Se un po' di coraggio incrina i No-Tav

Alla Valle di Susa mancava solo il delirante messaggio lanciato dal carcere al movimento NOTAV dai due esponenti delle “Nuove B.R”- Vincenzo Sisi e Alfredo Davanzo - attraverso la “simpatica consonanza” con le condizioni degli arrestati per le violenze in Valle di Susa a "compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare".

Come se di altra violenza ce ne fosse bisogno. Manca infatti al campionario di violenze solo qualche gambizzato o peggio. Sui loro siti i NOTAV prendono le distanze da queste dichiarazioni facendo però capire che si tratta di azioni “oscure” dei soliti Servizi Segreti perché a loro dire “Non resta come mezzo dunque che la demonizzazione di chi si oppone, usando ogni mezzo, anche il più falso e subdolo per giustificare la costruzione di un cantiere che a quanto ammettono gli stessi costruttori-devastatori costa più in ordine pubblico che in operai e calcestruzzo.” Anche il leader storico NOTAV Alberto Perino prende ufficialmente le distanze dall’appello dei neobrigatisti: “Respingiamo al mittente ogni parola.

Non abbiamo nulla da condividere con questa gente”. Nel frattempo però non arrivano dal Movimento altrettanto nette prese di distanza da quanto accaduto proprio lo scorso sabato 21 settembre a Claudio Martina, uno dei titolari della ditta Martina Service di Susa che si vede recapitare a mano nella buca delle lettere una busta con un proiettile Calibro 44 con annesso un eloquente messaggio: “Il prossimo non arriverà in busta chiusa, è una promessa. Interrompi i lavori, oppure si interromperà la tua vita… “.

La ditta fra le prime a lavorare al cantiere di Chiomonte ha già subito diversi atti vandalici anche incendiari e gli stessi suoi dipendenti sono stati più volte oggetto di minacce. L’ennesima minaccia veniva consegnata proprio nel giorno in cui il Capo della Polizia Alessandro Pansa faceva il suo sopralluogo al cantiere di Chiomonte, lì dove la “talpa”, la odiatissima tunneliera (dai NOTAV) nonostante le azioni degli stessi per impedirne l’arrivo è stata montata e comincerà a scavare questa settimana, La risposta diretta di Pansa al personale delle ditte al lavoro nel cantiere ed agli uomini delle Forze dell’Ordine e dell’Esercito che lo presidiano è stata chiarissima e netta: “Lo Stato c’è.

E tutelerà con ogni mezzo i lavori, il personale e le aziende coinvolte.“ Ma quale sia il vero clima di “democrazia” che si vive a Susa e dintorni, dove di fatto la libertà di espressione se avversa il “pensiero “unico” non è tollerata, lo dimostra per l’ennesima volta – casomai ce ne fosse bisogno- un episodio molto meno cruento e inquietante, ma proprio per questo altrettanto, se non ancor più significativo. In occasione infatti della contemporanea visita in Valle di Susa del Capo della Polizia, un gruppo di residenti ha fatto stampare e poi ha appeso alla cancellata della Caserma della Compagnia Carabinieri uno striscione con la scritta “Susa ringrazia i Carabinieri e tutte Forze di Polizia”.

Correttamente i militari, in applicazione delle norme e dei regolamenti, hanno subito chiesto di rimuoverlo e così lo striscione è stato rimosso e poi riappeso a poche decine di metri di distanza nei pressi dell’incrocio stradale che porta alla caserma stessa. La scritta ha avuto, come era prevedibile, vita breve. Meno di 24 ore. Pochi minuti dopo la sua comparsa le prime “sentinelle” NOTAV sono passate a vedere cosa succedeva, interrogando gli attori del gesto. Nel pomeriggio un noto attivista ha poi provveduto a piazzare, con un gesto classicamente infantile un fuoristrada nero di fronte allo striscione, di modo da coprirlo il più possibile alla vista di chi transitava in Susa.

