
La percentuale di popolazione stretta dal bisogno, quindi un misto di disoccupazione, sottoccupazione ed indigenza generalizzata, avrebbe superato il livello di guardia. Lo denuncia tra le righe l’ultimo rapporto dell’intelligence italiana. Così, secondo gli addetti ai lavori, le misure esigue ed inefficaci in termini d’interventi sociali, occupazionali e di sostegno economico, starebbero sempre più caratterizzando la disoccupazione come un “problema d’ordine pubblico”. Nel mirino delle forze di polizia le eventuali forme di protesta spontanea (quindi non autorizzate) che rischiano d’aggredire sia i palazzi istituzionali che il trasbordo su auto di stato di esponenti politici ed alti dirigenti pubblici.
“C’è massima allerta - ammette un ufficiale delle forze dell’ordine - il rischio d’aggressioni per strada a dirigenti ed esponenti di governo è evidente: sappiamo che ci sono frange di disoccupati non più disponibili al dialogo ed alla calma, non li voglio paragonare ai terroristi degli anni Settanta, però possono rappresentare un pericolo per l’incolumità di molti esponenti istituzionali, almeno quelli più in vista”. E se al politico tocca rabbonire il popolo con promesse e speranze, ai tecnici dell’ordine pubblico spetta reprimere e prevenire l’eventuale divampare della guerriglia metropolitana. Nel mirino delle frange più estreme, già da qualcuno riunite nel “partito armato dei disoccupati organizzati”, ci sarebbero dicasteri romani ed enti pubblici.
Tra i parlamentari c’è anche chi propone “leggi speciali” che permettano alle forze di polizia di scongiurare che la piazza soverchi il palazzo. Non dimentichiamo che il capo delle forze armate è il Presidente della Repubblica, soprattutto che l’articolo 5 del “Codice militare” prevede l’applicazione della “legge penale militare di guerra” in caso di “urgente e assoluta necessità”: ovvero “nei casi straordinari, in cui ragioni di urgente e assoluta necessità lo richiedano, può, con decreto del Presidente della Repubblica, ordinarsi l’applicazione, anche in tempo di pace, della legge penale militare di guerra, in tutto il territorio dello Stato o in una o più parti di esso”… anche in “relazione a luoghi che non sono in stato di guerra”.
Nelle ultime settimane è stato dibattuto il caso della Campania, ovvero dell’utilizzo dell’esercito con pieni poteri (come da codice militare) per reprimere il fenomeno delle discariche abusive gestite dalla camorra, che sempre più spesso incendia i rifiuti più pericolosi per la salute pubblica. Il dibattito s’è svolto proprio mentre approdava nella commissione competente (il Copasir) l’ultima relazione dell’intelligence, ed ecco che qualcuno ha ipotizzato un più vasto impiego dell’esercito, ovviamente un auspicio rivolto al Quirinale. Di fatto è stato elevato tra popolo ed alta dirigenza di stato una sorta di “vallo di Adriano”, da una parte i barbari (disoccupati, sottoccupati, indigenti…) dall’altra l’alta dirigenza politica e di stato (tutti romani o romanizzati).
La guerriglia è dietro l’angolo, e l’esercito sarebbe pronto a reprimere (almeno a parere dei più ferrei paladini della ragion di stato). L’occasione di scontro (questa volta non istituzionale bensì fisico) potrebbe cadere tra il prossimo lunedì 9 dicembre e la fine delle settimana entrante: infatti lo sciopero dei Tir è stato revocato solo da Unatras, Fai-Conftrasporto e Anita, ovvero le sigle che accorpano le grandi aziende. Ma i piccoli, ovvero i patroncini riuniti sotto la sigla dei “Forconi”, non hanno nessuna intenzione di sospendere l’agitazione: sui loro vettori si muove il 70% della merce al dettaglio e le consegne di generi alimentari e altro ancora.
I padroncini possono paralizzare il paese, soprattutto sono a tal punto disperati da poter ingaggiare un confronto “animato” con i rappresentati dello stato. Commercianti, agricoltori, allevatori e camionisti sono pronti a ribellarsi, a marciare su Roma con il “Movimento dei Forconi”. “Ribellarsi è un dovere - spiegano i Forconi - Vogliamo paralizzare l’Italia, non ci sono rappresentanze politiche che ci soddisfino: ormai il nostro nemico unico è lo stato. L’unico obiettivo è far sì che tutte le forze politiche escano dal Parlamento”.
Gli organizzatori giurano che “lo faremo con le mani in tasca, senza violenza”. Ma è noto che la tensione tra forze di polizia e dimostranti non sia mai stata così alta, soprattutto qualcuno prevede cariche e rimozioni forzate dei camion per motivi di “pubblica utilità”. La miccia è corta, e questa volta è facile che, per causa di forza maggiore, governanti ed alti dirigenti abbandonino i palazzi per paura delle botte. Anche se impiegassero tutte le forze dell’ordine, non riuscirebbero a piegare cento mila rivoltosi. “Siate eversivi” hanno detto agli italiani sia Grillo che Berlusconi, due che ben conoscono l’umore della piazza: entrambi da soli hanno la vista ben più lunga d’un Letta che sale sulle spalle di Alfano.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:44