Paradiso? Meglio un limbo in Terra

Ma quale rimpasto! Qui o si cambia o si muore, ma niente voto, ovviamente, non subito. Quindi, al solito, navigazione a vista in un’Italia in ogni senso sempre più prosciugata. Niente crisi al buio, come si dice. Non solo perché sua Maestà non vuole, ma senza una legge elettorale che accontenti i maggiori partiti, e senza una pur minima parvenza di riforme da dare in pasto all’Europa e al popolo che ancora spera e vota, non si può. Renzi lo sa e sa anche che continuare a fare il pungolo di un corpo morto, alla fine diventa un esercizio sterile di pura propaganda, un boomerang.

Partecipare con suoi fedelissimi a un ipotetico Esecutivo Letta-bis, poi, sarebbe un suicidio, un’omologazione alla vetusta e passata prassi politica, per nulla premiante per il suo futuro. Il giovane Letta politicamente è oramai un vecchio arnese. Un uomo intristito dagli eventi che attende e si muove solo per reazione. Quanto potrà campare come Presidente del Consiglio seppure troverà nomi giusti, degli aspiranti al martirio, per sostituire i dimissionari De Girolamo, Fassina e Archi? Più crudele del corvo e del gabbiano che si sono avventati sulle colombe di papa Francesco, il sindaco di Firenze sa che il tempo stringe e che Alfano è oramai compromesso con il sempre meno gestibile caso Kazakistan, che la Bonino rischia (anche se non è stata lei la causa) una figuraccia colossale nel prosieguo della trattativa con il governo indiano per la liberazione dei due marò, che la Cancellieri è un ministro dimezzato e che al ministero dell’Economia il clima è da guerra aperta, per non parlare dello Sviluppo Economico, ricordando che solo pochi giorni fa la renziana Debora Serracchiani ha chiesto le dimissioni del ministro Zanonato.

L’unica strada percorribile per Renzi è un Governo di scopo da lui presieduto con pochi punti realizzabili (guai a essere troppo ambizioso, con il rischio di fallire) e appoggiato da quello strepitoso animale politico che è Silvio Berlusconi, diventato in queste ore il nuovo “grande vecchio”. E sostenuto inoltre, da chi ci starà – Nuovo Centrodestra e pezzettini di ex- montiani, destinati alla fondazione di un unico soggetto – con la promessa di continuare a sopravvivere magari un altro anno ancora. Pochi ministri, scelti con cura magari fuori dalla politica, poi si va ad elezioni sull’onda di due o tre cose fatte a puntino.

Un’ipoteca per la vittoria, una garanzia di successo, ma anche di possibile sostanziale cambiamento della scena politica complessiva: assetto dei partiti, alleanze e chissà quanto ancora. Cambiamento quanto autentico, va da sé, tutto da verificare. O si cambia o si muore l’abbiamo detto: ma nonostante tutti vogliano andare in Paradiso, nessuno vuole morire. Meglio un limbo qui in Terra, a quanto pare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:14