Il governo Dc cadrà grazie al Cav

È ormai evidente quanto la decadenza di Berlusconi da senatore rappresenti il miglior alibi all’incapacità del governo Letta. La pessima legge di stabilità, e l’incapacità di tirare fuori il Paese da una palude fallimentare, rappresentano il vero motivo che dovrebbe portare ad una liquidazione dell’attuale Esecutivo. Ma siccome i democristiani del Partito Democratico, Scelta Civica e Nuovo Centro Destra non possono e non vogliono ammettere il proprio personale fallimento, allora grazie alla decadenza di Silvio Berlusconi potranno trincerarsi dietro l’alibi che, a far cadere il governo è stata Forza Italia che, per difendere il proprio leader scacciato dal Senato (in virtù della “Severino”), ha rotto il patto di grande coalizione con Pd e alfaniani.

Una scusa per non ammettere che questo governo meriterebbe comunque di cadere, e per aver restaurato una politica degna della peggior Dc di sinistra: quella che voleva s’andasse ad elemosinare in Europa, e con tanto di pezze al culo e cappello in mano. Il duo Alfano-Saccomanni è figlio del peggior demitismo, quello che sfornava politici piagnucolosi per perorare le cause italiane a Strasburgo, che di fatto hanno radicato all’estero (soprattutto nei tedeschi) l’idea di un Belpaese fatto di pezzenti furbi e ladri a cui necessitava vietare (grazie alle direttive Ue) di produrre alcunché di pregio. La politica del cappello in mano ha rappresentato la morte del nostro “made in Italy”.

Basterebbe questo per mandare a casa Letta e compari, per scongiurare che il maggiordomo traditore (al secolo Angelino Alfano) possa inscenare una campagna elettorale buonista e gagliardettista, degna del più melenso patriottismo in salsa democristiana. Se stare in Europa significa continuare a crepare per leggi balorde e antitaliane, tanto vale aderire al patto economico russo, seguendo le orme di una Ucraina che certo non ha bisogno dell’euro. La decadenza di Silvio Berlusconi permetterà al Paese non rappresentato di sperare in un ribaltamento dei tavoli. Di confidare in una Forza Italia di lotta che possa avversare le leggi canaglia: due buone come esempi sono la famigerata Imu (o come altro la ribattezzeranno) sui terreni agricoli che favorisce la fuga dai campi e, non certo seconda ad altre, l’applicazione in Italia di una direttiva europea che dimezzerà le produzioni di vino, olio ed ortofrutta.

Prevedendo queste leggi nefande, alcune migliaia di agricoltori hanno già cessato l’attività e messo in vendita terreni ed aziende: pare le stiano comprando dei ricchi tedeschi desiderosi di impiantare “centri di riposo” nel Belpaese. L’Italia degli Alfano e dei Letta è un Paese acefalo, privo d’acume politico e sovranità, e l’unica battaglia che potrebbe impostare la nuova Forza Italia dovrebbe vertere sull’uscita dall’euro con la nascita della “lira pesante”. Una scelta propedeutica per far giocare all’Italia un nuovo ruolo, quello di ponte economico tra la zona ricca dell’Ue ed il forte mercato della confederazione Russa.

Un ruolo che si potrebbe giocare dopo aver pensionato tutte le mummie dell’europeismo col cappello in mano e, soprattutto, dopo che l’Italia si riapproprierà di tutta la sua sovranità monetaria e politica. Per quanto riguarda la legge Severino, basti pensare che è nata sull’onta di una falsa classifica che ci voleva più corrotti di Mexico e Nicaragua. Una legge che non è una legge, infatti è un decreto legislativo poi fatto approvare alla cieca da un Parlamento sotto ricatto delle toghe. Una legge priva del benché minimo percorso attuativo che oggi utilizza Silvio Berlusconi come senatore-cavia.

Qualcuno obietterà che in base alla “Severino” sarebbero già decaduti sindaci ed amministratori locali: frottole, un eletto in giunta locale non è un senatore, e chi ha studiato le leggi non può ignorarlo. Sindaci e amministratori non sono decaduti, è corretto dire che applicare su loro la pena è cosa consequenziale: stesso discorso non può farsi per un deputato, per chi detiene una delega parlamentare. Ma l’Italia è un Paese di cantastorie, e di questo passo ci diranno che il governo è morto di freddo e per colpa di Silvio. Ed i giornali non ammetteranno mai le colpe dell’amministrazione Letta, complice di quell’alta burocrazia di Stato che la legge di stabilità solleva da ogni sacrificio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46