mila euro, devoluti poi in beneficenza dal cantante dopo le polemiche suscitate per il suo elevato cachet, mentre per il cantante bolognese si parlò di 800mila euro).

Le crescenti spese per gli ingaggi dei conduttori e ospiti internazionali (spesso non essenziali) erano partite con il milione di Paolo Bonolis nel 2009, tanto che l’anno successivo Antonella Clerici (star a contratto Rai per altre trasmissioni) dovette “accontentarsi” di 500mila euro. Che Sanremo costa troppo se n’è accordo anche il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, che di conti se ne intende. Il costo totale, dai 23-24 milioni totali, dovrebbe passare quest’anno sui 18 milioni compresi i 7 milioni che vanno per convenzione al Comune di Sanremo.

Le polemiche si sono accese per le prestazioni della coppia Fabio Fazio-Luciana Littizzetto (che già vantano contratti con molte cifre per la trasmissione “Che tempo che fa”) e per gli ingaggi di una moltitudine di ospiti che riempiono le cinque giornate del Festival. Secondo Giancarlo Leone c’è tuttavia da considerare un’inversione di tendenza già dall’anno scorso e quest’anno l’attenzione ai costi dovrebbe portare ad una manovra correttiva per cui i costi sarebbero già stati coperti, da alcune settimane, grazie alla pubblicità e agli sponsor.

Se il Festival 2014 sarà “a costo zero” si vedrà. C’è un problema generale: in tempi di crisi di bilancio e con un’evasione del canone che si aggira sui 500 milioni l’anno una spesa di 18 milioni di euro per una sola manifestazione ha una validità? In questi giorni i telespettatori sono costretti a sintonizzarsi su Cielo (gratis) o su Sky (satellitare) per vedere le Olimpiadi di Sochi, gli appassionati della Formula Uno vedranno solo 9 dei 18 gran premi in diretta (gli altri in differita), le partite di Champions League sono state acquistate da Mediaset, gli spettacolari incontri di rugby del Sei Nazioni sono trasmessi da Dmax.

La differenza è che la Rai è un’azienda del servizio pubblico. Ecco perché interviene la Corte dei Conti. Anche gran parte dei soldi per il Festival di Sanremo vengono dal canone. Lo dice chiaramente la Corte, che invita i vertici di viale Mazzini a ridurre i costi e lo ammette Giancarlo Leone quando osserva che il Festival rientra tra i programmi per cui la Convenzione con lo Stato ammette il finanziamento dal canone. Allora la contabilità dovrebbe essere trasparente e precisa. Se Sanremo è “un fiore all’occhiello dell’azienda e che dà visibilità e serve da volano per promuovere altri programmi Rai”, il bilancio non può essere in rosso per 3 anni consecutivi e bruciare 20 milioni.

La Corte dei Conti non si ferma a Sanremo. Chiede un “rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi, compresi quelli di produzione che impongono una sostanziale riduzione, in particolare quelli riconducibili al Festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone”. È l’Europa che chiede la separazione della contabilità tra proventi del canone e quelli della pubblicità, sponsor o vendite commerciali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08