Avevamo un genio e non lo sapevamo

Avevamo un genio “a nostra insaputa”. Così, nascosto, discreto. Ma era lì pronto a stupirci con le sue soluzioni geniali. Il suo nome è Mauro, Mario Mauro, e di professione fa il ministro della Difesa. È un brutto periodo per i ministri della Difesa. Perché oggi il mondo è asimmetrico e può capitare che l’offesa stessa dalla quale ci si debba difendere sia “non convenzionale”. Non è necessariamente “l’offesa” un conflitto regolare: può essere economica, culturale. Ma anche informativa: può esserla anche una dichiarazione affrettata ed improvvida.

Magari di un ministro della Difesa. Sotto questo punto di vista la Fallaci avrebbe molto da insegnare ai titolari dei dicasteri della Difesa. Lo aveva detto – lei – che i flussi migratori erano una forma di colonizzazione. Lo aveva detto – lei – che era una guerra dove era in gioco il predominio culturale dell’Oriente sull’Occidente (a casa dell’Occidente, tra l’altro). Ed eccoci qui. Ti svegli un sabato mattina e Mauro la butta lì così: “Si faccia una piccola modifica alla Costituzione italiana e si dia la possibilità agli immigrati di poter entrare nelle forze armate”. “Basta poco, che ce vo’?”: una piccola modifica. Eh ma non finisce qui, perché lui, il ministro, è consapevole di essere un genio e quindi spiega anche il suo pensiero.

Noi, “minus habentes”, ci siamo chiesti il perché di questa piccola modifica, e la risposta non si è fatta attendere: perché la vicinanza dell’immigrato con le forze armate, a suo dire, “favorirebbe l’integrazione”. “Oggi si può fare il militare solo se si è cittadini italiani. Bisognerebbe fare come negli Stati Uniti dove, se si presta servizio nelle forze armate per un certo periodo, si è agevolati nel conseguimento della cittadinanza”. Già, facciamo “come” gli Stati Uniti. Io credo (e spero che sia tutt’ora così e che nel frattempo non sia cambiato nulla) che i decisori politici debbano fare l’interesse nazionale, dove per interesse nazionale si intende sia l’interesse entro il confine sia fuori di esso.

Quale vantaggio ne tragga la Nazione dal togliere posti ai cittadini italiani per riservarli agli immigrati che per giunta (in virtù di questo favoritismo) risulterebbero anche facilitati nell’ottenere la cittadinanza italiana, è cosa tutta da chiarire. Ora non vorrei scadere nel populismo, ma in un Paese dove la gente si dà fuoco per non riuscire a pagare le tasse, quel posto che si concede ad un immigrato potrebbe essere utile ad un cittadino italiano che può in questo modo aiutare la sua famiglia. Ma quello che più stupisce e che candida Mauro al ruolo indiscusso di “genio incontrastato” del 2013 e degli anni a venire, è la consacrazione “apertis verbis” del concetto di “onlus defense”, introdotto politicamente in Italia dai tempi del Libano del generale Angioni.

Il concetto politico di onlus defense è il seguente: l’Italia è un Paese che deve avere le forze armate, ma non sia mai che si dica che facciano la guerra. Non sia mai. Solo missioni di pace. Devono essere un’entità a metà tra la Protezione civile e la Caritas, che deve servire ad essere impiegata nei disastri, nelle calamità naturali, nel soccorso dei migranti, ma che non deve sparare un colpo e della quale la politica possa sbarazzarsene (è il caso dei marò) ove si presume arbitrariamente ed unilateralmente che lo abbia fatto. Quindi in questo modo Mauro introduce le forze armate in un sistema di welfare ad uso e consumo dell’immigrato, chiedendo proprio a loro, che sono deputati alla difesa della Nazione, di benedire, facendoli transitare nei loro ruoli e permettendogli di entrare in strutture militari, i flussi di coloro i quali vengono nel nostro Paese a portarci una guerra per una supremazia culturale e di coloro ai quali l’idea di integrarsi con la nostra cultura non li ha nemmeno sfiorati per un attimo.

Ma vediamo le implicazioni politiche delle dichiarazioni del titolare del dicastero della Difesa. Immaginiamo che un cittadino straniero, prendiamo il caso di un ambasciatore, legga in rassegna stampa le dichiarazioni “maurine”. Cosa è portato a supporre? Può essere portato a supporre che magari le nostre forze armate siano state private della naturale capacità offensiva per essere destinata a scopi puramente umanitari? Sì, può essere portato a supporre questo. E non credo sia una ricaduta positiva né sulla considerazione estera della capacità difensiva ed offensiva della nostra Nazione, né politica né tantomeno sulle forze armate. Ma noi facciamo “come gli Americani”. La visione di Mauro degli Usa ricorda quella “uazzamericanbois” di Alberto Sordi.

L’arruolamento degli immigrati nell’esercito americano prevede alla base una severa regolamentazione della politica dei flussi migratori. Non mi pare il nostro caso. E nonostante la loro severa politica sui flussi migratori, è capitato e capita non di rado che militari americani (anche ufficiali) di religione musulmana perdano il senno e comincino a sparare verso i loro commilitoni che si preparano ad andare in Medio Oriente in missione. Questo in America, dove hanno imparato a loro spese che la politica immigratoria è una cosa seria. Immaginiamo cosa possa succedere in Italia dove ci manca solo che andiamo a prendere “i migranti” sulla loro costa. Mauro, un consiglio: fai “l’americano”, con “come gli Americani”. Albertone era un attore. Tu sei un ministro della Difesa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:51