L’amico Vladimir “sbarcato” in Italia

La notizia è di quelle apparentemente senza grossi spunti ma in realtà non è così: Putin è in Italia per vedere il Papa oltre che le massime autorità economiche e politiche nazionali. Ciò non accadeva in via ufficiale da sette anni mentre da ben tre anni mancava un incontro intergovernativo tra Italia e Russia. Putin è arrivato a Roma con cinque aerei, avrà a disposizione un corteo blindato di cinquanta macchine, porterà con sé quasi l’intero governo della Federazione Russa: undici ministri per firmare 7 accordi istituzionali e supervisionare 20 accordi commerciali. Ha incontrato il Papa, incontrerà Letta, Napolitano e poi, udite udite, Prodi e Berlusconi, due amici di vecchia data con i quali è nata una consuetudine umana prima che politica.

Sin qui nulla di strano se non un’indiscrezione trapelata negli ultimi giorni secondo la quale il Cremlino nominerà Berlusconi ambasciatore russo presso la Santa Sede, fornendogli di fatto un passaporto diplomatico e quindi la mobilità internazionale. Non sappiamo se andrà così ma, di fatto, gli incontri ai massimi livelli istituzionali che si intersecano con accordi commerciali vitali per il nostro Paese, ci fanno supporre che una qualche pressione in favore dell’amico Silvio verrà fatta. Pare quindi che Berlusconi abbia messo in campo l’artiglieria pesante non riuscendo a cavare un ragno dal buco attraverso la melassa cosparsa dalle colombine azzurre.

L’Italia ci fa una figura barbina? Sì ma non perché dall’estero qualcuno interceda per il leader di Forza Italia bensì per lo scenario da guerra civile, politica e giudiziaria perenne che il nostro Paese fornisce al mondo. D’altronde abbiamo appreso da un cablogramma trasmesso dall’Ambasciatore Spogli e diffuso da Wikileaks, che persino D’Alema avrebbe definito (poi smentendo) la magistratura come “la più grande minaccia per lo Stato italiano”, per cui non è che lo scopriamo adesso che in Italia esista un problema giudiziario che si intreccia con la politica. E doveva arrivare Putin per tentare risolvere una questione che somiglia ad un battibecco da cortile? Le sentenze vanno accettate - e su questo non ci piove - ma lo sanno anche i sassi ciò che è successo con il giudice Esposito, piuttosto che con una parte della magistratura che è sembrata in 20 anni focalizzata su un unico tema ma anche le intercettazioni, gli avvisi di garanzia, le perquisizioni e via sfregiando quotidianamente.

Tralasciando poi certa cartastraccia che negli ultimi vent’anni si è presa la briga di tradurre costantemente (a capocchia) le vicende politico-giudiziarie del Cav ad uso e consumo della stampa estera (staremmo per dire: orientandone l’opinione), volete che Putin non legga i giornali come del resto anche gli altri leader mondiali? Mettiamo anche in conto che qualcuno si sarà fatto una pessima impressione del sistema giudiziario italiano mentre altri, come Merkel e Sarkozy, hanno cavalcato la vicenda; il fatto oggettivo è che una certa sensazione di “anomala distorsione politico giudiziaria” nel nostro Paese sarà arrivata anche oltre cortina offuscando di fatto l’immagine della nostra quasi-democrazia.

E allora è chiaro che un Paese attraversato da una guerra istituzionale permanente e da scarso rispetto tra cariche dello Stato sia vittima delle ingerenze straniere ormai evidenti e susciti il tentativo di essere colonizzato o commissariato. Lo chiamereste rispetto quello di Napolitano che ogni giorno ammonisce il Cav dicendogli di subire in silenzio accettando di uscire di scena e farsi massacrare oltre che umiliare? Niente grazia e muto, altrimenti ti diamo il resto. E la sceneggiata sul voto segreto al Senato per la decadenza? E la retroattività della Legge Severino?

E la repentina oltre che sospetta conversione degli alfaniani (e dei finiani prima) i quali, dopo aver in passato addirittura occupato pacificamente il tribunale di Milano, adesso prendono le distanze “per il bene dell’Italia” facendo i diversamente furbacchioni? Si badi bene, questa non è la difesa del Cavaliere il quale si è reso in parecchie occasioni indifendibile fallendo tutte le riforme che aveva dichiarato di voler fare ma è solo la fotografia di un clima ostile apprezzabile anche dall’estero e che mostra un Paese in una costante “notte dei lunghi coltelli”. Chiaro che dall’estero non capiranno se per vent’anni abbiamo assistito ad un tentativo di far fuori per via giudiziaria un avversario non battibile politicamente o semplicemente se questa sia la storia di un Paese che celebra i suoi processi in piazza (e sui giornali).

Fatto sta che, in entrambi i casi, la figura è pessima, il rispetto sotto il tacco dello Stivale, la sensazione di un Paese anomalo o poco serio in crescita esponenziale ed il sospetto giustificabile. Qualcuno attribuirà tutta la colpa al Cav dimenticando che, se da un lato potranno anche essere vere certe sue disinvolte intemperanze, dall’altro è lecito sospettare che un certo atteggiamento resistente e partigiano sia stato adottato a più livelli contro di lui anche forzando pesantemente la mano qualche volta. Indipendentemente dai giudizi quindi, è chiaro che una lotta così platealmente scorretta ed intestina deve aver comunque suscitato l’attenzione dei partner stranieri pregiudicandone pesantemente le valutazioni.

Ma tant’è, Putin farà il suo e già immaginiamo il latrato delle anime belle ed antropologicamente superiori della sinistra che, parlando dei suoi incontri, grideranno “non passa lo straniero” e si scaglieranno contro le di lui ingerenze. A costoro ricordiamo che di ingerenze ne abbiamo vissute tante in Italia (per loro erano gustose assai) ed obiettiamo anche che, se un ex comunista come Napolitano ha inventato Monti e Letta “sotto dettatura della Merkel” accettando certi cattivi consigli, allora ci sta che un altro ex comunista come “l’amico Vladimir” si interessi ad una vicenda che, in fin dei conti, abbiamo contribuito noi a rendere tragicommedia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:47