Il Partito Robin Hood contro il Renzi-Alfano

Il partito dei garantiti, anche noto come “partito della spesa pubblica”, si è aggrappato a Matteo Renzi: ultimo gattopardo di una sinistra Diccì che non potrebbe estrinsecare il proprio potere senza gli accordi con le forze tradizionali, soprattutto con i sindacati. Già il proprietario della Cisl, Raffaele Bonanni, non nasconde come Renzi potrebbe rappresentare la panacea per tutti i mali della politica sinistra. E Carla Cantone, responsabile dei pensionati Cgil, sta cercando il momento buono per far dimenticare di aver appoggiato Cuperlo alle primarie, ma di essere ormai sulle posizioni di Renzi.

“Quella del contratto unico può essere la strada per ridurre la precarietà: bisogna avere il coraggio di confrontarsi con una dimensione nuova”, ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, aprendo così alla proposta sul lavoro del neo-segretario del Partito Democratico. È evidente come questa gente stia serrando i ranghi: obiettivo è dimostrarsi tutti allineati e coperti col partito dell’impiego pubblico. Perché questo sta avvenendo in Italia, i garantiti con contratto nel pubblico sono tutti compattamente schierati con Pd e sindacati tutti: rappresentano quel “popolo gioioso” che ha votato per le primarie. Contro questo partito “sindacal-sinistro-conservatore” si sono schierati Forza Italia, Grillo e i vari movimenti di protesta (Forconi, “9 dicembre”, centri sociali, disubbidienti vari…).

Le premesse per lo scontro sociale ci sono tutte, soprattutto sembrerebbe esaurita la pazienza di disoccupati, sottoccupati e poveri. Anche perché le meline renziane tra appoggio e velata sfiducia al governo Letta certamente fortificano il neosegretario del Pd, ma aggravano la fase di stallo in cui versano le politiche economiche e del lavoro. Già l’Esecutivo Letta è candidato a passare alla storia come il più insulso dopo quello Facta (fu il Presidente del Consiglio che precedette Benito Mussolini), e oggi si aggiunge che potremmo ricordarlo anche come quello che ha favorito la guerra tra disoccupati e garantiti.

Roma incarna la città dove il divario tra poveri e ricchi sarà sempre più evidente: si renderà tangibile con l’impennata media del costo della vita di oltre il 40%; il calcolo è stato fatto in base alla sommatoria di nuove tasse su casa, benzina, trasporti pubblici, energia e Irpef comunale e regionale. A dare manforte a questo scenario non c’è il parere di Grillo o di qualche forcone, ma dell’ex leader della Uil Giorgio Benvenuto: ha calcolato che solo la cura Zingaretti costringerà i romani ad un versamento di 616 euro a testa di media. Pagheranno tutti, disoccupati compresi: gli unici esentati saranno i poveri senza fissa dimora. Il contribuente romano medio sarà sottoposto al più oneroso doppio prelievo in favore del risanamento dei bilanci di Regione Lazio e Campidoglio: una media di 576,2 euro.

E comunque le nuove tasse impongono a tutti i cittadini italiani un sacrificio per contribuire al risanamento delle casse degli enti locali: la media italiana sarà di 197,2 euro in più a testa rispetto al 2013. Un operaio con un reddito 20mila euro sarà chiamato a versare nel 2014 circa 180 euro in più rispetto al 2013. Ma uno scenario davvero pesante sta per piombare su commercianti, artigiani e liberi professionisti: in molti casi si troveranno a pagare incrementi tra i 2mila ed i 6mila euro sulla tassa per i rifiuti urbani. Molti comuni ritoccheranno le tariffe di biglietti e abbonamenti sul trasporto pubblico urbano, non lesinando la diminuzione delle corse per favorire il risanamento dei bilanci delle municipalizzate. La punta dell’iceberg è certamente la giunta capitolina: a Roma la cura Marino, che non prevede vere privatizzazioni, porterà il biglietto degli autobus a due euro, tagliando comunque le corse.

La parola d’ordine è “austerità”, e lo ha ricordato il presidente Napolitano. Ovvero, nel 2014 difficilmente sarà possibile tendere una mano a disoccupati ed indigenti. Così sinistre e sindacati si stringono attorno a Renzi, perché non vengano erosi i diritti dei garantiti, soprattutto perché non si ripetano esperimenti alla Fornero: garantiti che vengono esodati dalle amministrazioni e poi vanno a ingrossare il partito dei disoccupati: il dissenso. La cartina tornasole di questo 2014 è già evidente nelle proiezioni sui consumi nel periodo delle festività: la spesa natalizia dell’italiano medio è diminuita di un ulteriore 40% rispetto al 2012. A risentirne di più i piccoli e medi esercizi: secondo una stima fatta dai dottori commercialisti, più del 30% delle attività avrebbe già preparato la cessazione all’ufficio Iva ed alla competente Camera di commercio, e per regolarizzare la chiusura entro il 31 dicembre 2013.

Quella Monti è certamente stata una cura da cavallo, e la Letta-Alfano è della stessa razza equina, una bella cura da somaro. Più che di legge di stabilità sarebbe il caso di parlare di norme destabilizzanti, al punto che già molti disoccupati e poveri avrebbero scavalcato l’argine dei Forconi per aderire al “Partito Robin Hood”: promette saccheggi dimostrativi negli uffici pubblici, aggressioni ad auto blu e spesa proletaria nelle mense ministeriali. Già pregustiamo lo sceriffo Alfano che stramaledice il “Partito Robin Hood”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49