La sinistra pugliese in un mare di guai

Non si placa la discussione sui presunti tesseramenti gonfiati nella campagna congressuale del Partito Democratico in Puglia, dove sono già stati eletti 4 segretari provinciali a Foggia, Taranto, Brindisi e nella Barletta-Andria-Trani. Quando manca ancora il comune di Gallipoli dove si voterà oggi, si sollevano ancora dubbi sulle regolarità delle nuove iscrizioni al partito. A spegnere il fuoco dei sospetti è la presidente della commissione congressuale regionale pugliese, Loredana Legrottaglie, che ha dichiarato di non aver registrato anomalie o irregolarità, né di aver ricevuto denunce in tal senso. Poi vi sono i 53 avvisi di garanzia per l’inchiesta sull’Ilva.

Alcuni di questi sono arrivati esclusivamente ad esponenti politici della sinistra a tutti i livelli, comunale, provinciale e regionale. “Tra gli indagati non figura alcun esponente del centrodestra” ha commentato Antonio Cannone, consigliere comunale tarantino che è intervenuto sulla chiusura delle indagini. L’esponente del Pdl ha premesso che lui appartiene ad un partito che fa del garantismo la propria bandiera, per cui non si schiererà al fianco di coloro che considerano un avviso di garanzia già una sentenza di condanna. Nonostante questo, Cannone ci ha tenuto a fare alcune considerazioni. Su tutte la richiesta di dimissioni del sindaco Stefàno in linea con quanto lo stesso sindaco aveva dichiarato nei mesi scorsi, dicendosi pronto a lasciare in caso di avviso di garanzia.

Le sue dimissioni, ha riferito Cannone, sono un obbligo morale per mantenere fede ad un impegno pubblico assunto nei confronti dei tarantini e soprattutto perché risulta evidente la sua sudditanza nei confronti di Riva e Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda. Il consigliere azzurro continuando si è detto convinto che Stefàno non darà alcuna dimissione perché ha già fatto vedere in altre occasioni che è abituato ad assumersi impegni a vanvera. Ma non è tutto. Per l’esponente del Pdl la presenza dell’ex assessore regionale Fratoianni nell’elenco degli indagati significa una cosa ancora più grave per Vendola. Costui è implicato nella questione Ilva non solo come presidente della Regione Puglia, ma anche come presidente di Sel visto che Fratoianni è stato segretario di Sel proprio voluto da lui. Ricordiamo che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto Ezio Stefàno, sono indagati dalla Procura di Taranto nell’inchiesta sul disastro ambientale dell’Ilva.

A Vendola è contestata la concussione verso il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, a Stefàno invece l’omissione di atti d’ufficio. In sostanza, secondo i pm, Vendola avrebbe fatto pressioni sull’Agenzia regionale per l’ambiente affinché cambiasse il tiro sull’Ilva. Il tutto sarebbe poi sfociato nel mancato rinnovo dell’incarico ad Assennato in scadenza nel febbraio 2011 a causa delle pressioni esercitate dall’Ilva che contestava duramente l’operato del dg dell’Arpa. Al sindaco di Taranto, invece, si contesta il fatto che dopo l’invio di un esposto alla Procura di Taranto nel quale segnalava i danni da inquinamento e soprattutto le malattie, nessuna azione sarebbe stata messa in campo dall’amministrazione comunale. La sinistra tarantina e pugliese ha concluso Cannone, è caduta proprio sul terreno della questione morale e ambientale, cavalli di battaglia delle campagne elettorali sia di Stefàno che di Vendola.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48