
Riteniamo che sia opportuno premetterlo: tutte le dichiarazioni riportate nelle prossime righe sono state "copiate&incollate" dal sito Repubblica.it. Non vorremmo che, come spesso ormai purtroppo accade, qualcuno (non a caso) ci accusasse di riportare dichiarazioni 'manipolate' da testate a noi vicine e/o amiche. Ciò premesso partiamo da quanto affermato dal Presidente del Consiglio.
Enrico Letta ha fatto sapere che "siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni, rispettiamo l'autonomia e il lavoro della magistratura". Anzi, il premier ha tenuto a precisare che "nel momento in cui presentiamo un piano per l'attrazione degli investimenti, se passasse il messaggio che l'italia è un paese in cui lo stato di diritto non funziona, sarebbe paradossale". Noi (ma non siamo i soli), a differenza del Presidente del Consiglio, riteniamo che l'attuale "sistema-giustizia" necessiti di una riforma sostanziale, che talvolta perseguiti in senso politico singoli soggetti e che alcuni dei suoi appartenenti scambino l'autonomia per eccesso di potere.
Tanto per essere chiari: in questa sede non vogliamo interessarci delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, dei suoi talami e delle di loro ospiti. Ci interessano di più, ad esempio, l'eccessivo numero di detenuti in carcere in attesa di giudizio e che, dalle patrie galere, potrebbero uscire con un'assoluzione, quindi innocenti. Ci interessano di più i tempi di un processo (soprattutto civile, ma anche quello penale non scherza) la cui durata non ha forse simili in Europa e nel mondo. Ci dispiace per Enrico Letta, ma se "democristianamente" sostiene che siamo in uno stato di diritto, che non ci sono persecuzioni, sembra essere sceso testè da Marte su un pianeta a lui sconosciuto.
E se poi ci viene (lo stesso Letta) a raccontare che gli investimenti nel nostro Paese non verrebbero attratti "se passasse il messaggio che l'italia è un paese in cui lo stato di diritto non funziona, sarebbe paradossale", allora viene da rammentare allo stesso gli innumerevoli 'schiaffi' (sotto forma di condanne) da parte dell'Europa incassati dal sistema giudiziario nostrano: il messaggio che da noi "lo stato di diritto non funziona" è passato da un bel pezzo nel resto del Continente e, forse, del mondo: la giustizia italiana è un disastro, punto. Sarebbe forse il caso di non ostinarsi, sempre "democristianamente", a far finta di nulla. Qualche giorno prima delle infelici dichiarazioni del Presidente del Consiglio, qualcuno aveva reso noto (e da che pulpito è pervenuta quella predica...) il proprio pensiero in materia di "uso della giustizia".
Testualmente e sempre dal sito di Repubblica: "Ognuno deve fare la sua parte, anche i politici, anche i giornalisti, ma in questi vent'anni lo sbaglio di noi magistrati è di non aver mai fatto un'autocritica o una riflessione". Ed ancora: "si è verificato ed è inaccettabile che alcune indagini sono servite ad altro". Ecco, al 'distratto' Presidente Letta ci permettiamo di ricordare che le ultime frasi sopra riportate sono da attribuire al pm milanese Ilda Boccassini. Allo stesso premier ci permettiamo altresì di rammentare chi (e come) annientò la Dc, insieme agli altri partiti del cosiddetto 'pentapartito', alla quale egli stesso apparteneva. E ci consentirà, il Presidente, se ci viene amaramente da sorridere quando (sempre "democristianamente") ci vuol convincere che siamo in uno stato di diritto dove non ci sono persecuzioni.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:45