Italiani all’estero e la Farnesina taglia

Il nostro è veramente uno strano Paese: mentre nella prestigiosa “Sala dei mosaici” del ministero degli Affari Esteri è stata allestita in questi giorni la mostra intitolata “Partono i bastimenti” su iniziativa della “Fondazione Roma-Mediterraneo” e fortemente voluta dal suo presidente, il professor Emmanuele F.M. Emanuele, per celebrare il grande esodo che portò oltre Atlantico milioni di italiani alla ricerca di una vita migliore, e che con il loro lavoro hanno onorato il nome dell’Italia nel mondo, contemporaneamente questo stesso ministero taglia le risorse per sostenere la presenza italiana nel contesto internazionale, con misure molto criticate dal Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie).

Oggi, solamente negli Stati Uniti sono 26 milioni gli oriundi italiani e ben 40 milioni in Argentina, 2 milioni in Europa e 2 milioni in altri Paesi, dal Canada all’Australia. Non sfuggì all’acuta e lungimirante mente di Luigi Einaudi, in un suo studio giovanile del 1900, il potenziale enorme rappresentato dai discendenti dei nostri emigranti, che l’Italia, però, non ha mai saputo pienamente valorizzare. Oggi, se si vuole cambiare tendenza, nella Legge di stabilità, ora in discussione alla Camera, si dovrebbero destinare più risorse in questa direzione. In primo luogo, occorre più personale per la diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero e rivedere e limitare la chiusura di Ambasciate, Consolati, sportelli consolari, Istituti Italiani di Cultura.

Per ora è solo, ancora, una proposta, ma se alcuni tagli sono comprensibili, come, ad esempio, la chiusura dell’Ambasciata a Tegucigalpa (Honduras), del Consolato a San Gallo o l’accorpamento della rappresentanza presso l’Unesco con l’Ambasciata a Parigi, non sono, invece, giustificate le chiusure dei Consolati di Filadelfia, Nizza, Detroit, Recife, Maracaibo e la trasformazione dei Consolati a Montevideo e a Tripoli in cancellerie consolari.

Preoccupante, poi, è la proposta di chiusura degli Istituti di Cultura Italiana a Lione, Lussemburgo, Copenaghen, Salonicco, Stoccarda e le sezioni distaccate di Washington, Francoforte, Vancouver, Ankara, Strasburgo, Grenoble. Infine, deve essere seriamente presa in considerazione la riforma degli organismi rappresentativi eletti dai connazionali all’estero (Comites), soprattutto al fine di garantire realmente il diritto di voto previsto dalla legge. Sono queste le principali istanze, sottolineate anche con toni spesso molto polemici, dai delegati del Cgie, che, giustamente, chiedono, compatibilmente con la grave crisi economica in atto, un più incisivo impegno del Governo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46