Le Iene: falso scoop sulla Torino-Lione

Le Iene con i loro servizi e scoop si sono conquistate da tempo la fiducia del pubblico come una delle poche trasmissioni televisive “fide facenti”, dove dietro l’ironia e la irriverente trasgressione si fanno vere inchieste e servizi giornalistici che altrove non trovano spazio. Con i loro scoop hanno molte volte dato il via ad indagini da parte delle forze di polizia e magistratura. E smascherare bugiardi, imbroglioni e truffatori è una delle loro specialità insieme a inchieste giornalistiche su mondi criminali condotte in campo, border line, e non dietro ad una scrivania e ad un computer.

Credibilità riconosciuta, tanto che due di loro, Fubini e Trincia, sono stati i vincitori della sezione “Miglior inchiesta televisiva italiana” nell’edizione 2013 del premio Ilaria Alpi, con il loro servizio sulla nuova droga Krokodil. Per cui è evidente che se un fatto o una storia la raccontano alle Iene il pubblico non ne mette minimamente in discussione la veridicità. Anzi. I loro servizi sono per definizione veritieri. E di solito in effetti è così. La puntata di martedì scorso 22 ottobre della trasmissione viene annunciata da lanci di agenzia ampiamenti ripresi dalla rete. Nel comunicato stampa di Mediaset si annuncia che Le Iene manderanno in onda un servizio “in seguito alle dichiarazioni di alcuni No Tav. E verificano la presenza in rete di un documento chiamato "Mobilitè 21", lo studio sui trasporti francesi della commissione nominata da Hollande. Uno dei suoi punti dice che: "Nessuna grande opera, tra cui l'alta velocità tra Lione e Torino, si realizzerà in Francia prima del 2028-2030”.

Con queste conclusioni dei suoi esperti, il presidente Hollande metterebbe una pietra tombale sulla Torino–Lione, alla faccia degli incontri bilaterali e degli accordi siglati e il prossimo 20 novembre nell’incontro bilaterale Italia-Francia a Roma il Governo italiano verrebbe spernacchiato. I No-TAV esultano in massa e non solo in rete. E si piazzano sul divano sintonizzati su Italia1. Invece l’opinione pubblica - anche della Valle di Susa - che invece pensa che finalmente partiranno i cantieri, con la speranza che i disordini cessino, si parli di sviluppo del territorio legato all’opera, son pronti al mattino successivo ad andare al lavoro o a scuola fra gli sfottò degli ultras avversari, con le pive nel sacco: “Se lo hanno detto anche Le Iene, noi che siamo favorevoli alla TAV siamo stati proprio fregati…”. O forse no? Forse stavolta invece sono proprio gli inviati di Teo Mammucari e Ilary Blasi ad aver montato una fregatura mediatica.

Il servizio - che dura 4 minuti ed è on-line sul sito della trasmissione - va in onda verso mezzanotte e all’interno contiene un’intervista tradotta (male) con Yves Crozet, professore di Economia all’Università di Lione e membro del Laboratorio di Economia dei Trasporti. Proprio uno dei 10 membri della Commissione Mobilitè 21, che comprende parlamentari ed esperti, insediata dal Ministro dei Trasporti nel 2012 “nel quadro dell’elaborazione dello Schema Nazionale delle Infrastrutture e Trasporti con il compito di formulare delle raccomandazioni in vista dell’obiettivo di creare le condizioni di una mobilità sostenibile e di ordinare per priorità i progetti di infrastrutture”.

La commissione il 27 giugno scorso ha consegnato al Governo d’Oltralpe, sottoscritto da tutti suoi componenti; rapporto che è scaricabile in rete da tempo sul sito del ministero (http://www.developpement-durable.gouv.fr/IMG/pdf/CM21_-_27_Juin_2013_vers2_9h38_sans_traits_de_coupe-2.pdf).

L’intervista al professor Crozet, effettivamente molto critico sull’economicità del nuovo tunnel di base della Torino-Lione è preceduta da spezzoni di dichiarazioni pubbliche del ministro Lupi e di Fassino che sottolineano invece la scelta dell’Europa sul progetto, ma soprattutto introdotta dalle parole, dai gesti e dagli ammiccamenti e ghigni della Iena Jam che mostra la copertina dello studio francese. “Che opere fare prima? Che opere fare dopo? Che opere fare forse? Ecco la TAV – e vai di grande smorfiona e gesto di disgusto della Iena per l’opera - in questa relazione è nelle opere in forse”. Quale sia la tesi che il servizio voglia sostenere è fin troppa chiara. E anche il mezzo con cui sostenerla. Lo dicono le carte del governo francese.

Del resto è da quando grazie ad una intervista di settembre rilasciata proprio da Crozet, i NO-TAV hanno scoperto il rapporto Mobilité 21 e lo sventolano come fosse una loro bandiera. Ma proprio qui casca l’asino, o meglio la nuova Iena Jam, che dal minuto 0.58 del servizio - si spera tratta in inganno proprio dai suggeritori dichiarati del servizio - mostra sul suo smartphone la copertina del rapporto Mobilité 21 e poi una parte di pagina del medesimo dove un evidenziatore digitale sottolinea queste parole, “Lyon-Turin: aucune possibilité de financement (…) avant 2028 ou 2030”. Parole che non hanno bisogno di traduzione.

