Rcs dietro lo scontro Elkann-Della Valle

Cosa c’è dietro lo scontro, ai limiti da bar dello sport, tra il giovane John Elkann e l’anziano Diego Della Valle? Un piemontese sempre più multinazionale e anglofono, e un marchigiano “scarparo” di successo mondiale con le sue Tod’s non si risparmiano bordate, comunicati, dichiarazioni. Tutti e due imprenditori, anche se uno della nuova generazione e l’altro che proviene dalla vecchia e solida tradizione dell’imprenditoria fatta in casa.

Sono più di due anni che Diego Della Valle ha preso di mira con le sue critiche la Fiat, l’amministratore delegato italo-canadese Sergio Marchionne e la scalata della Fiat di John Elkann nell’azionariato del gruppo Rcs. Il blitz del raddoppio dei vertici del Lingotto (dal 10 al 20 per cento del capitale) tra gli azionisti, dopo che l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli aveva preannunciato di voler sottoscrivere l’aumento di capitale, non è stato mai “digerito” dall’imprenditore marchigiano, patron anche della Fiorentina che si è posta l’obiettivo di contrastare l’egemonia della Juventus di Andrea Agnelli. Rotelli, già malato, è poi morto e quindi per la Fiat l’operazione è stata più facile.

In quel momento Della Valle avrebbe potuto mettere mano al portafoglio, contrastare l’espansione della Fiat, lanciare un’Opa, cercare alleanze tra gli altri 17 azionisti. Uscito dal patto di sindacato, ritenuto ormai non più adeguato alla gestione delle aziende, Della Valle per restare un attore rilevante in Rcs ha sottoscritto per la sua quota dell’8,7% l’ultimo aumento di capitale da 421 milioni, avvenuto il 5 luglio 2013. Il proprietario della Tod’s auspicava che 5 azionisti raggiungessero il 10 per cento delle azioni e gestissero l’azienda senza patti di sindacato, accordi che andavano bene in altri tempi e con altri personaggi. La Fiat ha il 20% ma le maggioranze si formano con il 51 per cento ripete Della Valle, secondo il quale la telefonata di John Elkann a Giorgio Napoletano per informarlo della decisione di rilevare i diritti di opzione che consentivano al Lingotto di salire al 20%, “è stata una sceneggiata che il Paese non ha bisogno di vedere, si poteva evitare”.

Da Torino Sergio Marchionne ha risposto per le rime (“la smetta di rompere le scatole”) sulle critiche alla Fiat. E quando Della Valle ha attaccato direttamente la gestione Rcs, è sceso in campo John Elkann. Da quel momento in poi è iniziata un’altra partita a tennis, con bordate alla Federer. Della Valle ha inviato una lettera al Cda contestando l’aumento di capitale, la vendita degli immobili di via Solferino, l’alleanza nella raccolta pubblicitaria con Publikompass della Stampa, incorporata in Rcs pubblicità. In particolare, contesta che la gestione sia in pratica affidata a soli due soci: Fiat attraverso l’amministratore Rcs Pietro Scott Jovane e Banca Intesa Sanpaolo tramite Giovanni Bazoli, il padre putativo del giornale dal 1981, quando lo tirò fuori dal fallimento del Banco Ambrosiano di Calvi.

Della Valle avrà intenzione di portare fino in fondo l’azione di responsabilità contro il Cda di via Solforino per le ultime operazioni prima dell’assemblea Rcs di fine aprile? Gli avvocati di fiducia stanno studiando il caso. John Elkann ha preso d’aceto, come si dice, e ha invitato Della Valle a preoccuparsi della sua azienda che “dall’inizio dell’anno è giù del 20% rispetto ai suoi concorrenti come Prada, Armani. È una nana”. La sfida continua. Gli Agnelli con La Stampa, il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport e la fusione delle due società di pubblicità non accentreranno troppo potere nel mondo dell’editoria?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12