Io non vi credo più,  ora fuori i secondi!

“Fuori i secondi!”. Così usa gridare lo speaker per annunciare ai pugili l’inizio di un nuovo round.

Vi dirò, la situazione politica attuale assomiglia, e non poco, a quella famosa battuta del pugile suonato, tragicamente tumefatto, che sull’orlo di crollare – una volta rifugiatosi nell’angolo – si sente ripetere dal suo manager il mantra, del tipo: “Stai andando alla grande!”. Risposta sconfortata della vittima al suo mentore: “Beh, allora fai attenzione all’arbitro, perché mi sa che è lui a picchiarmi!”. Non ci crederete, ma quella scenetta oggi è perfettamente rappresentata (senza alcuna comicità!) dall’attuale quadro politico italiano. Ovviamente l’arbitro è il Colle; il perdente è Berlusconi e il vincitore ai punti si chiama Monti Mario. Chi fa parte della giuria? Sicuramente, Prodi e De Benedetti. E per la stampa? Tutta quella di regime, più un outsider chiamato Alan Friedman. Cronista? Beh, non si vede, ma io ho l’impressione che Ed Luttwak ci starebbe benissimo, dietro le cristallerie, cuffia e microfono alla mano!

Quando si sarebbe svolto quell’incontro così disastroso per le sorti del Cavaliere Bianco? Ufficialmente, il ko tecnico sarebbe avvenuto nel novembre del 2011. Ufficiosamente, però, il primo round avrebbe avuto avvio già a inizio estate dello stesso anno, con un sondaggio discreto, da parte di Napolitano, nei confronti di Monti. Quest’ultimo, poi, sarebbe andato a chiedere lumi e conforto ai suoi “manager”, Prodi e De Benedetti, ai quali era assolutamente noto, già da allora, l’esito di quell’incontro truccato. Lo avevano organizzato, infatti, i sodali del G20, con Merkel, Obama e Sarkozy, che volevano far digerire al nostro la pillola dell’intervento - per un’ottantina di miliardi di euro - dell’Fmi, al fine di salvare l’Italia dal rischio di un imminente default, a seguito dell’andamento disastroso dello “spread” (e non “sprid”, signor Procuratore della Corte dei Conti, Regione Lazio! ) e del tasso di interesse sul nostro debito sovrano. Berlusconi e Tremonti si misero allora di traverso, rifiutando la “carità” del resto del mondo. Figuriamoci, nessuno fa nulla per nulla! Quel prestito in verità ci sarebbe costato carissimo, a tutto vantaggio dell’attivo della bilancia commerciale altrui!

Invece di chiedersi “perché” tutto questo sia, soltanto oggi, sotto gli occhi della pubblica opinione, con notevole rimbalzo del “gatto morto”, lanciato solo ora da tutti i media di regime, sono in parecchi a fare la ruota del pavone, gridando “io l’avevo detto!”. Grida manzoniane che non interessano minimamente le persone che desiderino capirci qualcosa di più in questa vicenda. Proverò, quindi, a esercitare il mio solito ruolo di “Grillo Parlante” (senza stelline, ovviamente!), collocandomi proprio su quell’ottovolante al quale ha di recente accennato Matteo Renzi. Dunque, chi spinge e chi frena dietro le quinte per liberarsi del duo Letta- Napolitano? Intanto, in premessa, lasciatemi rinnovare il mio mantra di sempre. Ovvero: i racconti mitologici dei liberali a tutto tondo continuano a ripeterci che serve un S. Giorgio per abbattere il Drago della spesa pubblica, il vero e unico responsabile di questo nostro “disastro-Paese”. Bene: chi, secondo voi, dovrebbe indossare quell’armatura? Il popolo, pacificamente, come in Ucraina? I Forconi di massa? I giovani scatenati, come in Bosnia? Penso che, fortunatamente, siamo lontanissimi da quegli aspetti, non fosse altro perché godiamo tutti, mediamente, di un certo benessere residuale. Il “core” politico rovente della nostra situazione è ben altro. Ovvero: dal 1948 in poi, a vincere sistematicamente le elezioni, qui in Italia, è una maggioranza elettorale consociativa (di matrice cattocomunista), la quale, sostanzialmente: vive di spesa pubblica; vota regolarmente; non si astiene mai. Bene, per risanare il Paese bisogna pur battere nelle urne questa maggioranza di blocco, qualora s’intenda rimanere (come noi certamente vogliamo fare) nell’ambito di una democrazia rappresentativa. Quale dei tre attuali cavalieri in arme, Renzi, Berlusconi e Grillo, riuscirà a batterla? Dico io, “nessuno” dei tre! Anche perché, a leggere bene sulle loro labbra, nessuno di loro oserà mai aggredire pubblicamente l’argomento principe della questione, rappresentato da un impiego pubblico elefantiaco, geneticamente inefficiente, super tutelato e iper garantito, che percepisce per di più pensioni anche molto superiori ai contributi effettivamente versati.

Il problema vero, riferito a quel “core” incandescente, è rappresentato dalla necessità - non più rinviabile - di “azzerare” l’attuale organizzazione dello Stato nel territorio, prima causa, in assoluto, sia del folle moltiplicarsi di migliaia di burocrazie, sia di tutti gli immensi sprechi derivanti da una spesa pubblica clientelare, corrotta, senza freni e ormai fuori controllo. Per quest’ultima, i folli “tagli lineari” alla Tremonti non servono proprio a nulla! Il trucco sta (e quest’accusa è rivolta a “tutti” i Governi che si sono succeduti, dalla sciagurata riforma - voluta dalla sinistra e mai veramente impedita dal centrodestra - del Titolo V della Costituzione in poi) nel non aver mai adottato, con legge e/o con provvedimenti governativi, un regolamento per la valutazione dei costi standard nella PA e, soprattutto, nella sanità pubblica! Eccomi al punto cruciale: che cosa accade oggi? Perché si parla di dimissioni di Napolitano, di complotto anti-Berlusconi, di staffetta in corsa (senza elezioni frapposte!) tra Renzi e Letta? Direi, per lo stesso motivo per cui Monti non fece proprio nessuno di quei compitini che vennero assegnati dalla Bce, nel 2011, al Governo Berlusconi morente! La riforma pensionistica della Fornero, adottata senza gettare al macero l’art. 18, la Triplice Sindacale, la burocrazia e i suoi costi devastanti (che offrono al contribuente solo pessimi servizi pubblici), si è rivelata una mossa perdente. Basterebbe per questo citare il dramma degli esodati: un bel “pacco” napoletano tirato a Monti proprio da quel Mastrapasqua che il professore non osò mai rimuovere dal castelletto dei suoi numerosi incarichi, inventandosi, per di più, una “Spending Review” nata morta per definizione! La ragione di questo finto tornado di oggi, sulla Presidenza della Repubblica? Semplice: sollevare un’immensa nuvola di polvere che oscuri il vero, gravissimo problema che oggi ha l’Italia. Ovvero: il concreto rischio di deflagrazione del barile di polvere pirica, che porta il nome di un’insostenibile tassazione sul reddito d’impresa e sui cittadini, e che allontana sempre più dall’Italia i veri produttori di ricchezza. Mentre, di converso, quella famosa maggioranza consociativa - che prevale da quasi settant’anni nel risultato elettorale - reagisce con fortissime spinte anti-Ue e anti- Euro.

Io, in conclusione, non vi credo, miei cari. Questa è solo un’ulteriore, ben triste commedia, per rinviare “sine die” scelte dolorose per chi, con i propri privilegi, sta distruggendo la ricchezza residua di questa Nazione. Ma fino a quando, mi chiedo?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08