
“Ho la responsabilità di tenere la barca Italia in equilibrio e voglio che ci siano strumenti per la crescita senza sfasciare i conti – ha dichiarato Enrico Letta al suo arrivo al vertice Ue rispondendo alle critiche di Confindustria – Confindustria dovrebbe sapere che tenere i conti a posto vuol dire far calare gli spread, come oggi che abbiamo raggiunto il punto più basso in due anni e mezzo”. “In questo momento non si può dire che la recessione è finita e che c’è la ripresa.
Vediamo cosa succede nei prossimi mesi – ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – Io vedo molto ottimismo ma l’arresto della caduta del Pil in un trimestre non si può interpretare come un segnale di decisa ripartenza o di fine della recessione. Io vedo molto ottimismo, ma attenzione – ha continuato – perché noi abbiamo perso 9,1 punti di Pil dal 2007 ad oggi. Il fatto che per un trimestre la discesa si è arrestata significa che abbiamo toccato il fondo, però non lo potrei interpretare, con tutta la buona volontà, come un segnale di decisa ripartenza o di fine della recessione. La ripresa – ha proseguito Squinzi – dobbiamo conquistarla come Paese, facendo le riforme e le cose giuste che Confindustria sta chiedendo da tempo, altrimenti credo che agganceremo la ripresa internazionale ma in maniera estremamente modesta”. “Sicuramente è una proposta che va nella direzione giusta”.
Così il presidente di Confindustria rispondendo ad una domanda sull’abolizione dell’art. 18 per i neoassunti proposta dal segretario del Pd, Matteo Renzi. Anche se, ha aggiunto Squinzi, “non è sufficiente perché per assumere bisogna prima creare le condizioni per avere più lavoro. Solo così, creando cioè le condizioni per avere più lavoro, si possono fare assunzioni, altrimenti rimane un provvedimento sulla carta. Ai ritmi ipotizzati il Pil non tornerà ai valori del 2007 prima del secondo trimestre del 2021 – ha continuato il numero uno di Confindustria – Per questo bisogna cambiare passo e registro”. Dall’inizio della crisi (fine 2007) si sono persi un milione e 810mila Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno). L’occupazione è rimasta ferma nella seconda metà del 2013 e ripartirà dal 2014.
Si arresta così “l’emorragia occupazionale”: per l’anno prossimo il Centro studi di Confindustria prevede un +0,1%, e per il 2015 un +0,5%. Il 2013 si chiuderà peggio delle attese stima il Csc che ha rivisto dal -1,6% al -1,8% le stime per il Pil. Resta invariata al +0,7% la previsione di crescita per il 2014. Mentre gli economisti di via dell’Astronomia nella prima stima sul 2015 prevedono una crescita dell’1,2%. “Le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni”. È il bilancio di sei anni di crisi. “Le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media l’anno”. Il Centro studi di Confindustria prevede '”traiettorie economiche ad alta incertezza”, e affianca così alle previsioni sugli scenari economici anche “una simulazione che ingloba un’evoluzione meno benigna”, nella quale “la debolezza dell’economia impone una manovra da un punto di Pil per rispettare gli impegni europei”.
In questo scenario B, “il credit crunch si protrae nel 2015, l’aumento del commercio mondiale è più contenuto, lo spread non si restringe”; ed “il risultato è che l’Italia si blocca nuovamente”. “Una occasione mancata”. Così il rapporto di Confindustria bolla la Legge di Stabilità all’esame del Parlamento. Secondo le quantificazioni del Governo, evidenzia il rapporto, “comporterebbe un peggioramento dell’indebitamento netto nel 2014 per circa 2,6 miliardi, un miglioramento nel 2015 di 3,5 miliardi e nel 2016 di 7,3”. “Complessivamente si tratta di intervento modesto sul 2014 che ritocca marginalmente il deficit: in termini di Pil si tratta di qualche decimale (0,2%). E “per il 2015 e 2016 la correzione del disavanzo coincide sostanzialmente con le dimensioni delle clausole di salvaguardia”. “L’intervento principale proposto è quello sul cuneo fiscale - rilevano ancora gli economisti di via dell'Astronomia - ma le risorse stanziate non sono in grado di incidere significativamente”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48