Lo Spazio Lidu su “L’Opinione”

Nuovi contributi e contenuti in virtù dell’accordo realizzato con la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo che prevede uno spazio settimanale sul nostro giornale dedicato alle attività e approfondimenti a cura della Lidu.

Bahar Kimyongur come Alma Shalabayeva

La Fidh e la Lidu sono intervenute sulla ministra Anna Maria Cancellieri per il caso di Bahar Kimyongur, attivista dalla doppia cittadinanza belga e turca, arrestato in Italia all’aeroporto di Milano Malpensa lo scorso 11 novembre, in base ad un mandato d’arresto internazionale emesso dalle autorità turche nel duemila. In quell’anno Bahar Kimyongur partecipò ad una manifestazione pacifica per denunciare le pratiche di tortura perpetrate di consueto in Turchia contro gli oppositori politici nelle carceri, e mise in essere altre condotte miranti a denunciare la costante violazione dei diritti dell’uomo nello Stato anatolico. Bahar Kimyongur, inizialmente trasferito nel carcere di Bergamo, in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari sulla domanda di estradizione, è oggi agli arresti domiciliari presso conoscenti, a Marina di Massa. Bahar Kimyongur non è la prima volta che si trova in simili condizioni, ma le corti belga, olandese e spagnola hanno rigettato le richieste di estradizione turca e lo hanno subito rimesso in libertà. Infatti i comportamenti per i quali è perseguito non costituiscono reato in uno Stato libero, ma corretto esercizio della libertà d’espressione. Invece l’estradizione di Bahar Kimyongur in uno Stato come la Turchia si concreterebbe certamente in nuove violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale perpetrate sulla sua persona. È per questo che la Lidu è intervenuta presso il ministro Cancellieri per evitare altri episodi indecenti, come nel caso di Alma Shalabayeva.

Esseri umani e cose

di Riccardo Scarpa

Da Lampedusa ci sono arrivate immagini che non avremmo mai voluto vedere: immigrati “accolti” in un Centro d’accoglienza, in realtà “concentrati in un campo”, messi in fila, fatti completamente denudare in un cortile, con le temperature di questi giorni, per essere disinfettati con apparecchi a spruzzo che ricordano quelli per dare il verderame alle viti. Quello che, nel filmato, più dovrebbe colpire non sono quei corpi nudi, quell’impossibile tentativo dei malcapitati di coprirsi le pudenda, l’idea che qualcuno, per essere disinfettato da una scabbia che non aveva, abbia potuto contrarre una broncopolmonite vera. Dovrebbe attrarre la nostra attenzione altro: l’assoluta indifferenza degli “operatori”, che trattano costoro come cose inanimate, con noncuranza, indifferenza. Se nelle loro espressioni, negli atteggiamenti, nella gestualità ci fosse, che so, disprezzo, si potrebbe urlare a rigurgiti razzisti, ma sarebbe comunque una presa di posizione, che non toglierebbe nulla all'odiosità della situazione, anzi; ma l'indifferenza è peggio. Non lo fanno per odio, ma solo in quanto sbrigano una pratica alla svelta e con la minore fatica possibile: spogliatevi e via. Che qualcuno possa conservare un senso del pudore, una propria dignità non è un pensiero che sfiori nemmeno gli “operatori”. Non è neppure la banalità del male, è solo l’indifferenza del burocrate. Questo sì che è tremendamente italiota. Qualcuno racconta che il generale Graziani, nel lasciare Roma perché destinato all’Abissinia, si lamentasse col portiere di casa sua per il fastidio della trasferta, comunicandogli, svogliato, che avrebbe cercato di fare presto. Forse fu per fare più presto possibile che ritenne fosse utile gassare gli Abissini. Anche lì, non per odio razziale, o per qualche altro ideale distorto ed andato a male, ma solo con lo spirito del burocrate che vuole chiudere la pratica. Gli italioti divengono crudeli quando, svogliatamente, vogliono archiviare l’incombente. Ma gli esseri umani non sono fascicoli, pratiche d’archivio, come nelle carceri, stipati nei letti a castello in pochi metri. Che differenza c’è fra un essere umano ed un faldone, quando archiviati. La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo è da un secolo ed oltre che cerca, in questo strapaese d’impiegati del catasto, di tirare i diritti fuori dagli archivi. Altri fanno costantemente lo sforzo di segretarli.

La Lidu verso una prospettiva europea

di Maria Vittoria Arpaia

In occasione del Congresso della Lidu tenutosi lo scorso novembre a Roma, Maryse Artiguelong, esponente dell’Aedh (Association européenne des droits de l’homme con sede a Bruxelles) invitata ai lavori, ha illustrato una dettagliata cronaca della situazione dei diritti umani in Europa. Il quadro che ne è uscito è a dir poco desolante. La violazione dei diritti umani e sociali è molto più frequente di quanto sia noto tramite gli organi d’informazione più importanti sia italiani che europei. Le violazioni non si verificano esclusivamente nelle aree asiatiche e africane, ma in Europa assistiamo ad un crescendo preoccupante e che deve far riflettere su quanto sta accadendo in Occidente e sulle sue ragioni di essere. Sempre la Artiguelong ha evidenziato come il clima politico antisociale portato avanti dai raggruppamenti politici cosiddetti “popolari” abbia lo scopo di demolire qualsiasi cosa possa ostacolare la fluidità dei flussi commerciali e finanziari da e per l’Unione Europea, in particolar modo nelle sue sempre più strette connessioni con le altre parti del pianeta. L’intervento della francese fa riflettere. La Lidu deve nel più breve tempo possibile proiettare una fetta crescente del proprio impegno oltre i confini nazionali. Ad una globalizzazione delle violazioni deve rispondere con una tutela dei diritti sempre più di ampio respiro. Anche la Lidu dovrà andare verso la globalizzazione delle sue prospettive operative lavorando in stretto contatto con altre strutture aventi scopi simili a quelli della Lidu stessa e che oggi, in gran parte, sono federate all’interno della Aedh. Alzare la testa per vedere più lontano implica un cambio di prospettiva che non poi così facile da acquisire rapidamente. L’azione della Lidu dovrà quindi procedere nella propria azione di lobbying a sensibilizzare le parti sociali coinvolte da una prospettiva più ampia, se non altro perché la posta in gioco, le libertà civili, subiscono effetti e derive che non sono più di corto raggio, ma sono la risultante combinata di fattori nazionali ed internazionali intrecciati fra loro da un processo di mutamento sempre più veloce. Sulla base di quanto appena detto, la Lidu intende dare un contributo crescente e di supporto alla realizzazione delle iniziative europee mediante campagne e contatti con i candidati europei che si riconoscono nei programmi riformisti piuttosto che in quelli “popolari”, del tutto estranei alle tematiche sociali. A ridosso delle prossime elezioni europee di marzo 2014, l’Aedh diffonderà un manifesto recante una serie di punti problematici per i quali viene richiesta una risposta dai candidati vicini ai temi dei diritti umani e sociali. La partita è molto rilevante. È importante perciò che le forze progressiste facciano uno sforzo per sbarrare la strada ad alleanze politiche europee avversarie dello Stato sociale la cui realizzazione è costato anni e anni di sacrifici e di impegno da parte di tutte le società più avanzate.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:45