“Sburocratizzare”, basta perdere tempo

I numeri non piacciono a nessuno e però rendono l’idea delle situazioni. L’ Italia con un debito del 132% e il fiscal compact incombente non può andare da nessuna parte senza interventi forti, risolutivi e largamente condivisi. Gli oneri al servizio del debito e l’obbligo di rientrare nei parametri europei del 60% nel rapporto debito-Pil costeranno una quantità di decine di miliardi di euro all’anno da far venire i brividi a chiunque abbia dimestichezza con i conti di un Paese. A tutto questo bisogna aggiungere poi il fatto che prima o poi i tassi aumenteranno, rendendo se possibile ancora più critica una situazione come la nostra che già di suo appare insostenibile.

Piaccia o non piaccia questo è il quadro, e pensare di risolverlo con le pur necessarie modifiche alla legge elettorale piuttosto che al Titolo V della Costituzione è semplicemente illusorio. Serve altro, a partire da una serie di iniziative che contemporaneamente fossero operative nel sistema. Sburocratizzare, che è parola d’ordine, secondo gli interminabili percorsi italiani sarebbe l’ennesima illusione ed il Paese non può aspettare. Meglio dunque, se veramente si volesse, riprendere subito ed estendere al massimo la legge sulla autocertificazione, consentendo con le responsabilità civili e penali previste di autocertificare tutto l’autocertificabile ed eliminando subito così una serie interminabile di permessi, licenze e autorizzazioni che costano, rallentano.

Avviare un grande patto di riconciliazione fiscale ed amministrativa tra cittadini, contribuenti e Stato, azzerando così l’enorme contenzioso e l’immensità dei ricorsi dei quali non è certo l’esito, che gravano mortalmente sulla efficienza, sulla velocità e sulla capacità di andare avanti non solo del sistema fiscale ma anche di quello civile ed amministrativo. Un grande patto di riconciliazione consentirebbe infatti di avviare una concreta riforma fiscale complessiva, non solo facendo cassa in modo adeguato ma soprattutto di mappare definitivamente e con certezza la quasi totalità delle posizioni che ancora sfuggono, eludono o resistono al di là dell’inverosimile numero di adempimenti e di obblighi che ossessionano anche i più volenterosi .

Privatizzare subito, Poste a parte, le mille aziende comunali che in mano pubblica producono debito, costi e spesso malaffare e che invece in capo a seri gruppi privati potrebbero fornire servizi più efficienti e meno costosi. Abbattere, a fronte di un vero riordino degli ammortizzatori, il costo del lavoro in modo pesante e tale da rendere davvero più leggero il peso per le aziende e davvero più grande il volume dei redditi. Eliminare immediatamente utilizzando la revisione della spesa i mille privilegi economici e contrattuali che hanno consentito emolumenti e compensi pubblici oltre ogni ragionevole pensare. In buona sostanza questi ed altri sono provvedimenti che un Governo che volesse, potrebbe fare oggi e senza indugi. Sarebbe la dimostrazione che si è capito quel che c’è da capire, al contrario il Paese rischierebbe una attesa che non può permettersi e tutti gli Italiani lo sanno bene e da tempo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06