“Regolarizzare il demanio marittimo”

“La regolarizzazione delle aree del demanio marittimo potrebbe essere un’operazione non solo opportuna economicamente in termini di gettito, al di là di miopi pregiudizi, ma doverosa da un punto di vista giuridico; si tenga a mente che la situazione di “rischio da investimento” in cui stanno versando le oltre 30mila imprese balneari ad elevato radicamento territoriale, dipende in primis da un legittimo affidamento in una legge dello Stato, quale quella sul rinnovo automatico delle concessioni, nata per incentivare proprio l’offerta turistica nostrana ed in parte dall’incapacità del nostro Paese di evidenziare in sede europea, nella fase di formazione della direttiva Bolkestein, l’unicità costiera dell’Italia non fatta assurgere ad interesse nazionale”.

Lo ha dichiarato l’avvocato Nunzio Bevilacqua, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Lavoro Azienda Welfare (Anlaw), sottolineando come “la privatizzazione delle sole aree costruite regolarmente in base a norme dello Stato ed eventuali indennizzi, a carico dei concessionari subentranti, per gli investimenti realizzati dai precedenti, eviterebbe non solo che internamente, a seguito dell’applicazione dei validi principi di concorrenza europei, si realizzi una forma di “esproprio”, non consono ad un Paese civile come il nostro, ma anche un colpo letale al settore balneare, collettore turistico e presidio ambientale, con peggioramento immediato dei servizi di accoglienza e con una disoccupazione, di cui lo Stato comunque dovrebbe farsi carico, lungo l'intera costa.

Abbiamo – ha concluso Bevilacqua – una buona occasione con la Legge di Stabilità di avvicinarci ad un’apertura del mercato senza rischiare di farlo implodere; la concorrenza non può essere un principio fine a se stesso, ma dovrebbe rappresentare il mezzo per rendere l’economia più florida e comunque non dovrebbe mai tendere a generare maggiore disoccupazione”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:53