De Benedetti, manda a casa 81 giornalisti

Acque agitate a Repubblica-L’Espresso: 81 giornalisti del quotidiano diretto da Ezio Mauro a casa entro i prossimi due anni. Assemblea generale dei giornalisti del gruppo, sciopero immediato, stato di agitazione per altre 10 giornate di sciopero. Nuovo braccio di ferro tra redattori, poligrafici e i vertici aziendali guidati dal figlio di Carlo De Benedetti, dall’amministratore delegato Monica Mondardini e dal direttore generale.

I conti economici non vanno bene ( servono 30 milioni, di cui 14 dovrebbero arrivare dai tagli ai giornalisti) anche se il quotidiano-partito si piazza al secondo posto per numero di lettori dopo la Gazzetta dello sport ( 3.678.000 contro i 2.835.000) ma davanti al Corriere della sera 2.709.000 secondo gli ultimi dati dell’Audipress. Dati sconfortanti se si tiene conto che le copie globali vendute giornalmente in Italia nel 2012 superano di poco i quattro milioni, quando nel 2000 erano quasi sei milioni.

A Repubblica e Espresso appena il tempo di gioire per la sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori che, ponendo fine alla guerra dei vent’anni, ha fatto affluire nelle casse del gruppo 494 milioni da parte della Fininvest del “ nemico” Berlusconi che ecco la tegola del loro editore, quel Carlo De Benedetti che appena un anno fa aveva dichiarato solennemente in un’intervista fatta in casa “ la creazione di posti di lavoro è la priorità che abbiamo davanti”. Era il settembre 2012 ma le preoccupazioni e le avvisaglie per la tempesta che si stava abbattendo anche sul mega-gruppo (un quotidiano nazionale, 17 locali, un settimanale, una tv, tre radio) erano state espresse da poligrafici e giornalisti. Ora è ufficiale: gran parte della vecchia guardia deve lasciare.

 Anzianità troppo elevata e retribuzioni troppo onerose. Tra i 2.356 dipendenti oltre il 53% ha un’anzianità superiore ai sedici anni e il 47 per cento del personale ha un’età oltre i 47 anni. La casa-famiglia unità intorno a Barbapapà ( Eugenio) non è più unita come una volta e la linea editoriale si ritrova compatta solo nell’antiberlusconismo. “ Il principale asset, è scritto nel sito ufficiale del gruppo, è costituito dalle risorse umane unite in un forte senso di appartenenza che favorisce il perseguimento di risultati coerenti con gli obbietivi”. Ora le risorse umane, secondo il piano presentato al comitato di redazione non sono più considerate da De Benedetti padre e figlio l’elemento in più che contraddistingueva il gruppo.

 A Repubblica e all’Espresso, nei 17 quotidiani locali e nelle radio c’è bisogno di sfoltire il personale. De Benedetti l’editore considerato illuminato e progressista ( tessera n. uno del Pd , 120 milioni ricevuti dai dividendi di Repubblica in 5 anni) fa quello che non fa il “conservatore e populista” Berlusconi che non caccia i dipendenti. “ Irricevibile” è stato considerato il piano di contenimento dei costi e l’ipotesi di proclamare lo stato di crisi ex legge 416 del 1981 dai rappresentanti sindacali che intendono di fendere i posti di lavoro ma anche la qualità del prodotto che verrebbe messo a rischio con l’uscita di 81 firme del giornale. Durante le assemblee sono state criticate le contraddizioni dell’imprenditore Carlo De Benedetti che aveva, di recente, invitato tutti a combattere le sfide del futuro non con gli occhi rivolti al passato.

Strategia cambiata: ora ordina di ridurre i costi, partendo dal personale. Sabato di sciopero a repubblica come sabato scorso al Corriere della sera. Le evoluzioni critiche dell’economia hanno colpito anche il gruppo De Benedetti alle prese con il forte calo degli introiti della pubblicità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48