Svizzera, ora Barroso mette i “paletti”

“Pacta sunt servanda. I patti vanno rispettati, non negozieremo con la Svizzera sulla libera circolazione delle persone” che è una parte essenziale del nostro accordo – ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, sulle conseguenze della reintroduzione in Svizzera di quote all’immigrazione – L’Ue offre condizioni eccezionali alla Svizzera e non è giusto che la Svizzera non dia le stesse condizioni. Il voto che c’è stato pone problemi seri. La Svizzera potrebbe avere dei problemi a rispettare l’accordo. Ma non spetta alla Commissione trovare una soluzione. Questo spetta alla Svizzera”.

L’altro ieri l’Ue ha congelato il negoziato sul grande accordo quadro sul “trattato istituzionale” con la Svizzera. Nella riunione preparatoria del settimanale incontro dei 28 ambasciatori è stato deciso di togliere dall’agenda l’approvazione del mandato negoziale alla Commissione.

Il portavoce della presidenza di turno greca ha spiegato che il mandato negoziale doveva essere approvato come “punto A”, ovvero senza discussione. Nella riunione preparatoria di ieri tale punto è stato escluso dall’ordine del giorno. I 28 hanno ritenuto che non fosse opportuno dare alla Commissione il mandato per negoziare un accordo con la Svizzera, in un momento in cui non ne sono ancora chiare le intenzioni. Delle relazioni con la Svizzera e delle conseguenze del referendum di domenica scorsa si parlerà sotto la voce “altre”: una discussione informativa in cui agli ambasciatori dei 28 “rifletteranno sul risultato e sul modo di procedere” e durante la quale saranno presentati i risultati dell’analisi iniziale chiesta ai servizi giuridici del Consiglio e della Commissione.

Il governo svizzero ha fissato per la fine dell’anno la presentazione di un progetto di legge per rendere operativo il referendum, votato domenica scorsa, che impone limiti all’immigrazione. Nel frattempo, Berna si impegnerà “senza ritardo” nei negoziati con l’Unione Europea ed il governo ha incaricato il ministero degli Esteri di “prendere immediatamente contatto con le istituzioni europee e gli Stati membri”, per tenere Bruxelles informata sui “lavori in corso” in Svizzera, ma anche per “chiarire i rispettivi interessi in vista dell'apertura di nuovi negoziati”.

Dopo l’entrata in vigore dell’accordo di libera circolazione con l’Ue, la Svizzera dal 2002 ha più che raddoppiato il numero dei lavoratori stranieri accolti (80mila l’anno). Ma dopo il referendum di domenica, che impone nuove restrizioni, l’Ue ha minacciato di rivedere tutti gli accordi bilaterali: lunedì è stato sospeso l’accordo sull’elettricità, ieri è stato congelato quello istituzionale.

Infine il monito del Consiglio Ue: “È impossibile accettare la divisione tra la libera circolazione delle persone e quella dei capitali”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:04