Muore gente perbene,   governo indifferente

La miseria nella quale è scivolata la classe media italiana è, purtroppo, aggravata dai residui di un passato status sociale. A quest’ultimo venivano abituati tutti coloro che non avevano conosciuto la guerra nemmeno da bambini. Una grande fetta di popolazione che, per evidente decoro borghese, si sforza di mantenere l’apparenza orgogliosa e distinta. In questo modo di porsi è racchiusa l’eutanasia della famiglia media italiana, fortemente preclusa agli aiuti di una eventuale solidarietà collettiva: la classe media è così schiacciata, imprigionata nella sua misera e formale prigionia morale. Salvarsi toccherà solo a coloro che si rimboccheranno le maniche, accettando lavori umili e manuali, dimenticando titoli di studio e pregresse soddisfazioni intellettuali.

Nell’Italia che ci si sta disvelando conterà di più saper innalzare un muro, rasare l’intonaco, saldare lamiere di ferro e pezzi d’ottone, piuttosto che ostentare buoni curricula. Il curriculum non serve più e se lo presenti in aziende o uffici vari non fai altro che rallegrare la giornata di chi lo riceve: “Ma dove vive questo scemo? Manda ancora in giro il curriculum? Facciamoci quattro risate, vediamo dove ha perso il suo tempo in studi e formazione”. Lo Stato s’appresta a presentare già dalla prossima settimana il nuovo conto alle famiglie italiane che, tra nuove tasse su rifiuti e casa, si troveranno per il 70% a non avere di che fare la spesa alimentare già dal 18 gennaio. Anche la bolletta energetica di luce e gas subirà forti rincari: il “blocca bollette” del governo ha partorito l’effetto contrario, una sfilza di conguagli su luce, gas e acqua.

Non dimentichiamo che il rincaro della benzina non può, e per logica conseguenza, che trascinare con sé l’impennata di tutta la bolletta energetica. Eppure c’è ancora chi cerca giustificazioni, sostenendo in vari pulpiti televisivi che il mercato starebbe selezionando le migliori imprese. Boiata degna di giornalisti di regime e burocrati. A conti fatti l’ultima decimazione di botteghe artigiane e commerciali starebbe per consumarsi in questi giorni, nei capoluoghi di provincia sarebbero pronti a dimezzarsi ulteriormente i negozi. Non ce la fanno più, non hanno venduto nulla nemmeno sotto Natale, così chiudono partita Iva ed iscrizione alla Camera di Commercio, e prima che incominci il 2014. Nei pubblici uffici c’è ressa a dichiarare la chiusura d’attività prima che inizi fiscalmente il nuovo anno, ma dal governo sarebbe anche partito l’ordine di non divulgare questa notizia per scongiurare il panico tra i consumatori.

E cosa diremo a chi troverà chiusa la merceria sotto casa, che i titolari sono stati colti da influenza aviaria? E quando la gente s’accorgerà che la serrata interessa le botteghe di interi quartieri? Forse il governo tirerà in ballo la salute, asserendo che è in atto un’epidemia? Eppure sarebbe tanto semplice spiegare alla gente che, il “partito della spesa pubblica” ha imposto all’Esecutivo che venisse spremuto l’uomo di strada, per evitare l’impoverimento della classe burocratica. “Facciamo a metà?” avrebbero tentato Letta ed Alfano, ma gli alti dignitari di Stato (direttori generali, magistrati e funzionari) avrebbero sentenziato “che a pagare siano le moltitudini in difficoltà”. Del resto queste ultime sono davvero tanto restie ad ogni forma di ribellione, e non da oggi. In una pellicola degli anni Settanta si poteva scorgere un prelato intento a spiegare la storia ad Ugo Tognazzi nei panni di generale dell’esercito pontificio, preoccupato per l’arrivo di Garibaldi: “Ma non lo conosci il popolo?

Quello di Roma è rivoluzionario per strada, dove si sciacqua la bocca contro il potere: ma, se poco poco gli riesce di infilarsi nel salotto aristocratico, allora ti diventa cesaropapista e conservatore”. Sante parole, non a caso quel furbacchione del forcone Mariano Ferro s’è rivolto proprio al Papa che, di rimando, ha risposto da gesuita vestito da Francesco: “La ribellione non risolve nulla, sono vicino a chi ha fede e soffre la povertà, certo che in altra vita verrà ricompensato”. Il popolo è fatto così, si sa che è buono di cuore: basta che il potere dia una pacca sulle spalle e tutto rientra. È il “come è buono lei!” di Fantozzi e Fracchia: è l’autocoscienza di profonda inferiorità che ammorbidisce ogni repressione, ogni punizione. E al popolo piace, e anche tanto, che la presa per i fondelli caschi da altezze celestiali. Così il governo ha pensato bene di dire ai somari tutti che “la benzina aumenta ma non verranno ritoccate le bollette di luce e gas”.

La bubbola è davvero grossa, e lo sanno anche i bambini che il prezzo della benzina trascina con sé ogni bolletta energetica e decreta l’aumento generale dei prezzi. Continuiamo a farci del male, a credere ad ogni boiata istituzionale. E pensare che, grazie alle tante tasse sulla casa, in questo 2014 solo il 5% dei proprietari di casa potrà spendere in manutenzioni degli immobili. Significa che il patrimonio immobiliare italiano è a rischio depauperamento, con conseguenti crolli di cornicioni, intonachi, solai, balconi. Uno stato magnanimo e intelligente avrebbe lasciato più quattrini in tasca ai proprietari di casa, permettendo loro di pagare imprese e operai per manutenzioni e opere di consolidamento. Ma finiamola qui, un popolo di pecoroni ha partorito questo Stato imbecille.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:51