
Secondo l’Istat “i prezzi delle case calano per l’ottavo trimestre di fila”. A riprova del fatto che continua e s’incancrenisce la crisi del mercato immobiliare. L’Istat ha comunicato che, in base alle sue stime preliminari, “i prezzi delle case sono calati nel terzo trimestre in Italia dell’1,2%”. Una percentuale bassa, ma solo se non si tenesse conto che il calo è l’ottavo consecutivo ed è di ampiezza doppia rispetto a quello rilevato nel secondo trimestre (-0,6%). L’Istat giustifica la cosa dicendo che questo andamento andrebbe ascritto, anche se in parte, a fattori stagionali. Ma ben sappiamo che il calo è dovuto in modo sostanziale all’aumentata pressione fiscale sul mattone.
Su base annua i prezzi delle abitazioni sono calati nel terzo trimestre del 5,3% (il settimo consecutivo): “valore più contenuto di quello registrato nel trimestre precedente (-5,9%)”, dice l’Istat, ma gli immobiliaristi aggiungono che non ci sarebbe più nulla da erodere, e che dopo si passerebbe all’osso, ovvero alle svendite degli appartamenti. Queste ultime rasenterebbero i valori catastali non ritoccati dal provvedimento Monti: dimostrando ai professori che sarebbe un gesto estemporaneo l’adeguamento del Catasto ai valori di mercato 2011-2012. Se il Governo Letta permettesse alle Agenzie del Territorio questo agio, di fatto varerebbe una patrimoniale espropriativa del bene casa. Ma al calo congiunturale hanno contribuito sia le diminuzioni dei prezzi delle abitazioni costruite prima del 2000 (-1,3%) che l’invenduto per quelle nuove (-0,5%).
Rammentiamo che, la flessione su base annua, è un dato medio calcolato sulla diminuzione dei prezzi riferita alle abitazioni esistenti (-6,8%, ovvero quelle che hanno conosciuto regime Isi, Ici e Imu) come su quelle di nuova costruzione (-2,0%, immobili che nascono con la Tasi). A conti fatti, dall’inizio dell’anno i prezzi delle case sono calati del 5,7%, a cui va sommata la perdita tra il 20 e il 30% già maturata nel 2012, durante il Governo Monti. In media, nei primi tre mesi dell’anno appena iniziato, si prevede che i prezzi delle abitazioni potranno calare d’un ulteriore 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (il 2013). In sintesi, i borsini immobiliari già danno in calo dell’1,8% i prezzi delle abitazioni nuove e del 7,5% quelli delle case costruite prima del 2000.
La domanda che in tanti si pongono è se questo stillicidio verrà considerato dal legislatore, frenando per tempo la revisione delle classi catastali. Ma anche scongiurando per tempo l’adeguamento a valori di mercato ormai vecchi, chiaramente precrisi. Intanto aumentano le agenzie immobiliari specializzate nella vendita di case e terreni ai nordeuropei, soprattutto a tedeschi e inglesi. Spaventa anche il numero degli italiani che vende casa e si trasferisce in roulotte e camper: sarebbe aumentato dell’1,4% nel 2013. La rivoluzione è evidente: non riuscendo le politiche sociali a trasformare gli zingari in stanziali, possono almeno dire di aver indirizzato gli italiani meno abbienti verso il nomadismo. È evidente il calo della qualità della vita: diminuisce la sicurezza igienico-sanitaria negli approvvigionamenti idrici, ma anche la tutela infortunistica per prese elettriche e collegamenti a varie utenze domestiche (il gas, per esempio). L’Europa, almeno quella a due velocità, è ormai bella e fatta.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06