
Governo e Agenzia delle Entrate hanno finalmente scoperto il tesoretto che salverà l’Italia. Andiamo sul concreto: lo Stato intende far quadrare i conti con sanatorie sul gioco d’azzardo e “regolarizzazione delle case sconosciute al fisco”. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che per queste trovate sono stati spesi soldi dei contribuenti. E l’uomo della strada si starà chiedendo che entrata certa possano rappresentare i ravvedimenti operosi di biscazzieri e habitué del mattone fantasma. Ma i parlamentari, forse spronati dal nuovismo grillino, hanno presentato alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera più di 500 emendamenti al decreto Imu.
E c’è anche il già famoso articolo 14 del provvedimento: contiene la sanatoria per le maxi-penali (per complessivi 2,5 miliardi di euro) comminate ai concessionari delle new slot, a causa del mancato collegamento delle macchine tra il 2004 e il 2007. Secondo il decreto, è possibile aderire alla sanatoria entro il 15 ottobre versando il 25% della somma: ma corre voce che gli addetti ai lavori (i biscazzieri) siano quasi tutti residenti tra Montecarlo e Liechtenstein, e non intendano aderire ad alcun ravvedimento. Anche perché si tratta ancora di una proposta, che dovrà passare il vaglio dell’ammissibilità. Per essere convertito in legge, il decreto Imu dovrà essere licenziato dalla Camera e poi dal Senato entro il 31 ottobre. I soldi sono ancora tutti virtuali, anzi proprio nelle favole.
Ma l’Agenzia delle Entrate dice all’Esecutivo che non c’è da temere per i quattrini, e perché “è terminata l’operazione case fantasma”: ovvero il controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto. Dalle verifiche l’Agenzia ha attribuito a più di 492mila immobili una rendita presunta complessiva di 288 milioni di euro: anche questi virtuali. L’operazione di regolarizzazione delle case sconosciute l’hanno pagata i contribuenti ed è stata realizzata grazie all’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree. “I controlli del fisco hanno fatto emergere - parola dell’Agenzia delle Entrate - che su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni, oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non sono censite nella base-dati catastale.
La somma delle rendite catastali associate agli immobili accertati vale più di 825 milioni di euro”. Subito le tivù private di tutto il Mezzogiorno hanno sguinzagliato i propri cronisti per saperne di più sui fortunati possidenti di case fantasma. Le immagini più eloquenti sono finite in rete grazie a vari videoreporter di Puglia, Campania e Calabria: spiccavano i filmati di nerboruti capofamiglia in canottiera che brandivano mazze di scopa e badili. Il rebus è oggi come possa l’Agenzia delle Entrate rastrellare milioni di euro dalle “case fantasma”. È evidente che di credito certo non vi sia nemmeno l’ombra. L’operazione di regolarizzazione delle case sconosciute al Catasto è stata realizzata grazie all’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree rese disponibili dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura): sono stati così avvistati i fabbricati presenti sul territorio ma non nelle banche dati catastali.
Piccola domanda: perché l’Agea non rende non quanto sia improbo dialogare con i contadini? Soprattutto più del 50% degli agricoltori meridionali vivono al di fuori dei confini della legge. Ma il Dipartimento della Finanze ritiene che l’intera operazione possa generare, nel caso in cui le rendite presunte fossero confermate, un maggior gettito complessivo di circa 589 milioni di euro. Secondo la nota diffusa dall’Agenzia delle Entrate, “circa 444 milioni di euro sarebbero ai fini Imu, circa 137 milioni di euro ai fini delle imposte sui redditi (Irpef e “cedolare secca”) e circa 7,5 milioni di euro ai fini dell’imposta di registro sui canoni di locazione”. Fermi tutti, per ora si tratta solo di quattrini virtuali. Il calcolo è stato fatto con metodiche europee, convinti che nell’Ue il contadino meridionale sia ormai incline a comportarsi come quello olandese.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:21