
“Specchio, specchio delle mie brame, chi fa più Casini di me nel Reame?”. Ma tu, mio caro! Sì cari moderati, perché, nel bene come nel male, Casini è lo specchio della politica italiana. Lui, Alfano, De Girolamo, Mastrapasqua, e migliaia di altri come loro rappresentano, poi, il “Sistema” a matrice catto-comunista e consociativa (prima biancorosso e oggi bianco rosa, con mille falliti tentativi di ricostruire la Dc); quello che vive e prospera nello (e “grazie allo”) Stato-badante. Direte voi: oggi, le leve del comando sono (praticamente) tutte nelle mani sbagliate, allora?
Vi rispondo che questo Paese non ha ancora raggiunto la necessaria massa critica del disgusto e delle povertà diffuse per reagire. Il Movimento Cinque Stelle ci invita, ogni giorno, a raggiungere quanto prima quella soglia, con un’opera sistematica di denuncia quotidiana, per i piccoli, come per i grandi misfatti della politica e della burocrazia italiane. Debbo dire, però, che i liberisti-liberal-democratici lo fanno dal 1948, senza nessuna speranza di ottenere, un giorno, un megafono come quello mediatico, impugnato “quotidie” da Grillo e dai grillini d’assalto. Poi, come nelle malattie lente ma implacabili, non ci resta che attendere di rinascere tutti assieme, dopo che sarà passata lungo la corrente della storia la spoglia dello “Stato ladro!”, come si ostinava a gridarlo dai microfoni di Radio24 Oscar Giannino. Ma gli errori vengono da lontano, e si pagano assai cari.
Bisognava fare qualcosa d’immediato e radicale all’epoca in cui ancora esistevano (per pochissimo ancora!) i partiti-chiesa di Dc e Pci - pur nella visione pur edulcorata dei Ds occhettiani - subito dopo la fine dell’Urss, in quel lontano 1991, quando l’Occidente reaganiano vinse la sua Terza Guerra mondiale (combattuta, indirettamente, su mille fronti, Afghanistan incluso!). Ovvero, andava rispettosamente consegnata al passato la Costituzione del 1948, eleggendo una nuova Assemblea Costituente che affiancasse quella ordinaria per fare ciò che fu fatto nel secondo dopoguerra, consegnandoci una Carta Fondamentale all’altezza dei tempi. Ritengo validissimo, anche oggi, quel ragionamento che molti (me compreso) fecero allora.
Oggi, di nuovo B. & R. provano a resuscitare l’antica Commissione bicamerale di D’Alema per tentare di surrogare quel discrimine così netto, così definitivamente dirimente. Del resto, è cosa notoria che i maligni (alla Andreotti) sostengono che ci sia stata una mobilitazione massiva per Renzi da parte dei simpatizzanti del Pdl in occasione delle primarie del Pd. Bene, di tutti quei miei colleghi chiacchieroni, però, non mi risulta che ve ne sia stato uno solo che abbia scarpinato per l’Italia (almeno, “arando” solo la Toscana, dico io!) per fare un po’ di statistica sociale sugli exit-poll. Un’altra verità storica ineccepibile (da non sottacere al trasformismo casiniano, arte in realtà assai diffusa…) è rappresentata dal fatto che i liberal-democratici (ragionevole alternativa moderna a questo marcio sistema di cose) marciano da sempre fieramente divisi tra di loro.
Del resto, servono i nostri strumenti di nicchia per affrontare e sconfiggere, democraticamente, nelle urne, quella robusta maggioranza elettorale che, in mille forme possibili, dal 1948 a oggi vive di spesa pubblica e blocca ogni rinnovamento possibile di questo Paese? L’elettore medio, infatti, continua a rimanere statalista e, sostanzialmente, socialfascista (non c’è nessun tono dispregiativo in questa mia definizione. Per questo, rimando i miei critici ai contenuti storici, ideali e politici relativi). Le rivoluzioni (del tipo di quelle distruttive avanzate dal M5S) a volte cambiano una mentalità diffusa. Ma, spesso, ne radicano un’altra ben peggiore (vedi soviet e cheguevarismo). Quindi, anch’io non saprei che pensare e augurarmi. E questo è il mio personale dramma. Molte speranze riposi anch’io – nel 1994 e nel 2001 – nel Cavaliere che, per ben due volte, dispose di maggioranze bulgare, a suo favore, e ogni volta trovò mille e una scusa per mantenere al loro posto parassiti e opportunisti che vivono di sola spesa pubblica!
Perché esiste un rapporto irreversibile e unico tra la rappresentazione di un sogno e ciò che avviene poi nella realtà percepita: nulla in questo mondo si può riavvolgere per rifare, come in un film, su basi diverse, la stessa scena! Il collega Galli della Loggia, nel suo editoriale del 3 febbraio sul Corsera, ci faceva capire che di questo andazzo (malgrado il “pornazzo”, tanto per fare rima, inscenato da alcuni grillini!) Grillo rischia concretamente di superare il 30% e passa! Perché in moltissimi, credetemi, degli “incazzati” che hanno votato per Grillo non sanno che farsene degli innumerevoli attestati di solidarietà “politically correct” alla Boldrini (personalità di spicco dell’umanitarismo di sinistra, di estrazione e stampo Unhcr). Anzi: la grancassa mediatica non fa altro che offrire gratis al M5S prime pagine e titoli di testa nei quotidiani e nei telegiornali. Grillo è un esperto di queste cose, e deve avere ben ascoltato, quanto accadde negli anni ‘90, quando Radio Radicale aprì i microfoni a tutti.
Infatti, la “pancia” degli italiani vale, oggi, almeno il 40% dei consensi elettorali! Quella pancia dice esattamente ciò che Grillo urla nelle piazze e nei microfoni (beato lui che lo può fare, io avrei da dire cose altrettanto interessanti, ma non ne ho la possibilità). Dopo di che, io porrei al M5S le domande seguenti: 1) Si resta, o si esce dalla globalizzazione? La risposta del M5S è la prima. Bene. Questo ha una conseguenza immediata: l’isolamento politico, economico e finanziario dell’Italia. Punto. Su questo non c’è discussione. Come lo vogliamo affrontare, politicamente? Stampando di nuovo moneta, che presto diverrà super inflazionata, prosciugando patrimoni pubblici e privati? 2) Decrescita felice. Bene.
Un indubbio punto di partenza etico e filosofico. Traduciamolo in cifre: 2a) Come si decide a chi si toglie e a chi si dà per costruire il reddito di cittadinanza? E con quali strumenti coercitivi lo si fa? Perché tutto questo implica una questione di “totalitarismo strisciante” dei poteri dello Stato; 2b) chi, a quel punto, è legittimato a produrre ricchezza e con quali vantaggi e svantaggi (tassazione, tetto di reddito, ecc.)? 2c) Con lo schema M5S si ingigantisce o si abbatte lo Stato-badante, onnipresente e tuttofare? Se lo si fa crescere, come lo si mantiene? Ne ho per un libro intero, capirete. Conclusione: miei cari grillini, provate a darlo a noi liberali, quel vostro 25%, e vi faremmo vedere come si pratica la Rivoluzione vera, per chi, come noi, ha una percezione un po’ più accurata del mostro politico-amministrativo che ci divora! Senza presunzione. Pronti sempre alla sfida. Soprattutto, perché a noi stanno a cuore i giovani e il loro futuro.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:10