Come sempre accade poi - durante la notte - le solite mani ignote hanno pensato a completare l’opera, provvedendo con l’immancabile spray rosso a cancellarne il testo e a modificarlo a mano in “Susa ringrazia i NOTAV”. “Non ne possiamo più dell’aria pesante che si respira in Val di Susa – spiega Simona Rotelli, impiegata, una delle donne che ha materialmente esposto lo striscione – chi esprime le proprie opinioni se non è allineato ai NOTAV ha paura. Il clima è già pesante è stato reso inaccettabile dai continui attentati e minacce.

E mentre le Forze dell’Ordine cercano di impedire tutto questo, questi signori che fanno? Raccolgono firme in piazza contro la <>. Noi abbiamo deciso che è giunto il momento di metterci la faccia, di reagire e anche di ringraziare lo Stato e i suoi uomini in divisa per il lavoro che svolgono. E’ il momento di far vedere che non abbiamo timore, perché è l’unico modo perché la violenza ed il terrore non l’abbiano vinta.” Il flash-mob inaspettato a favore delle Forze dell’Ordine ha evidentemente colpito e stupito gli attivisti del Movimento, perché la coraggiosa voce fuori dal coro ha avuto immediata risonanza mediatica sui media nazionali, tv e giornali.

 E’ la prima volta che persone comuni e non amministratori moderati escono allo scoperto e prendono a viso aperto posizione a fianco dello Stato, e dei suoi diretti rappresentanti. Il che ha suscitato reazioni paradossali, al limite del ridicolo, come quando una piccola, ma agguerrita delegazione di attivisti segusini si è recata proprio presso la Caserma dai Carabinieri per chiedere la rimozione dello stendardo, ritenendolo “abusivo e provocatorio”. Motivazioni che poi uno degli stessi militanti NOTAV, Valter Di Cesare, postava su Facebook : “Ognuno può dire e scrivere ciò che vuole, purché non lo faccia a nome di altri e si firmi.

Non è Susa che ringrazia ma solo una parte di essa. Io ad esempio, con tutto il rispetto che porto per i Carabinieri e le altre forze dell'ordine presenti da sempre sul territorio, non ho nulla di cui ringraziare i robocop che vedo in giro per Susa ultimamente. Anzi mi risulta che siano qui per difendere coloro che vogliono distruggere la valle.“ Lui come tanti, troppi altri, dimenticandosi, con l’abituale vuoto di memoria di uno dei principi cardini del concetto di democrazia ben espresso da Tocqueville: “Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche” .

Dimenticandosi quindi di come da anni i NOTAV parlino, anzi gridino, in nome di tutta la Valle di Susa, affiggano – abusivamente - manifesti, espongano - sempre abusivamente - le loro bandiere trenocrociate su ogni palo dell’illuminazione pubblica lungo tutte le strade per una quarantina di kilometri. da Chiomonte ad Avigliana, organizzino happening musicali, somministrino cibi e bevande, erigano baracche e costruzioni di fortuna ribattezzate “presidi”, vendano il loro merchandising senza mai richiedere le prescritte autorizzazioni e/o emettere uno scontrino fiscale, e, tanto più senza certo avere il consenso di chi non la pensa come loro.

Che non sono pochi. Seppur troppo silenziosi. Mariateresa Pettigiani, casalinga di Susa, un’altra di quelle persone del gruppo del ”commando” pro Forze dell’Ordine commenta così la ingloriosa fine dello striscione sorridendo: “Eravamo quasi sicuri che non avrebbe passato indenne la notte. Ormai siamo abituati al loro modo di intendere il rispetto delle opinioni altrui. Ma siamo felici di aver dato un messaggio positivo, un piccolo gesto di solidarietà diretto in particolare ai Carabinieri ospitati in centro a Susa, presso l’Hotel Napoleon; così come ai proprietari dello stesso albergo, contro i quali abbiamo persino assistito ad una assordante manifestazione di assedio in piena notte da parte degli attivisti NOTAV.” E’ un bel segnale della rottura dell’omertà imposta con l’intimidazione. Come sempre ci vogliono dei coraggiosi che facciano il primo passo.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:59