Euro, mille dubbi pochissime risposte

Prima o poi una riflessione seria e definitiva sull’Euro e sull’Europa diventerà inevitabile. Tanta rigidità, tanti vincoli ed obblighi non si erano imposti nemmeno con Bretton Woods ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che fanno finta di non vedere pur di non voler ammettere che l’intera operazione Euro in molte, troppe cose, non ha funzionato. Del resto avremmo dovuto avere sviluppo, benessere, crescita e stabilità ed invece ci ritroviamo tutti, tranne la Germania, praticamente peggio di come eravamo partiti o quasi. Certo non si può dire cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la moneta unica, ma è troppo poco e troppo labile come motivo per non condividere il pensiero di chi qualche interrogativo sulla questione se lo pone eccome.

E non è del tutto comprensibile nemmeno chi continua a sperticarsi sui vantaggi di una valuta comune, trascurando gli effetti negativi e virulenti di una operazione nata a tavolino ed innestata in economie diversamente regolate, diversamente preparate, diversamente pronte. Introdurre l’Euro ed i suoi vincoli saltando tutta una serie di passaggi politici, economici, sociali, ha significato più o meno fatalmente creare tutte quelle condizioni recessive, depressive e soffocanti che tanti Paesi e certamente il nostro, soffrono drammaticamente. L’unica a godere è la Germania, che avendo imposto a tutti le sue condizioni se la ride incassando i dividendi dello spread ed i vantaggi di regole scritte a sua immagine e somiglianza.

Certo, sarebbe giusto che i cosiddetti “padri” dell’Euro riconoscessero almeno errori ed omissioni, ma è inutile sperarlo perché non lo faranno, non possono e non vogliono, sarebbe una ammissione di una responsabilità faticosa e difficile da far digerire. A questo punto però, delle due l’una, o si studia un nuovo e più elastico modello che preveda meno vincoli e meno rigidità, oppure si inizi a parlare della possibilità di uscire dalla moneta unica. Non è possibile infatti che nessuno abbia la forza ed il coraggio di dire chiaro e tondo alla Germania che non è la padrona del mondo e dei destini degli altri Paesi e vista la sua storia e le catastrofi terribili che ha combinato sarebbe bene che la smettesse di porre e disporre, accettando invece una nuova e condivisa gestione della crisi e dei suoi effetti.

I nostri ultimi Governi non hanno certo proceduto in questo senso, anzi hanno piuttosto supinamente accettato diktat e rimproveri. Ci piacerebbe dunque che i promessi salvatori della Patria che tanto parlano di riforme e cambiamento si pronunciassero in modo chiaro e risoluto su questo tema, che di fatto resta il nodo gordiano per un futuro migliore o peggiore. Non pretendiamo di essere bravi ed intelligenti come loro, ma sappiamo sulla nostra pelle che così non va; sappiamo che il nostro Paese vive la somma di sofferenze che vengono per un verso dai disastri della politica interna e per l’altro dai vincoli di una Europa soffocante, burocratica e classista che così continuando finirà col rovinare tutto e tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:10