
“Ma non ti vergogni? Che ci fai in piazza con i Forconi?”, afferma con sguardo beffardo una giornalista della Rai. Ad una simile affermazione, spontanea e naturale per la dipendente pubblica, non rimane che rammentarle che ci dovrebbe rendere edotti su come e quando sia stata assunta in Rai: chi l’abbia “appoggiata” e, soprattutto, se non si consideri fortunata rispetto a quella pletora di cittadini che fissa come fossero inferiori. Il suo sguardo non mente, quasi ci dice “è gente che non meriterebbe nemmeno di votare”.
È fiato sprecato intentare una polemica, si finirebbe per annoiarsi con le solite argomentazioni: “chi va in piazza è fascista, privo della benché minima legittimazione democratica, il vero disagio lo dimostra la gente rassegnata e non violenta”. Ué, ma non è che per caso qualcuno starebbe già ipotizzando il “trattamento sanitario obbligatorio” per disoccupati e indigenti? Non ci meraviglierebbero mica certe proposte, le potrebbero anche infarcire come trovate europee per lenire i problemi di massa. Un po’ di valium come sedativo ad ogni disoccupato e, per meglio controllarlo, sperimentare sul soggetto una sorta di “braccialetto elettronico”, casomai usufruendo di fondi europei per le problematiche carcerarie.
L’Europa vuole che ci sia conformismo e bastona qualsiasi anelito libertario. Solo oggi in Italia ci accorgiamo della fine della “legittimazione democratica”, ma la voglia di sostituire i partiti del consenso con quelli dell’establishment serpeggia nei “salotti buoni” dell’Ue da almeno un decennio. Rammentiamo che l’ex premier Monti è stato “commissario europeo per il mercato interno” tra il 1995 ed il 1999 nella Commissione Santer: fu personalmente il lussemburghese Jacques Santer (allora presidente della commissione) ad assegnargli le deleghe a mercato interno, servizi finanziari, integrazione finanziaria, fiscalità ed Unione doganale. Il legame tra Monti e Santer è a dir poco inossidabile, entrambi fanno parte del salotto internazionale che reputa giusta causa la sostituzione dei governi retti da esponenti dei “partiti del consenso” con esecutivi capitanati dai “partiti dell’establishment”.
Tramontata l’esperienza della sua commissione in sede Ue, Santer entrava a far parte nel 1996 del consiglio d’amministrazione della GenMed (la holding finanziaria General Mediterranean Holdings). E chi più di Santer può spiegare l’utilità per i poteri forti bancari di trasformare Italia, Grecia, Spagna e Portogallo nelle braccia malpagate del Nord Europa? Ovvero contribuire a realizzare un volano economico interno all’Ue che permetta lunga vita all’establishment, perpetrando l’economia gocciolata sui Paesi poveri dell’Ue. Teoria che lo stesso Santer ha sperimentato nel suo Lussemburgo, quando sul finire degli anni Settanta venne nominato ministro delle Finanze, del Lavoro e della Sicurezza sociale del ricco Paese francofono: lì per la prima volta vennero reintrodotti i quartieri dove confinare i poveri, ovvero quel fardello sociale che alimenta devianza e criminalità (ampia letteratura in materia era già stata versata nell’Inghilterra vittoriana).
Monti e Prodi hanno trasmesso a Letta junior la loro amicizia con Santer, accreditando l’affidabilità dell’attuale esecutivo presso il “partito sovranazionale dell’establishment”: infatti, tra il 2005 ed il 2008, Monti assurgeva a primo presidente del Bruegel, un esclusivo comitato di analisi delle politiche economiche (oggi noto come think-tank) nato proprio a Bruxelles nel 2005. Ed in quell’anno Bruxelles assurgeva ad esempio internazionale per le democrazie opulente ed evolute, e per aver risolto il problema del binomio povertà-criminalità: nel suo quartiere ghetto potevano convivere poveri e condannati a pene detentive, entrambi in completa libertà, ma a patto di non varcare i confini rionali. Il “partito dell’establishment” non fa prigionieri, soprattutto confina l’ascensore sociale ai soli delfini della cosiddetta “classe dirigente”.
Ed è nel salotto Santer che Monti si convinceva come il consenso popolare non sia altro che l’anticamera del populismo, che lui tanto rimprovera a Silvio Berlusconi. Ecco perché Letta è il vero continuatore della politica Monti: ovvero l’attuatore del piano Santer in Italia, quindi ghettizzazione “democratica” delle fasce indigenti e sottomissione dei media al concetto che solo il “partito dell’establishment” deve godere sia di “diritto di tribuna” che di “legittimazione democratica”. L’ulteriore salto di qualità avviene per Monti nel 2010, quando assurge a “presidente europeo della Commissione Trilaterale”: un gruppo d’interesse finanziario che usa ammantarsi di “guida per l’orientamento neoliberista del pianeta”. Di fatto Monti ha rappresentato uno dei pilastri europei del “partito dell’establishment”, e oggi l’Esecutivo Letta-Alfano è un prosecutore ed attuatore del programma che vuole archiviare il consenso popolare.
È evidente che il disarcionamento di Silvio Berlusconi sia stato preorganizzato nei salotti graditi alla Trilaterale, in cui orbitano i signori del rating: ovvero coloro che dànno un punteggio alle economie del pianeta. Ma è anche vero che Berlusconi e Grillo oggi rappresentano in Italia le uniche forze a difesa del consenso popolare. Berlusconi aveva minacciato una commissione che indagasse sulla caduta dell’ultimo suo governo. E perché sapeva che Monti era membro effettivo del “research advisory council di Goldman Sachs Global Market Institute” (ovvero a capo di coloro che dànno un punteggio alle economie) mentre l’Italia veniva bastonata e bocciata: Monti era seduto sul “Senior European Advisory Council” di Moody’s, in qualità di presidente del “Business and economics advisors group” dell’Atlantic Council.
Ad oggi il “partito dell’establishment” ha vinto, pianificando una dittatura dell’indifferenza verso i popoli. Un’indifferenza che si trasforma in spettacolo quando finisce nelle mani di giornalisti Rai, Mediaset e La7, come di loro addentellati nelle maggiori testate italiane. La stampa italiana è chiaramente schierata col governo e contro il popolo. Letta mangia il panettone con loro, ed alla faccia di 17 milioni di cittadini in sofferenza, privati della “legittimazione democratica”, bollati come pezzenti e fascisti, gente “non più inseribile in percorsi lavorativi”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:52