Ma Jam traduce, prende tutto per buono e introduce l’intervista in quello che ormai è lo stile Iene a Crozet, non senza tuttavia ricordare di aver bussato agli uffici del presidente Hollande e del suo ministro dei Trasporti, Frédéric Cuvillier, i quali “hanno tergiversato saputo l’argomento”. Poi facendosi riprendere sul treno ad alta velocità che da Milano lo porta a Parigi, la Iena incontra il professore. Perché abbiamo scritto che la Iena “scivola” sul documento? Molto semplicemente perché quella che viene mandata in onda è si una pagina del rapporto Mobilité 21, precisamente la pagina 41, ma perché quel che viene presentato è un taglio di immagine manipolato ad arte da una manina maliziosa. Dove dell’originale si mostra solo una sezione verticale, proprio per evidenziare ed estrapolare quella frase dal contesto. Ma non solo.

Ad essere manipolato è anche il contesto, perché la frase inizia a pagina 40 della relazione, precisamente al capitoletto “6.3. Deux scénarios de financement pour les premières priorités” rapporto che ha ben altro senso e argomento. Tradotto integralmente il testo infatti ha questo significato: Due scenari di finanziamento per le prime priorità. “La Commissione ha fatto le sue valutazioni perché le incertezze che pesano tanto sui costi dei progetti considerati quanto sulle risorse dell’AFITF (Agence de Financement des infrastructures de transport de France) e degli altri soggetti finanziatori pubblici, compresi quelli a breve termine, non permettono di elaborare ipotesi troppo dettagliate. In questo contesto la Commissione ritiene che prima del 2018, senza variazioni delle risorse dell’AFITF, tenuto conto degli impegni già presi per le quattro linee di treni ad alta velocità in corso di costruzione, i bandi di gara per la mobilità urbana o ancora il rinnovamento del materiale rotabile dei treni Intercity, il budget dell’AFITF non offre margine di manovra per nuove spese.

Riconoscendo questo fatto, la Commissione ha deciso di disgiungere dalle sue simulazioni finanziarie l'impatto di una continuazione del progetto di collegamento ferroviario binazionale Torino-Lione: nessuna possibilità di finanziare altri progetti tramite AFITF sarebbe più aperto fino al 2028 o 2030, a meno che ulteriori risorse siano erogate. La stessa situazione si avrebbe con il Canale Senna Nord (…)”. La musica evidentemente cambia ad una lettura seria dei documenti e chiaro come il nuovo tunnel di base della Torino–Lione, avversato come il Moloch dai No-TAV, che avrà il finanziamento del 40% da parte dell’Unione Europea, non sia oggi a bilancio dell’Agenzia francese dei trasporti, tanto che non è stato tenuto conto nel documento!

E che quindi sia falso che in Francia non si inizierà a scavare prima del 2028-2030 come millantato per vero dal servizio e, presumibilmente suggerito dagli abili comunicatori e propagandisti del Movimento No-TAV. Gente professionalizzata che da anni opera indisturbata senza che una seria e mirata comunicazione istituzionale sull’opera sia mai stata avviata, né sul piano locale, né su quello nazionale. Tanto che il No-TAV è diventato un marchio antagonista a dimensione europea. Per la verità Crozet si dichiara scettico sulla reddittività nel futuro scenario della rete europea TEN della nuova opera e lo sostiene anche nell’intervista dove fra l’altro afferma che: “Visto che pensiamo che l'Europa finanzia fino al 40% del progetto, molte persone si dicono: Visto che potremmo guadagnare qualche miliardo, perché non spendere qualche miliardo (…) Molti deputati dicono che l'Europa ci darà un sacco di miliardi, ma non capiscono che per prendere 4 miliardi dall'Europa, ne devono spendere altri 10.

Quello dell'Unione Europea è un falso regalo”. Ma torniamo al pessimo servizio reso dalla trasmissione di Italia1 all’informazione nazionale, dove già i testimonial No-TAV fra artisti alla Erri De Luca, comici alla Crozza e conduttori televisivi alla Santoro non mancano. Gli autori sono caduti in una trappola probabilmente tesa ad arte, ma potevano evitarsi il falso scoop molto semplicemente studiando le carte. Fra l’altro avrebbero scoperto - leggendo lo stesso documento - che a pagina 57 nel capitoletto “Accès français Lyon-Turin” si parla delle opere di accesso francesi connesse al tunnel di base della Torino-Lione, cioè all’ammodernamento delle linee attuali – peraltro già servite dai Tgv francesi – e di un hub per container a grande dimensione, ritenendole “opere necessarie”, ma di “priorità secondaria” e spostando l’orizzonte temporale della loro realizzazione o avvio al 2035.

Purtroppo il servizio viene invece ridondato da giorni dal tam tam mediatico dei No-TAV e dei media loro vicini come una trionfante vittoria. Con un danno enorme per chi cerca di contrastare il volume di propaganda messo in circolazione dai No-TAV e dai loro testimonial. Emblematico è un tweet del giorno dopo di @davidegastaldo, uno degli attivisti valligiani più vicini all’ultrasinistro Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno: “Che poi un servizio delle iene x l'opinione pubblica conti più di 20 anni di seria informazione #notav la dice lunga sulla nostra società”. Eh già, perché Le Iene son pur sempre una trasmissione dell’odiata Mediaset del Caimano.

Forse in effetti non sarebbe sbagliato in questo caso per i sostenitori pubblici dell’opera, Governo Italiano in testa, chiedere a Striscia la Notizia e al Gabibbo di smontare il falso scoop in cui sono cascati i loro colleghi in abito nero e camicia bianca. Così, tanto per render loro la pariglia con lo stesso mezzo.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:00