Altro che l’Italia, noi siamo la Lett-onia

Perché in politica si suole parlare di “casa” intesa come contenitore politico? Perché la politica è una truffa immobiliare. Perché la politica è l’arte di vendere una casa fatiscente alla quale sia stata data una “rinfrescata di vernice” dando a bere all’incauto compratore che si tratti di un immobile appena ristrutturato e libero da vincoli. Invece quel bene non solo è fatiscente, ma il venditore è per giunta una persona senza alcun titolo e che quel bene lo ha solo in usufrutto. Il vero proprietario dell’immobile rimane ben nascosto ed è l’artefice di questa truffa. Il finto venditore invece è quello che scappa con i soldi del compromesso senza stipulare il rogito. Diciamocelo senza falsi pudori.

La democrazia non ha fallito per il solo fatto che non è mai esistita. E non esistendo non può aver fallito. È un’illusione ottica la democrazia, ed è tenuta in vita con metodi che di democratico hanno ben poco. Ma perché non ammetterlo? Che male c’è? Signori, abbiamo scherzato. La democrazia non esiste né mai è esistita. Troviamo un’altra forma di governo. Potrà essere buona, forse anche cattiva, ma certamente sempre meglio di una forma di governo inesistente. Non è forse meglio così anziché perdere tempo con una macchina pesante e dispendiosa come quella democratica che ha come carburante l’inganno e che per questo non va da nessuna parte? Il Governo Letta cadrà.

Non è che possa avere vita lunga un Esecutivo che dica una cosa oggi e che se la rimangi il giorno dopo. Si faranno nuove elezioni, con ogni probabilità vincerà il centrodestra, nel quale c’è stata un’“operazione volti nuovi”. Adesso c’è Toti, volto fresco che rovina la festa a coloro i quali volevano impossessarsi per sopraggiunti limiti di età e di giustizia dell’eredità politica (troppo nobile questo termine, sostituiamolo con “i voti”) del Cavaliere, dopo essersi sbarazzati degli altri competitor “nell’asse ereditario”. A chi verrà affidato “questo Toti”? Indovinate un po’? A Gianni Letta.

Si, è “ricicciato” Gianni, il Signor G. Dopo aver tirato un pacco al Cavaliere dandogli a bere che stesse intercedendo per lui ma lavorando in realtà sotto traccia per il costituendo governo del nipotino, il primo consigliere di Silvio Berlusconi (figuriamoci cosa possa essere “il secondo”) era scomparso per un po’. Uno pensa: dopo quanto accaduto, Berlusconi lo avrà messo in naftalina. E invece rieccolo nelle vesti di “genitore1” del politicamente neonato Toti. Del quale è evidente che serva solo la faccia, essendo destinato ad essere radiocomandato dal Signor G. Riepiloghiamo per i più disattenti.

Mentre Berlusconi era sulla graticola per la sua vicenda giudiziaria, il Signor G ha illuso il Cavaliere che Napolitano avrebbe aggiustato tutto in cambio del suo abbandono della politica. Lo ha convinto a mandare a casa il suo Governo, a digerire il Governo del nipote e per tutta risposta non solo il Cav. è stato esautorato con decadenza a voto palese, ma è stato anche interdetto dai pubblici uffici. E, riconoscendogli questi brillanti risultati ottenuti, il Cavaliere gli affida di fatto persino la guida di un partito, che è quindi un’auto con carrozzeria Toti ma a trazione Letta. Ho detto trazione, non motore.

Perché Letta è a sua volta la carrozzeria dell’auto al quale è attaccato Toti con un gancio da traino e che ha come motore i poteri forti transnazionali che portano tutti questi signori nella direzione che a loro (non all’Italia, a loro) fa più comodo. Cadrà il Governo Letta, non quello “dei Letta”. Anche il più sprovveduto dei lettori a questo punto avrà capito che qualcuno ce li deve pure aver messi questi due signori. E chi ce li ha messi? Ce li hanno messi tutti, tutti tranne le elezioni. E quelli da eleggere ce li hanno messi loro.

Quindi, che uno voti o meno, nulla è lasciato “al caso” e la rotta è tracciata da soggetti completamente estranei alla politica nazionale, dei cui interessi quindi se ne infischiano nel modo più assoluto. A turno la politica “fa contratti” e “scappa con la caparra”. Ora la destra ora la sinistra. Ma la politica non è forse l’azienda di famiglia dei Letta, che ha due rami d’azienda, il centrodestra e il centrosinistra? A questo punto non so se abbia senso parlare di legge elettorale o di finanziamento ai partiti. Come non ha senso parlare di elezioni. Assomigliamo sempre più a quegli stati Africani dei quali gli Usa ne decidono i presidenti. Eravamo la “Lett-onia” e non lo sapevamo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:21