Il Grillismo: ovvero frustrazione al potere

Reclutamento del generale Anatolevich del Kgb: “Fate attenzione alle persone meno favorite dalla natura o dal caso, poco attraenti o sofferenti di complessi di inferiorità, bramose di potere e di prestigio, ma sconfitte dalle circostanze. L’appartenenza ad una organizzazione potente e prestigiosa può dar loro un senso di superiorità nei confronti della gente più bella e più abbiente che incontrano nella vita quotidiana”.

Cos’è il “grillismo”? Da dove muove i suoi primi passi? Dove vuole arrivare? Non sono qui per dirvi chi sia Casaleggio, quali ramificazioni internazionali abbia. O cosa sia la Webegg, nata Olivetti e morta Telecom. Non vi parlerò di Sassoon, né della Casaleggio e Associati, né del suo azionariato in testate giornalistiche. Queste cose le trovate in ogni angolo del web e potete valutare da soli se siano vere o false. Io non lo so. Questo è un pezzo da non prendere troppo sul serio. Così come non sono da prendere sul serio le mie opinioni. Io sono qui a fornire la mia visione del grillismo, inteso come fenomeno. Chi è il grillino.

Il grillino è un individuo che, a torto o a ragione è in preda ad una colossale frustrazione. E’ l’aspirante tronista che Maria De Filippi scarta dopo cinque minuti, giusto il tempo di concedergli “per educazione” almeno di presentarsi. E’ quello che “alle feste c’è sempre quello figo che ti ruba la scena”. E’ quello che non sa di geografia o di politica, figuriamoci di geopolitica o di relazioni internazionali. Il grillismo non è un movimento “politico”. E’ un’associazione di frustrati. E’ questo stato d’animo il collante del grillismo.

Non sono le opinioni, che tra l’altro non hanno. Non è un diffuso malcontento, perché per essere scontenti bisogna anche essere coscienti di cosa non vada. Il grillismo è l’immaginazione al potere senza averne una. E’ un raduno di pronunciatori di frasi fatte. Un po’ come la base di Comunione e Liberazione, piena di “supercazzole”. Ecco, ci siamo. Il “grillismo” è ciò che nella religione cattolica può essere la base di Comunione e Liberazione. Solo che CL comincia col “gioco”: ti fanno cantare due canzoncine, leggere due pagine di Giussani, ti convincono che “Cristo lo incontri nel Movimento”, poi magari Cristo continui pure a cercarlo, non dico di no, ma nel frattempo incontri una ragazza che ti piace e rimani imbrigliato nel ruolo di “attivista”.

Fa molto ridere? Su queste persone ci hanno costruito la Compagnia delle Opere. Scusate se è poco. Il grillismo no: il grillismo ti recluta già “adulto”, con la coscienza e la delusione di essere il pezzo di ricambio di una società che, se non fosse per il fatto che consumi, potrebbe anche fare a meno di te. Una società che per selezione naturale (perché in tutto questo non hai neanche un “santo in Paradiso”) ti ha già tenuto fuori. E’ lì che capisci che la “V” maiuscola nel logo del partito di Grillo è la V di “Vendetta”. Ecco la “leva” di Grillo: prendi un “escluso”, gli dici che hai fiducia in lui, che in lui intravedi “il Sol dell’Avvenire”, e questo sarà il tuo più fedele servitore.

E’ la prospettiva che fa di un essere umano un “grillino”. Dove si sarebbe mai visto altrimenti un movimento dove persino l’autista del leader possa avere la sensazione di dettare la linea del partito? Delusi? Sì, lo so. Non è originale, lo ammetto e sicuramente nemmeno esaustivo del fenomeno. E’ uno schema già stanco. Nelle università lo usano da più di cinquant’anni per tenersi gli assistenti volontari che lavorano a costo zero. Però a quanto pare è ancora ben funzionante. Il grillismo è una struttura, non un movimento di pensiero. Lì a pensare sono due, forse Uno, e forse nemmeno Lui.

Gli altri “eseguono”. Sì, ok, li fa giocare al televoto sul web, all’occupazione delle Camere, leggendo una Costituzione che potevano benissimo leggersi ognuno a casa propria. Ma poi, accortisi che di quel libro non ci hanno capito un tubo, acuiranno il già forte rapporto di gratitudine e di dipendenza da colui il quale li ha resi “protagonisti”, trascinandoli via dal divano dove oramai vivevano permanentemente tra l’invio di un curriculum e una partita alla Playstation. Chi sostiene il grillismo? Beh, gli endorsement dell’Amb. Thorne (reperibili sul web) ci forniscono un valido indizio. Realistico? Veritiero? Non ne ho idea. Intanto è un indizio. Quanto durerà? Difficile dirlo.

La trasformazione da movimento a lobby autotutelantesi, e la conseguente trasformazione in vero e proprio partito non permette di stabilire una durata precisa. Forse durerà un ventennio, come l’Italia dei Valori della quale ha preso il posto. Forse solo una “primavera”. Proprio come quella “Primavera Araba” che Grillo auspica in Italia. Ignorando però di capire come sia finita laggiù: che gli integralisti sono saliti al potere. Vi ricorda qualcuno?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:13